Non ho voluto innescare
polemiche, ho però notato negli ultimi anni una perniciosa tendenza (di tipo epocalista) per cui tutto ciò che è
avvenuto sul Pianeta – da ore, giorni, settimane, mesi o anni –, non merita la
minima considerazione perché inutilizzabile.
C’è chi in questo momento
gioca al «chi c’è-chi non c’è» tra gli artisti marsicani partecipanti a Marsica
Jazz. A me interessa ricordare che il jazz non è un’invenzione dell’anno scorso
dalle nostre parti – i «numerosi jazzisti della Capitale», in aggiunta «dagli
anni Cinquanta». È bene rammentare il tempo in cui gli artisti non erano
invitati solo per suonare un paio d’ore e tutto ciò che avveniva in occasioni
del genere. Non era questione di ascoltare la musica; ha lasciato una traccia
gente del genere e ha poco senso far finta di niente. Servirebbe a moltissimi
da noi, almeno per capire che cos’è un festival e ciò che invece non lo è.
(Una precisazione a
proposito dell’ultima volta di Claudio Corvini – vedi post precedente). Il
trombettista ha messo i piedi da queste parti – l’ultima volta –, nel maggio
2013 (L’osteria di Corrado).
Appena ho inviato l’ultimo
post, ho saputo della morte di Giorgio Gaslini: un riferimento per la mia
generazione.