In una risposta a
un commento a un’intervista (Anche con la
finestra sigillata Gianvincenzo Sforza è una furia, in MarsicaNews 10 aprile 2014), ho descritto una lettera di quasi trent’anni
fa. Provo a raccontarne il contenuto: il testo integrale incontrerebbe dei
problemi di comprensione, oggi.
Il mittente era
il sottoscritto per conto di un’associazione (Legambiente), mentre il
destinatario non è citato, ma è individuabile nel presidente del Nucleo
industriale d’Avezzano. Era perciò una lettera privata, inviata il 17 luglio
1984. Non ricevetti alcuna risposta. Raccontai la circostanza a un giornalista
il mese seguente e ne venne fuori un servizio in cronaca locale (Il Messaggero) che trattava
dell’inquinamento nei canali di Fucino. Si tratta forse del primo pezzo scritto
sull’argomento; immagino invece che la nostra iniziativa, non sia la prima
nella zona. (La Fips – i massimi esperti in «salute» dei fiumi –, agisce da
decenni con la massima discrezione).
È usato il
termine «recrudescenza» riferito all’inquinamento, ma non era la prima volta
che noi si assisteva a tale fenomeno in tre anni di vita associativa. Le morie
di pesci, la schiuma biancastra e le sostanze oleose che galleggiavano per
giorni lungo detti canali erano allora fenomeni frequenti. («L’acqua si
presenta con un colore grigiastro»). Scrivemmo anche: «la situazione peggiora
nei periodi estivi, periodo che vede la manutenzione degli impianti del N.I.
con il rilascio abusivo di ettolitri di lubrificanti che vanno a sommarsi alla
gran mole di sostanze acide e metalliche che quotidianamente vengono
scaricate». Si richiedeva: «uno studio
approfondito della reale portata del fenomeno». Giusto quello.
Avevamo bisogno
di dati scientifici attendibili, da
confrontare con le nostre osservazioni empiriche. Contrastava non poco il
materiale a disposizione con le nostre ricognizioni, le foto scattate sul posto
e le lamentele ascoltate dai pescatori per la scomparsa di alcune specie di
fauna acquatica – non solo il gambero di fiume. Era stato rilevato solo mezzo
grado di temperatura più del consentito, una volta: l’acqua era perciò ufficialmente
pulita. Vi era anche la necessità di monitorare
costantemente: un canale ha una minore capacità auto-depurativa rispetto a
quella di un comune fiume.
I problemi legati
alla mancata depurazione sono stati portati di recente alla pubblica attenzione
dall’allora neonato WWF Marsica (2012). La stessa associazione insieme al Forum
abruzzese dei Movimenti per l’Acqua Pubblica, si è interessata nell’ultimo anno
e mezzo anche al Piano di Tutela delle
Acque e alle captazioni nel Liri.
(Lo stop alla discarica da costruire in valle dei Fiori è legato anche alla
presenza di un acquifero). Non sono
stato l’unico, a trattare su questa testata circa il prelevamento delle acque
del Giovenco per riempire altrove due
«vasconi» dalla probabile infelice posizione sopra una falda. (www.site.it 1/2)