mercoledì 30 aprile 2014

The Uncle Meat Variations 1


In una risposta a un commento a un’intervista (Anche con la finestra sigillata Gianvincenzo Sforza è una furia, in MarsicaNews 10 aprile 2014), ho descritto una lettera di quasi trent’anni fa. Provo a raccontarne il contenuto: il testo integrale incontrerebbe dei problemi di comprensione, oggi.
Il mittente era il sottoscritto per conto di un’associazione (Legambiente), mentre il destinatario non è citato, ma è individuabile nel presidente del Nucleo industriale d’Avezzano. Era perciò una lettera privata, inviata il 17 luglio 1984. Non ricevetti alcuna risposta. Raccontai la circostanza a un giornalista il mese seguente e ne venne fuori un servizio in cronaca locale (Il Messaggero) che trattava dell’inquinamento nei canali di Fucino. Si tratta forse del primo pezzo scritto sull’argomento; immagino invece che la nostra iniziativa, non sia la prima nella zona. (La Fips – i massimi esperti in «salute» dei fiumi –, agisce da decenni con la massima discrezione).
È usato il termine «recrudescenza» riferito all’inquinamento, ma non era la prima volta che noi si assisteva a tale fenomeno in tre anni di vita associativa. Le morie di pesci, la schiuma biancastra e le sostanze oleose che galleggiavano per giorni lungo detti canali erano allora fenomeni frequenti. («L’acqua si presenta con un colore grigiastro»). Scrivemmo anche: «la situazione peggiora nei periodi estivi, periodo che vede la manutenzione degli impianti del N.I. con il rilascio abusivo di ettolitri di lubrificanti che vanno a sommarsi alla gran mole di sostanze acide e metalliche che quotidianamente vengono scaricate». Si richiedeva: «uno studio approfondito della reale portata del fenomeno». Giusto quello.
Avevamo bisogno di dati scientifici attendibili, da confrontare con le nostre osservazioni empiriche. Contrastava non poco il materiale a disposizione con le nostre ricognizioni, le foto scattate sul posto e le lamentele ascoltate dai pescatori per la scomparsa di alcune specie di fauna acquatica – non solo il gambero di fiume. Era stato rilevato solo mezzo grado di temperatura più del consentito, una volta: l’acqua era perciò ufficialmente pulita. Vi era anche la necessità di monitorare costantemente: un canale ha una minore capacità auto-depurativa rispetto a quella di un comune fiume.
I problemi legati alla mancata depurazione sono stati portati di recente alla pubblica attenzione dall’allora neonato WWF Marsica (2012). La stessa associazione insieme al Forum abruzzese dei Movimenti per l’Acqua Pubblica, si è interessata nell’ultimo anno e mezzo anche al Piano di Tutela delle Acque e alle captazioni nel Liri. (Lo stop alla discarica da costruire in valle dei Fiori è legato anche alla presenza di un acquifero). Non sono stato l’unico, a trattare su questa testata circa il prelevamento delle acque del Giovenco per riempire altrove due «vasconi» dalla probabile infelice posizione sopra una falda. (www.site.it 1/2)

lunedì 28 aprile 2014

Una chiosa


Tanto per cominciare:
Proseguo la riflessione iniziata con questo post:
Insegna (poco o tanto) sempre – a chi organizza, a chi partecipa, a chi sta intorno – una manifestazione, una vertenza o altro. Ho evitato di scrivere sul movimento citato dal pezzo iniziale perché la sua azione è lodevole in ogni modo: un depuratore in funzione è meglio di uno fermo, o di uno che non c’è.
Non ho però appreso nulla più di quanto non sapessi da tanti incontri, manifestazioni eccetera. Ho l’impressione che non abbia aperto gli occhi alle persone tanto agitarsi – anche tanto mostrarsi.
Penso che il primo passo da compiere sia di tipo lessicale.
È preferibile non separare le acque che vediamo (superficiali) da quelle nascoste alla nostra vista (sotterranee), ma che sono altrettanto importanti. È anche bene non nicchiare sulla qualità delle acque lontane dagli occhi: esse conservano inquinamenti pericolosi e poco gestibili.
Cominciamo a parlare di acque, da oggi in poi.

giovedì 24 aprile 2014

Fuochi fatui


Mi è capitato di scrivere: «Il fuoco del 26 era il primo approccio dell’avezzanese con la festa della patrona. I ragazzi passavano la settimana precedente a recuperare legna da ardere: si trovava quasi ovunque. Ci s’incontrava tra condomini e vicini di casa in spazi utilizzati per altre attività comuni. Bastava un bicchiere di vino, una patata cotta sotto la brace, una mela e una fetta di pizza di Pasqua avanzata per tirare fino a mezzanotte, raccontando le faccende del vicinato» (Il Velino, 2011). Storie di cinquant’anni fa. Era disdicevole farsi beccare mentre si bruciava una traversina (al creosoto, come si è scoperto in seguito) della ferrovia o le gomme di una Lambretta: non era leale nei confronti di chi passava molto tempo a raccogliere legna in città e nelle vicinanze.
Si è cominciato a capire (collettivamente) dagli anni Ottanta che alcuni materiali bruciati, producono pericolosi inquinanti. Ha ridotto drasticamente la quantità di materiale combustibile, sia il decreto Ronchi (1999) e sia la nuova urbanizzazione: ci sono meno alberi e arbusti a portata di bambino. Bruciare che cosa, dall’inizio del secolo? Senza contare che il legno oggi in uso è molto diverso da quello della mia infanzia, per com’è impregnato di vernici o di sostanze tossiche in ogni modo.
La questione in fondo, è come transitare da tale genere di rituale a qualcosa d’altro, più rispettoso dell’ambiente e della salute dei viventi.

martedì 22 aprile 2014

Senso doppio


M’è toccato, sotto Pasqua spiegare agli amici tornati da fuori il doppio senso di circolazione, nuovo di zecca. È tutto molto semplice.
I maggiori contendenti alla carica di sindaco, avevano in mente di compiere un gesto del genere: quello che ha perso il ballottaggio, voleva farlo come prima cosa, se eletto. Voleva perciò una cosa del genere, almeno il 90% di chi è andato a votare. A occhio e croce, oltre il 60% degli avezzanesi desiderava l’abolizione dell’anello a senso unico. (Viviamo in democrazia o in una post-democrazia e i numeri hanno il loro peso, in ogni modo).
L’attuale sindaco ha abolito il senso unico e si sono scatenate le polemiche, com’era prevedibile: agli avezzanesi non va mai bene niente. Loro sono proprio così.
Immagino che l’esperienza recente, non abbia insegnato ai miei compaesani che procedere su due corsie in senso unico sveltisce il traffico più della situazione attuale.
Evitate di chiedermi dell’«agorà» di San Giovanni, in compenso vi mollo il link della miglior pianta in circolazione:

sabato 19 aprile 2014

An Occasional Dream


Il nostro sindaco ha confidato un proprio sogno a occhi aperti. «Vorrei riuscire a creare nel centro di Avezzano una Galleria tipo quella Sordi a Roma» (GDP: pasta al pomodoro, mezza maratona e forza Azzurri, in «Avezzano informa» 1, aprile 2014).
Dove vuol costruire la Galleria Alberto Sordi nel Quadrilatero? Immagino che avrà l’imbarazzo della scelta con tutti quei palazzi dell’Ottocento, del Settecento e del Seicento presenti nel Quadrilatero.
(Confcommercio aveva chiesto all’amministrazione comunale di trasformare le scuole medie Corradini-Fermi in galleria commerciale, l’anno scorso).