mercoledì 29 aprile 2015

Non, je ne regrette rien


Riprendo la vicenda PowerCrop di cui ho scritto a cavallo tra marzo e aprile – «La mia domanda è così riassumibile: è stato fatto il massimo – di là della sua qualità – che ci si poteva concedere? («disporsi a vincere»)».
È bene provarle tutte per impedire un impianto del genere nel Fucino e anche per stare in pace con la propria coscienza, che si vinca o che si perda. Da soli o (bene, male) accompagnati.
Ve lo consiglio caldamente, è appena uscito:
È un buon inizio.

domenica 26 aprile 2015

giovedì 23 aprile 2015

Quattro chiacchiere


Mi è capitato di chiacchierare con un paio di politici locali sullo slogan: «Valorizzare le eccellenze locali». Lo ripetono loro generalmente, a differenza di chi li ascolta; loro che possono agire in tal senso. (Che cosa ne penso io).
Si «valorizzano le eccellenze locali» di qualche comparto quando conviene politicamente e/o anche, elettoralmente.
In genere si favorisce un amico o un portatore di voti. Ti serve – nel senso: a te politico – uno che organizza uno spettacolo, un concerto, una mostra e tu chiami un conoscente o uno che ti vota, più di qualcuno addentrato e con esperienze nel settore.
C’è bisogno di uno che porta – ancora – uno spettacolo, un concerto e il politico pur avendo uno bravo a portata di mano, lui preferisce chiamare uno di fuori migliore del compaesano. (Il compaesano non protesterà di sicuro, perché onesto oltre che competente).
Come si merita l’etichetta dell’eccellenza, dalle nostre parti? In mancanza di capacità critiche (singole, collettive), si ripiega sul curriculum (vero, fasullo) di una persona e sul successo riportato in campo nazionale – dove regna come da noi il servilismo, il clientelismo.
(Ai miei tempi si diceva di qualcuno che s’incontrava al lavoro: «Quello la domenica fa i quadri». Oggi il passatempo ha la preminenza sull’attività lavorativa e remunerativa).
Buona Liberazione!

domenica 19 aprile 2015

CancellAzioni


Ho notato, in giro per il centro con un amico – domenica scorsa –, diversi volantini attaccati con cura, calma (quattro punti di colla) e sistematicità; in essi si commemorava il cinquantesimo dalla scomparsa di Franco Caiola, «anarchico e pubblicista abruzzese». (Mai sentito nominare prima d’allora). Il testo auspicava che: «la sua memoria trovi anche un adeguato riconoscimento presso l’[Amministrazione] cittadina». Il suo luogo di nascita (Paterno) rientra da decenni nel territorio d’Avezzano.
Come un adolescente dei nostri giorni e con una sorta di atteggiamento scaramantico, mi sono rivolto a Wikipedia certo di non trovar nulla. È invece spuntata fuori un’inaspettata voce a lui dedicata.
Si tratta di un conterraneo del secolo scorso (1888-1965), ma la cosa più importante è questa, almeno ai miei occhi: «Lo scrittore Mario Pomilio [Orsogna 1921-Napoli 1990], suo genero (avendo sposato Dora, una delle sue figlie), progetterà fin del ’58-’59 un racconto lungo ispirato alla sua figura; il progetto, il cui titolo provvisorio era L’anarchico, per anni tenterà lo scrittore anche in prospettiva di romanzo (da far seguire a La compromissione, 1965, romanzo cruciale in quel periodo della narrativa italiana)». (Il grassetto è mio. È il caso di dire: quando si comincia a cancellare, si sa, dove si comincia, ma s’ignora, dove si finisce).

giovedì 16 aprile 2015

Ieri sera


(‘subito | via di qua’).
Nel «volantino» della mostra in corso ho definito More Cage(s) un «congedo», l’ultima mia esposizione personale.
Alla mia prima mostra (1991), mi fu chiesto senza fronzoli: «Chi hai dietro?», nel senso di qualche politico, artista (pittore, scultore, poeta), critico d’arte o altro che mi spingesse dentro l’establishment artistico. Alla mia risposta negativa fu pronosticato: «Non vai da nessuna parte, da solo». (Io non volevo andare da nessuna parte, in realtà; non avevo nemmeno la minima idea del clientelismo che avrei incrociato anche in quel settore).
Non c’è voluto molto per scoprire l’ambiente (provinciale) delle mostre e dell’arte in Italia.
Pensa giusto ai quattrini chi vende quadri o sculture: potrebbe smerciare stufe a gas, concimi o abiti da sposa, indifferentemente.
Negli ultimi decenni è divenuto complicato seguire i singoli pittori, scultori o performer e non solo per la proliferazione delle poetiche, delle tendenze o delle «correnti» cui inchiodarli. È perciò molto difficile raccontare l’arte dei nostri giorni o anche seguire nel suo percorso un singolo artista, degno di tale titolo. I critici d’arte sono perciò uguali alla descrizione che Frank Zappa dà dei critici musicali: sono persone che non capiscono le cose che descrivono e chi li legge, non è minimamente interessato a quelle cose.
Mi è anche capitato negli anni di leggere o ascoltare interviste ad artisti italiani che apprezzavo in ogni modo, ma è stata una sfilza di delusioni. (Leggi invece un’intervista a un comune artista o uno scrittore straniero – senza dimenticare il nostro Maurizio Pollini –, e ti accorgi immediatamente che vive su un altro pianeta rispetto ai nostri pittori e scultori, per cultura e apertura mentale).
In Italia – per fortuna solo da noi –, c’è un’idea romantica dell’arte e dell’artista. Disegnare, dipingere e scolpire, sono considerate come attività diverse da un comune lavoro e chi svolge tali attività, qualcuno speciale. Purtroppo. Un’attività del genere da noi in realtà è come voler sbarcare il lunario a Tehran o a Riyad aprendo un’enoteca.
(Ci vorrebbe un Premio Tenco per le arti visive in Italia; vi sono anche delle rassegne cinematografiche per filmaker che vogliono semplicemente mostrare quel che sono capaci di girare).
P.S.: Più di uno si lamenta perché non informo sulle mie attività, ma questa volta l’ho scritto nel post precedente. Ho anche inviato il seguente comunicato (con foto) a MarsicaLive, AvezzanoInforma e TerreMarsicane: «Maurizio Lucci presenta la mostra More Cage(s) di Giuseppe Pantaleo presso Mammaròssa (via G. Garibaldi 388, Avezzano), il 15 febbraio alle 18,30», ma non è stato pubblicato. (Non è vero, che le nostre testate on-line pubblicano tutto e «senza nemmeno leggerlo»; preferiscono mantenere pezzi vecchi di 3-4 giorni pur di non pubblicare notizie non gradite).

lunedì 13 aprile 2015

good news bad news


Dopo domani, inauguro un vecchio pezzo – More Cage(s) – a Mammaròssa, da queste parti in via G. Garibaldi 388 – dopo le 18,30. (Non lamentatevi che non scrivo mai niente su quello che faccio).
Questa invece è dei giorni scorsi, ma colpisce ancora: