Mi è capitato di rifiutare
un’intervista lo scorso 6 febbraio. C’entrava la mia lettera inviata alla
Soprintendenza Baaas il 15 gennaio, pubblicata il 1° febbraio da MarsicaLive – è bene ripetere che non
sono stato io a mettere a disposizione il testo –, attribuita al Comitato
mobilità sostenibile marsicana. Ho chiarito come stavano le cose – ho sbagliato
probabilmente a negarmi.
È spuntata la stessa
questione il giorno seguente. Mi trovavo al Comune per un incontro riguardante
lo spostamento del mercato settimanale – ero lì per conto del Comitato mobilità
sostenibile marsicana. Ho ripetuto, come mi è più volte capitato nelle ultime
settimane, che si è trattato di una mia iniziativa e che non avevo intenzione
di parlarne, proprio lì. Girava
ancora un’informazione fuorviante, nonostante le mie smentite e le precisazioni
dei giorni precedenti. (A proposito: si è saputo qualcosa in giro su quella
riunione?).
Il mio comportamento è
quello generale, comunissimo tra le persone: chiedi giustizia a qualcuno e
accetti il verdetto, in silenzio. È diverso nel mondo politico. Un tipo minaccia
una querela in un’occasione pubblica, la annuncia su Facebook, egli ne comunica
notizia alla presentazione, fa conoscere l’iter alla stampa e se non gli sta
bene come finisce, incolpa il giudice politicizzato – sempre sui mass media. È stato questo in fondo il
primo passo nel caso che mi ha visto infilare nel tritacarne mediatico: sono
stato trattato, con altri, come se fossi un attore in una normale contesa
politica e non una persona come tante, impegnata nell’ambientalismo da più di
quarant’anni. Di là della maniera arbitraria nel sistemare un comune cittadino
in uno schieramento politico anziché in un altro, io chiedo: quali erano le fazioni in lotta nella vicenda del mercato degli ambulanti a febbraio 2020? Risposta: nessuna, perché già nella primavera
2019, l’amministrazione De Angelis aveva deciso di far tornare il mercato
settimanale nel Quadrilatero. I consiglieri comunali, gli assessori della
passata Amministrazione erano perciò tutti
d’accordo su quel punto – è ridicolo cantar vittoria da parte di qualcuno.
Vi è di più. Ricordo bene
l’inizio della vicenda. Furono danneggiate cinque
automobili di figure legate all’amministrazione De Angelis; Leonardo
Casciere (assessore alla Sicurezza) parlò di «metodo mafioso per imporre il proprio volere ad ogni costo», 25
settembre 2018. Rammento anche il clima che ha preceduto il famoso incontro al
Comune con gli ambulanti – l’anno passato – perché mi trovavo lì, impegnato
nell’organizzazione della Giornata nazionale della bicicletta 2019. Mai vista
tanta gente e tante forze dell’ordine in quell’edificio; era palpabile la
tensione, senza dubbio. Dopo aver raccontato anche tutto questo su una testata
giornalistica, più di uno dà in pasto a una pubblica opinione, ancora molto
polarizzata, un cittadino come tanti ma
senz’altro meno «coperto» rispetto ad altre figure.
La
vicenda, letta sugli organi d’informazione locale, è intrisa d’ipocrisia.
Scorrendo il pezzo Mercato del sabato – Avezzano paralizzata
per 500 euro lordi e «spese e cocci sono tuoi» – in Site, 7 febbraio 2020 –,
ho letto di disagi di chi risiede nei luoghi dei mercati settimanali. Io avevo
già scritto: «Ricordo gente infastidita per il mercato settimanale
quando si svolgeva lungo viale G. Mazzini, poi – fino a qualche settimana fa –
intorno a piazza A. Torlonia e dire che alle 15, era già tutto pulito – almeno
la sede stradale», 27 ottobre 2018. Riprendendolo in seguito, aggiungevo: «Nei
giorni seguenti, più di qualcuno residente nella zona di via G. Garibaldi
(sud), si è rallegrato per lo scampato pericolo dovuto al mancato spostamento
del mercato settimanale, proprio dalle sue parti. […] La questione in realtà è
abbastanza semplice: moltissimi, (quasi) tutti vogliono il mercato del
sabato ma nessuno, preferisce tenerlo sotto casa», 5 novembre 2018. È il
segreto di Pulcinella, il disagio dei residenti nei giorni di mercato. (Ho
anche messo in giro a proposito del restyling
in piazza del Mercato che «la realtà era più varia della rappresentazione che è
stata proposta da diversi soggetti: si sono registrati favorevoli, contrari e
indifferenti, come sempre succede nella vita sociale», in Disvelamenti, 2019).
Il nostro giardino pubblico
(ottocentesco) appare non di rado negli oltre duemila post che ho pubblicato
tra il 2006 e lo scorso gennaio, nelle mie ventitré pubblicazioni dedicate ad
Avezzano. «Nel giorno di mercato (sabato) più di uno andava a pisciare a pochi
metri di distanza in piazza A. Torlonia (chi, non importa) e qualche altro
abbandonava cartacce, scatole e buste di plastica (chi, non importa), che
restavano in quel posto fino al lunedì. Era agevole ripulire bene e in poco
tempo la zona asfaltata una volta
ripartiti gli ambulanti, mentre era difficoltoso per i mezzi meccanici e gli
operai trovare e recuperare i rifiuti sparsi nei prati, dietro le siepi
e sotto gli alberi. […] È opportuno
perciò sistemare il mercato del sabato ovunque, tranne che intorno ai
giardini pubblici, in questi giorni di restauro più di ieri – in stato
d’abbandono da decenni», 3 ottobre 2018. Anche questo: «Negli ultimi quattro
cinque anni, ho visto più volte qualche accompagnatore di cane che lo lasciava
pisciare tranquillamente dopo averlo fatto montare su una panchina di marmo;
non ci penserei perciò minimamente a sedere su un tale arredo dopo due o tre
giorni dall’ultima pioggia. Mi sono un po’ scandalizzato nel vedere un buzzurro
far entrare il proprio cane dentro la fontana monumentale, ma solo la prima
volta – una decina d’anni fa», 26 ottobre 2018. (Non lo lessero i canari né soprattutto le canare, per mia fortuna).
Contro chi ero schierato
quando pubblicavo «Nominando questo posto Giardini Alessandro Raffaele Torlonia
o più modestamente Villa comunale, tali denominazioni avrebbero richiamato un
elemento come il recinto: abbiamo dopotutto una situazione simile a Castello
Orsini. I giardini pubblici in Italia sono generalmente tenuti aperti dalla
mattina al tramonto» (Beth, 2018, p.
8)? È facile dire De Angelis per via della data di edizione; poi più avanti scrivo
che è, invece, materiale risalente all’estate 2016... Con chi io mi sono
schierato – insieme a centinaia di altre persone – quando affermavo che piazza
A. Torlonia è stata abbandonata per trent’anni? Con chi altro, quando nella penultima
pubblicazione sulla mia città mi dilungo, forse troppo, a descrivere l’attuale
stato dell’edificio adibito a ufficio postale poco dopo il terremoto del 1915?
(Per capirsi, via Mazzarino).
Ho
insistito con diverse persone, a proposito della mia lettera, di essere solo
uno dei 42mila residenti. Io sono dei 42391
anche il primo che ha scritto questo, «Sul lato sud del castello si nota un
foro per l’areazione dei camerini ricavati durante il restauro, negli anni
Novanta. È preferibile spiegare meglio: ad Avezzano è stata bucata una cinta
muraria probabilmente progettata da un importante architetto militare, in una
delle costruzioni più antiche. (Ignoranza, superbia da parte di più di un
soggetto)», in Scantonamenti,
attraversamenti, 2019, p. 46. Se ne
vergogneranno mai gli avezzanesi? (È una domanda retorica, ça va sans dire).
Torno al citato pezzo dello
scorso 7 febbraio; spunta questo dato
– non un’emozione o un sentimento: «112
ambulanti (di cui almeno il 60% non sono di Avezzano)». Nel senso che il
commissario prefettizio – ergo: gli
avezzanesi – ha acconsentito a tutti i «desiderata» di gente proveniente da
fuori. Io però non ci trovo nessuno scandalo, è stato sempre così a mia memoria
– di là di G. M. Nieddu (Democrazia Cristiana). In poco più di un anno, gli
avezzanesi andati a votare per le Regionali hanno eletto uno che è stato
paracadutato da Roma e hanno
accettato i diktat di alcune decine
di ambulanti forestieri. Non è
finita. Il candidato sindaco dell’alleanza politica che ha i numeri per vincere
piuttosto agevolmente le prossime Amministrative al primo turno, sarà scelto –
per l’aria che tira – ugualmente da
fuori. (Il siluramento di Gabriele De Angelis da parte degli «aquilani»
faceva in realtà parte del pacchetto).
Mi sono accorto in
quest’occasione che avrei problemi a far passare – di questi tempi, con il
clima che è stato fabbricato – il mio pensiero presso le testate giornalistiche
locali: va alla grande l’ambientalismo che parla del fiorellino in cima al
monte Salviano o dell’uccellino che canta sul Velino, guai però a parlare della
fabbrica che scarica abusivamente in un canale o dell’inquinamento nel centro
dovuto agli scarichi delle automobili perché è facile passare per quello che
vuole mettere sul lastrico decine di famiglie. (Per non parlare degli spazi
pubblici…).
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