Batto
il ferro finché è caldo. Prosegue la campagna elettorale in quel di Avezzano e
di quando in quando c’è chi porta sotto i riflettori dei temi importantissimi.
Le… buche nelle strade, per esempio e il Comune risponde con un appalto da
300mila euro. (Tiè). È stato annunciato il trasferimento dell’Urp in via
Treves; è proseguito il battibecco legato alla (strana) nuova destinazione dell’Hotel
dei Marsi, ma non una parola per la casa di riposo San Giuseppe – quella
originaria lungo via L. Vidimari, abbandonata ormai da decenni. Il ritardo
nell’abbattimento delle casette «rese inutilizzabili» in via G. Garibaldi –
bastava buttarle giù in favore di telecamera ma quando era possibile –, ma non
una parola ovviamente, su quel che può succedere dopo: sarà parcheggio secondo
una vecchia idea, parco giochi, spazio per anziani? (Di là del fatto che sono
state messe fuori uso per evitare occupazioni abusive).
Qual
è stata a tante bordate la risposta di Palazzo di città?
Si
è buttato sulla cultura perché è un tema generalmente evitato da moltissimi,
perché una stanza, quattro soldi per i manifesti, un locale, un palco gratis fa
comodo a tanti. Qualcuno scrive: «È la percezione stessa della città e della
sua conformazione culturale [sic] che
nel giro di pochi anni è mutata profondamente: Avezzano vive una profonda
trasformazione che la riposiziona e riqualifica quale centro ad alta densità
culturale [sic]», in Avezzano polo culturale e attrattivo. Di
Pangrazio: Ci sia l’impegno di tutti per mettere in luce le tante bellezze
della città” in «TerreMarsicane» 14 ottobre 2016. (Di là del fatto che non
se n’era accorto nessuno).
La
questione a mio avviso non è tanto il numero di abbonati alla stagione
teatrale, musicale, i frequentatori della mostra a Palazzo Torlonia (As-Tratto) – un’esposizione «di grande
rilievo» a detta di qualcuno: il pezzo non è firmato –, quanto il numero dei
copioni, degli spartiti, dei dipinti, dei bozzetti prodotti da queste parti – di là della loro qualità. (Non fa
crescere il nostro Pil, i cartoni di chips
consumati in una giornata nel locale X,
ma dieci, venti, trenta sacchi di patate vendute in loco o fuori, questo sì). È da aggiungere che tale politica
legata al consumo più che alla produzione, lascia poco o niente alla città e si
esprime generalmente in circenses. Glisso
sulla considerazione del sindaco che la vita culturale avezzanese sia un punto
di riferimento addirittura «nella nostra regione, [e] anche sul piano
nazionale».
Devo
in realtà registrare un passo in avanti nella programmazione teatrale rispetto
alle passate stagioni Atam (Associazione teatrale abruzzese e molisana), anche
se si resta nel mainstream. Le
recenti critiche alla nuova programmazione Tsa (Teatro Stabile d’Abruzzo) nelle
principali città della regione – ma non da noi –, mi hanno fatto anche capire
che sbagliavo nel considerare il pubblico teatrale locale come qualcosa di
consolidato e anche maturo.
È
ridicolo l’atteggiamento del sindaco nei confronti delle due mostre tanto
decantate: se sono importanti, le allestisci
in spazi adeguati. (Non è intervenuta nemmeno in questo caso la solerte,
foltissima e crescente opposizione).