giovedì 13 febbraio 2020

Magazzino 2

Mi è capitato di rifiutare un’intervista lo scorso 6 febbraio. C’entrava la mia lettera inviata alla Soprintendenza Baaas il 15 gennaio, pubblicata il 1° febbraio da MarsicaLive – è bene ripetere che non sono stato io a mettere a disposizione il testo –, attribuita al Comitato mobilità sostenibile marsicana. Ho chiarito come stavano le cose – ho sbagliato probabilmente a negarmi.
È spuntata la stessa questione il giorno seguente. Mi trovavo al Comune per un incontro riguardante lo spostamento del mercato settimanale – ero lì per conto del Comitato mobilità sostenibile marsicana. Ho ripetuto, come mi è più volte capitato nelle ultime settimane, che si è trattato di una mia iniziativa e che non avevo intenzione di parlarne, proprio lì. Girava ancora un’informazione fuorviante, nonostante le mie smentite e le precisazioni dei giorni precedenti. (A proposito: si è saputo qualcosa in giro su quella riunione?).
Il mio comportamento è quello generale, comunissimo tra le persone: chiedi giustizia a qualcuno e accetti il verdetto, in silenzio. È diverso nel mondo politico. Un tipo minaccia una querela in un’occasione pubblica, la annuncia su Facebook, egli ne comunica notizia alla presentazione, fa conoscere l’iter alla stampa e se non gli sta bene come finisce, incolpa il giudice politicizzato – sempre sui mass media. È stato questo in fondo il primo passo nel caso che mi ha visto infilare nel tritacarne mediatico: sono stato trattato, con altri, come se fossi un attore in una normale contesa politica e non una persona come tante, impegnata nell’ambientalismo da più di quarant’anni. Di là della maniera arbitraria nel sistemare un comune cittadino in uno schieramento politico anziché in un altro, io chiedo: quali erano le fazioni in lotta nella vicenda del mercato degli ambulanti a febbraio 2020? Risposta: nessuna, perché già nella primavera 2019, l’amministrazione De Angelis aveva deciso di far tornare il mercato settimanale nel Quadrilatero. I consiglieri comunali, gli assessori della passata Amministrazione erano perciò tutti d’accordo su quel punto – è ridicolo cantar vittoria da parte di qualcuno.
Vi è di più. Ricordo bene l’inizio della vicenda. Furono danneggiate cinque automobili di figure legate all’amministrazione De Angelis; Leonardo Casciere (assessore alla Sicurezza) parlò di «metodo mafioso per imporre il proprio volere ad ogni costo», 25 settembre 2018. Rammento anche il clima che ha preceduto il famoso incontro al Comune con gli ambulanti – l’anno passato – perché mi trovavo lì, impegnato nell’organizzazione della Giornata nazionale della bicicletta 2019. Mai vista tanta gente e tante forze dell’ordine in quell’edificio; era palpabile la tensione, senza dubbio. Dopo aver raccontato anche tutto questo su una testata giornalistica, più di uno dà in pasto a una pubblica opinione, ancora molto polarizzata, un cittadino come tanti ma senz’altro meno «coperto» rispetto ad altre figure.
La vicenda, letta sugli organi d’informazione locale, è intrisa d’ipocrisia. Scorrendo il pezzo Mercato del sabato – Avezzano paralizzata per 500 euro lordi e «spese e cocci sono tuoi» – in Site, 7 febbraio 2020 –, ho letto di disagi di chi risiede nei luoghi dei mercati settimanali. Io avevo già scritto: «Ricordo gente infastidita per il mercato settimanale quando si svolgeva lungo viale G. Mazzini, poi – fino a qualche settimana fa – intorno a piazza A. Torlonia e dire che alle 15, era già tutto pulito – almeno la sede stradale», 27 ottobre 2018. Riprendendolo in seguito, aggiungevo: «Nei giorni seguenti, più di qualcuno residente nella zona di via G. Garibaldi (sud), si è rallegrato per lo scampato pericolo dovuto al mancato spostamento del mercato settimanale, proprio dalle sue parti. […] La questione in realtà è abbastanza semplice: moltissimi, (quasi) tutti vogliono il mercato del sabato ma nessuno, preferisce tenerlo sotto casa», 5 novembre 2018. È il segreto di Pulcinella, il disagio dei residenti nei giorni di mercato. (Ho anche messo in giro a proposito del restyling in piazza del Mercato che «la realtà era più varia della rappresentazione che è stata proposta da diversi soggetti: si sono registrati favorevoli, contrari e indifferenti, come sempre succede nella vita sociale», in Disvelamenti, 2019).
Il nostro giardino pubblico (ottocentesco) appare non di rado negli oltre duemila post che ho pubblicato tra il 2006 e lo scorso gennaio, nelle mie ventitré pubblicazioni dedicate ad Avezzano. «Nel giorno di mercato (sabato) più di uno andava a pisciare a pochi metri di distanza in piazza A. Torlonia (chi, non importa) e qualche altro abbandonava cartacce, scatole e buste di plastica (chi, non importa), che restavano in quel posto fino al lunedì. Era agevole ripulire bene e in poco tempo la zona asfaltata una volta ripartiti gli ambulanti, mentre era difficoltoso per i mezzi meccanici e gli operai trovare e recuperare i rifiuti sparsi nei prati, dietro le siepi e sotto gli alberi. […] È opportuno perciò sistemare il mercato del sabato ovunque, tranne che intorno ai giardini pubblici, in questi giorni di restauro più di ieri – in stato d’abbandono da decenni», 3 ottobre 2018. Anche questo: «Negli ultimi quattro cinque anni, ho visto più volte qualche accompagnatore di cane che lo lasciava pisciare tranquillamente dopo averlo fatto montare su una panchina di marmo; non ci penserei perciò minimamente a sedere su un tale arredo dopo due o tre giorni dall’ultima pioggia. Mi sono un po’ scandalizzato nel vedere un buzzurro far entrare il proprio cane dentro la fontana monumentale, ma solo la prima volta – una decina d’anni fa», 26 ottobre 2018. (Non lo lessero i canari né soprattutto le canare, per mia fortuna).
Contro chi ero schierato quando pubblicavo «Nominando questo posto Giardini Alessandro Raffaele Torlonia o più modestamente Villa comunale, tali denominazioni avrebbero richiamato un elemento come il recinto: abbiamo dopotutto una situazione simile a Castello Orsini. I giardini pubblici in Italia sono generalmente tenuti aperti dalla mattina al tramonto» (Beth, 2018, p. 8)? È facile dire De Angelis per via della data di edizione; poi più avanti scrivo che è, invece, materiale risalente all’estate 2016... Con chi io mi sono schierato – insieme a centinaia di altre persone – quando affermavo che piazza A. Torlonia è stata abbandonata per trent’anni? Con chi altro, quando nella penultima pubblicazione sulla mia città mi dilungo, forse troppo, a descrivere l’attuale stato dell’edificio adibito a ufficio postale poco dopo il terremoto del 1915? (Per capirsi, via Mazzarino).
Ho insistito con diverse persone, a proposito della mia lettera, di essere solo uno dei 42mila residenti. Io sono dei 42391 anche il primo che ha scritto questo, «Sul lato sud del castello si nota un foro per l’areazione dei camerini ricavati durante il restauro, negli anni Novanta. È preferibile spiegare meglio: ad Avezzano è stata bucata una cinta muraria probabilmente progettata da un importante architetto militare, in una delle costruzioni più antiche. (Ignoranza, superbia da parte di più di un soggetto)», in Scantonamenti, attraversamenti, 2019, p. 46. Se ne vergogneranno mai gli avezzanesi? (È una domanda retorica, ça va sans dire).
Torno al citato pezzo dello scorso 7 febbraio; spunta questo dato – non un’emozione o un sentimento: «112 ambulanti (di cui almeno il 60% non sono di Avezzano)». Nel senso che il commissario prefettizio – ergo: gli avezzanesi – ha acconsentito a tutti i «desiderata» di gente proveniente da fuori. Io però non ci trovo nessuno scandalo, è stato sempre così a mia memoria – di là di G. M. Nieddu (Democrazia Cristiana). In poco più di un anno, gli avezzanesi andati a votare per le Regionali hanno eletto uno che è stato paracadutato da Roma e hanno accettato i diktat di alcune decine di ambulanti forestieri. Non è finita. Il candidato sindaco dell’alleanza politica che ha i numeri per vincere piuttosto agevolmente le prossime Amministrative al primo turno, sarà scelto – per l’aria che tira – ugualmente da fuori. (Il siluramento di Gabriele De Angelis da parte degli «aquilani» faceva in realtà parte del pacchetto).

Mi sono accorto in quest’occasione che avrei problemi a far passare – di questi tempi, con il clima che è stato fabbricato – il mio pensiero presso le testate giornalistiche locali: va alla grande l’ambientalismo che parla del fiorellino in cima al monte Salviano o dell’uccellino che canta sul Velino, guai però a parlare della fabbrica che scarica abusivamente in un canale o dell’inquinamento nel centro dovuto agli scarichi delle automobili perché è facile passare per quello che vuole mettere sul lastrico decine di famiglie. (Per non parlare degli spazi pubblici…).

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