È stata rapida la risposta
della diocesi, attraverso un comunicato di Migrantes. L’ha tenuto (di spalla)
per qualche ora MarsicaLive (Accoglienza dei profughi nelle strutture marsicane
e l’attività del servizio [M]igrantes, 16 c.m. – non aggiungo perciò il
link) mentre io l’ho pubblicato integralmente:
È precisato che si tratta
di «12 nigeriani»; la diocesi non ha inoltre stipulato alcun contratto d’affitto: «non affittiamo
nulla». Non si tratta di gente che si unisce a un altro folto gruppo di
profughi: «A causa del terremoto che, nel 2009, ha sconvolto il nostro
capoluogo e gran parte del suo territorio, la Prefettura dell’Aquila è stata
esclusa dall’accoglienza dei migranti». Basta così, per il momento.
Mi ha però fatto sbroccare –
sul pesante – questo pezzo:
In realtà esso è la
versione extended del pezzo Alloggi parrocchiali ai migranti: ennesima
umiliazione verso gli italiani, tenuto in rete solo per poche ore. C’è una
tirata moralistica – anche qui – da segnalare: «Una decisione che trova la sua
giustificazione nella decadenza di una chiesa moderna, oramai svilita di ogni
funzione tradizionale ed aperta ad un multiculturalismo ed ecumenismo
devastante». (Non si capisce a chi è rivolta e ci si è anche dimenticati – Noblesse oblige – di aggiungere come
provvedere). Sarebbe anche simpatico conoscere – da parte mia, naturalmente –
da dove sortiscono le informazioni per scrivere: «la Marsica risulta, dati alla
mano, una zona economicamente depressa, dove
i suicidi per insolvenza bancaria, per disoccupazione o sfratto sono in aumento».
(È mio il corsivo).
Lo striscione è stato affisso
in un posto sbagliato: anziché appenderlo a Sante Marie o al massimo sugli spaziosi muri esterni o interni della
diocesi (Avezzano) per farlo meglio
leggere all’interessato, la scritta si è ritrovata invece sotto il palco in
piazza Risorgimento, la Piazza, un simbolo della città. (Cfr.: N. Moretti, Ecce bombo, 1978).
Ho scritto di recente, a
proposito dei Torlonia: «C’è chi si scandalizza circa i divieti
dell’Amministrazione nei confini del fondo: esistevano allora – anche oggi –
altri luoghi (allevamento, bosco, bottega, campo, capanna, casa, fabbrica,
magazzino, officina, orto, ovile, palazzo, stamberga, tenuta) in cui si poteva
accedere liberamente, senza l’assenso del proprietario?» – in «AvezzanoBlu2» 1
giugno 2015. Un partito politico, un’associazione, un comitato estemporaneo ha
tutto il diritto di manifestare contro un utilizzo che ritiene pericoloso o sbagliato
di un bene pubblico (scuola, ospedale,
impianto sportivo comunale, caserma, rudere o area archeologica, parco naturale,
ufficio, piazza, teatro, eccetera): nel nostro caso c’è in ballo invece, un fabbricato
privato. A farla breve: ognuno – almeno
in Occidente –, è libero di ospitare chi vuole dentro la propria abitazione.
Forza Nuova non ha perciò titolo per apostrofare su tale
argomento il vescovo Pietro Santoro. (2/4)