giovedì 30 luglio 2015

Divertissement


Se n’è discusso nelle scorse settimane, ma è rimasta lettera morta. Ancora una volta. Si tratta di sloggiare le prostitute dalla zona dove esercitano da almeno una ventina d’anni; se ne parla, da qualche tempo. Non ho idea se è la classica polemica estiva o se c’è qualcosa di più sostanzioso dietro.
È semplice in realtà: si controlla minuziosamente la strada in questione per una settimana e il gioco è fatto. Si tratterebbe di un nuovo allontanamento; il primo interessò piazza G. Matteotti, proprio sul bordo del Quadrilatero – anche i successivi tentativi di «riconquistare» via del Montello o almeno, via Monte Nero. La città è cresciuta, s’è «allargata», dopotutto. Domanda: dove andranno?
Mi fermo per almeno un paio di settimane visto che sono indietro con il censimento degli alberi tagliati e non ripiantati dal Comune. Ci si risente dopo Ferragosto, salvo complicazioni.

domenica 26 luglio 2015

E poi?


Com’è andata a finire? (La notizia: una dozzina di profughi, ospitata temporaneamente a Sante Marie). Niente di rilevante visto che nessuno s’è rallegrato né s’è adirato – stando ai mezzi d’informazione. Poteva succedere qualcosa di diverso? Penso di no, secondo quello che io spiego nei post precedenti.
C’è dell’altro. Eventuali contestazioni non avrebbero sortito nulla: ci mancherebbe che i destini della politica abruzzese incrociassero un paese dell’interno che conta nemmeno 1200 residenti.

giovedì 23 luglio 2015

wild at heart #4


(Per terminare la serie). L’orizzonte di tale vicenda è facilmente sintetizzabile nel testo dello striscione: «per il vescovo prima i clandestini, per Forza Nuova prima gli italiani» e «La disparità di trattamento fra italiani e stranieri è un’umiliazione», 18 luglio 2015. (La semplificazione tra diversi tipi di straniero è a dir poco riduttiva).
Io invece ho distinto il luogo fisico che ospita i migranti – di proprietà della Chiesa – dalle spese che lo Stato, l’Ue o altri destinano al mantenimento degli stessi. (Ognuno è libero di denunciare l’uso improprio o disinvolto di tali fondi, ça va sans dire).
Io però contesto anche la presunta «disparità di trattamento fra italiani e stranieri». «Creare» in Italia – per un italiano – un (nel senso: 1) nuovo posto di lavoro nel settore industriale costa al nostro Stato qualche zero in più che per mantenere un migrante durante un periodo di sette-otto mesi – perché i profughi sono di passaggio, generalmente. Non a caso: «dei primi 18 ragazzi ospitati nella nostra Diocesi (dal marzo 2014 a ieri [14 luglio 2015]) otto hanno già fissata la data dell’audizione; a due è stato già riconosciuto il diritto alla protezione internazionale; due hanno già lasciato l’Italia». (La cassa integrazione?).
La diocesi mette a disposizione per qualche tempo una quota del suo patrimonio immobiliare in favore di persone di passaggio o in via di sistemazione in Italia e c’è chi contesta tutto ciò: dovrebbero usufruirne quelli del posto, a loro dire. Chi si lamenta è sicuro che una famiglia italiana (rimasta) senza casa trascorra essa felicemente, un periodo – o a tempo indeterminato – dentro la canonica di un paesino posto a 850 metri? (Vale lo stesso discorso per il lavoro nei campi, evitato dai connazionali perché troppo pesante e scarsamente remunerato ma che invece attrae gli stranieri. L’inutile slogan «prima gli italiani» – applicata al comparto agricolo – avrebbe prodotto terre incolte o nel migliore dei casi, la situazione attuale. A dirla tutta: ‘I saw cotton | and I saw black, | Tall white mansions | and little shacks. | Southern Man, | when will you | pay them back?’, Neil Young 1970. Un consiglio: leggere Jared Diamond per rendersi conto delle trappole che abbiamo costruito – meticolosamente – contro noi stessi).
Ho l’impressione che invertendo a caso l’ordine cronologico di alcuni dei pezzi citati – dal 15 al 18 luglio –, il panorama narrativo sia identico.
Il vescovo intanto prosegue nel suo silenzio sulla vicenda. (E fa bene, di fronte ad amenità del tipo: «arriva l’ennesima conferma del razzismo non apertamente dichiarato da parte della chiesa verso gli italiani»).
all because his face was brown’. (4/4)

mercoledì 22 luglio 2015

wild at heart #3


È seguito un intervento di Gino Milano non proprio puntuale come il comunicato Migrantes; la versione integrale si trova su AvezzanoInforma Sono da leggere anche i commenti:
Mi sfugge pure il senso di una lettera di Lorenzo Berardinetti (sindaco di Sante Marie e consigliere regionale) sul Centro (cartaceo, 18 luglio 2015), in cui ricorda di essere stato tenuto all’oscuro della vicenda fino all’ultimo momento. Mi sembra per lo meno strano che, un simile personaggio debba rivolgersi alla rubrica delle lettere al direttore per far conoscere dei fatti – rilevanti o no, non importa – che riguardano il proprio comune, per farsi ascoltare. (Tra l’altro: chi legge le lettere al direttore?). E le testate telematiche locali che pubblicano di tutto senza problemi di spazio e di tempo? (Era tutto fuori dalla mia portata e ho perciò pensato, a un titolo lynchiano).
È poi toccata al parroco d’Antrosano, il 19 luglio. Era da «stare sul pezzo» anche in questo caso smontando, da uomo di Chiesa, la macchina narrativa di chi argomenta in modo approssimativo, ma come se fosse un vescovo o un cardinale:
(Fuori luogo e scontati i commenti anche a questo intervento).
R.A.S. sull’apertura del Messaggero Avezzano-Sulmona (cartaceo), domenica scorsa.
Vengo infine a me. La novità preoccupante che si trova dietro alle contestazioni di Quinto di Treviso (TV) e a Casale San Nicola (RM) consiste nel non prendersela solo con i migranti ma anche con gli italiani che entrano a contatto con loro (prefetti, polizia, sacerdoti, volontari eccetera). Tutti capri espiatori da immolare in una crisi – non solo economica ma anche di prospettiva – che non si è ancora capita, cui non si sa rispondere adeguatamente. Bersagli sbagliati. In tal modo si distrugge la convivenza e tutto ciò è almeno insano.
Non ho mai impiegato un secondo per questo genere di attività, né ho intenzione di farlo in futuro, ma trovo insopportabile la banalizzazione dell’opera dei volontari da parte d’alcuni giornalisti. È stata ricordata nel comunicato di Migrantes la consistenza della propria attività: «mediazione culturale e linguistica, scuola d’italiano, scuola di educazione civica e normativa concernente l’immigrazione; orientamento ai servizi del territorio, assistenza legale finalizzata alla formalizzazione della richiesta di protezione internazionale, sostegno e assistenza psicologica, alfabetizzazione informatica, accompagnamento nella strutturazione delle dinamiche personali e di comunità»; manca un’altra cosa importantissima secondo me. Si tratta di una sorta di lavoro ombra da parte di chi opera in un tale ambiente: un volontario non svolge solo la sua lezione e poi va via o serve una ventina di pasti e torna immediatamente alle sue faccende. (C’è spesso qualcuno che ti chiede un’informazione, un piacere, un po’ di compagnia).
(Glisso sulla Mensa San Lorenzo e i suoi frequentatori, un esempio poco noto di come si sia passato, da una struttura che serviva essenzialmente gli extra-comunitari a un’altra, affollata da italiani. Chissà se a mezzogiorno servono: «Prima gli italiani»). (3/4)

martedì 21 luglio 2015

wild at heart #2


È stata rapida la risposta della diocesi, attraverso un comunicato di Migrantes. L’ha tenuto (di spalla) per qualche ora MarsicaLive (Accoglienza dei profughi nelle strutture marsicane e l’attività del servizio [M]igrantes, 16 c.m. – non aggiungo perciò il link) mentre io l’ho pubblicato integralmente:
È precisato che si tratta di «12 nigeriani»; la diocesi non ha inoltre stipulato alcun contratto d’affitto: «non affittiamo nulla». Non si tratta di gente che si unisce a un altro folto gruppo di profughi: «A causa del terremoto che, nel 2009, ha sconvolto il nostro capoluogo e gran parte del suo territorio, la Prefettura dell’Aquila è stata esclusa dall’accoglienza dei migranti». Basta così, per il momento.
Mi ha però fatto sbroccare – sul pesante – questo pezzo:
In realtà esso è la versione extended del pezzo Alloggi parrocchiali ai migranti: ennesima umiliazione verso gli italiani, tenuto in rete solo per poche ore. C’è una tirata moralistica – anche qui – da segnalare: «Una decisione che trova la sua giustificazione nella decadenza di una chiesa moderna, oramai svilita di ogni funzione tradizionale ed aperta ad un multiculturalismo ed ecumenismo devastante». (Non si capisce a chi è rivolta e ci si è anche dimenticati – Noblesse oblige – di aggiungere come provvedere). Sarebbe anche simpatico conoscere – da parte mia, naturalmente – da dove sortiscono le informazioni per scrivere: «la Marsica risulta, dati alla mano, una zona economicamente depressa, dove i suicidi per insolvenza bancaria, per disoccupazione o sfratto sono in aumento». (È mio il corsivo).
Lo striscione è stato affisso in un posto sbagliato: anziché appenderlo a Sante Marie o al massimo sugli spaziosi muri esterni o interni della diocesi (Avezzano) per farlo meglio leggere all’interessato, la scritta si è ritrovata invece sotto il palco in piazza Risorgimento, la Piazza, un simbolo della città. (Cfr.: N. Moretti, Ecce bombo, 1978).
Ho scritto di recente, a proposito dei Torlonia: «C’è chi si scandalizza circa i divieti dell’Amministrazione nei confini del fondo: esistevano allora – anche oggi – altri luoghi (allevamento, bosco, bottega, campo, capanna, casa, fabbrica, magazzino, officina, orto, ovile, palazzo, stamberga, tenuta) in cui si poteva accedere liberamente, senza l’assenso del proprietario?» – in «AvezzanoBlu2» 1 giugno 2015. Un partito politico, un’associazione, un comitato estemporaneo ha tutto il diritto di manifestare contro un utilizzo che ritiene pericoloso o sbagliato di un bene pubblico (scuola, ospedale, impianto sportivo comunale, caserma, rudere o area archeologica, parco naturale, ufficio, piazza, teatro, eccetera): nel nostro caso c’è in ballo invece, un fabbricato privato. A farla breve: ognuno – almeno in Occidente –, è libero di ospitare chi vuole dentro la propria abitazione. Forza Nuova non ha perciò titolo per apostrofare su tale argomento il vescovo Pietro Santoro. (2/4)