Buttateci un occhio e firmate, se vi va:
http://www.avaaz.org/it/petition/Ministri_dellAmbiente_e_della_Salute_Presidente_della_Regione_Abruzzo_DISASTRO_AMBIENTALE_IN_VALPESCARA_SI_A_BONIFICA_E_/?tHXbBgb
venerdì 28 febbraio 2014
martedì 25 febbraio 2014
Papa straniero e chierichetto locale
(Dalle testate on-line). L’Amministrazione comunale si
avvia a nominare Michele Mirabella direttore del Teatro dei Marsi. (È un
tentativo di notizia, un rumor o un ballon d’essai? – risale al 17
febbraio). È una scelta di alto profilo, per quello che passa il convento.
(Dalle testate on-line). La giunta comunale ha proposto
la commissione per scegliere il miglior progetto di restyling della fontana e dell’area di piazza Risorgimento. Essa è
formata da Giovanni Carbonara, Mario Centofanti e Claudio Finarelli. Irreprensibile,
bravi!
(Dalle testate on-line). Il logo delle manifestazioni
per il Centenario – «il simbolo ufficiale di tutte le manifestazioni» –, sarà
scelto tra quelli depositati dagli studenti delle scuole superiori che vorranno
partecipare. (C’è almeno una scuola di design o almeno di grafica – tra gli
istituti partecipanti –, ad Avezzano?).
Sono facce della stessa
medaglia, in realtà.
(Per concludere). Senza
Big: R.I.P.
giovedì 20 febbraio 2014
Altri angoli segreti 2
Il luogo ha preso perciò ad
attrarre – perciò anche a sopportare – un maggior numero di persone rispetto ai
decenni precedenti. (I suoi nuovi frequentatori sono stati attratti dalla
diversa situazione o sono stati spinti dalla mancanza di spazio sociale intorno
alla loro residenza?).
La nuova «pavimentazione»
mettendo in ombra i vialetti radiali, ha ridotto l’area dedicata ai pedoni; in
pratica: un maggior numero di persone
concentrate in uno spazio minore. È lecito a questo punto chiedersi: come se la cava adesso? (È uno spazio
pubblico e deve pescare frequentatori anche oltre il Quadrilatero; è però –
insieme a piazza Risorgimento –, uno dei due luoghi della socialità in una
cittadina di 42mila abitanti).
Non se la passa bene in
realtà e non solo per l’incuria delle amministrazioni comunali che si sono
succedute. Incontri gente che passa intere mattinate, pomeriggi o serate, da
quelle parti. Qualcuno – alla fine – ha scoperto il vantaggio di distendersi
sull’erba, mentre i vialetti una volta cavate o distrutte le basse siepi, sono
indistinguibili dalle due tipologie di prato (maltenuto e spelacchiato). I vari
ambienti di piazza Torlonia sono perlopiù fusi tra loro: è divenuta uno strano
luogo in cui le persone sostano o transitano dove capita – a piedi, di corsa,
in bicicletta. Negli anni Zero è stata riscoperta e consolidata come luogo – o
come fondale – di manifestazioni estive (pubbliche, semi-pubbliche, private). È
però sbagliato parlare di sovraccarico di funzioni o di persone. Un giardino
(pubblico) regge meno bene di una piazza fatta in pietra come quella centrale
il carico dei nuovi frequentatori; si tratta di spazi che reagiscono in modo
diverso alla pressione degli stessi. Spetta ancora al Comune modellarlo come
spazio sociale, evitando l’attuale situazione di degrado: c’è bisogno di una
nuova idea – di là dell’annosa scarsa manutenzione. Non è semplice, me ne rendo
conto, ma va evitato il coinvolgimento di privati – com’è successo per il
centro. (Fossi un amministratore, ci farei un pensierino per il centenario del
terremoto).
Il bisogno da qualche tempo – genuino o indotto –,
di cacciare gli spacciatori di sostanze illegali mostra che piazza Alessandro
Torlonia è divenuta una no man’s land.
(2/2)
sabato 15 febbraio 2014
Altri angoli segreti 1
(«9 dicembre: l’inizio della
fine» – Jim Morrison si rivoltava nella tomba). Il presidio in piazza Torlonia
da parte del movimento 9D, mi ha
fatto riunire le scarse idee che ho di quel luogo.
Mi capita di citarlo, ma
non ho mai provato a scriverci qualcosa sopra perché ho coltivato per decenni,
l’idea di disegnare i suoi alberi uno
per uno. (È il pezzo di città cui dovrei essere più legato, avendoci
annusato i primi odori extra-domestici. Mi sono ricordato di esso giusto le
rare volte che ho calpestato viali di pietrisco simili ai suoi: me l’hanno
riportato alla mente i miei piedi – la parte opposta al cervello. Me ne accorgo
in particolari condizioni di luminosità, alla presenza di un odore particolare
ma la via della consapevolezza è ancora lunga). Tale svolta sarà certo dipesa
dall’uso insolito che ne è stato fatto negli ultimi mesi e del mio utilizzare
il suo spazio in parte. (Mi ha infastidito particolarmente l’uso quotidiano di
focherelli con i rami accatastati, il prefabbricato, il carrello, le tende e il
parcheggio delle auto sulla piazza. È diventato una sorta di spazio privato, a
dirla tutta e mi sono abituato a frequentarne mezza).
Ho sempre avuto il massimo
interesse per piazza Risorgimento tanto da dedicarci una pubblicazione (2009). (Claudio
Magris scriveva, d’altra parte: «È la piazza che fa una città, piccola o
grande»). Piazza Torlonia è invece il giardino pubblico d’Avezzano; essa è
perciò un tema collettivo con tutto quel che ne consegue.
Provando a risalire verso
il momento in cui ha cominciato a somigliare all’attuale condizione, si può
scorgere come uno spartiacque gli anni Ottanta. In poco tempo: parco giochi,
nuovo fondo lungo i viali (principali), diversa illuminazione, bar (nelle
dimensioni attuali) – di là dell’ordine e delle date precise. È divenuto
compiutamente multifunzionale: uno
spazio pubblico vero e proprio. (1/2)
lunedì 10 febbraio 2014
Quaderno dei ritagli
(Quando non c’è il gatto, i
sorci ballano). Ho copiato una notiziola, all’inizio dell’anno: il nostro
sindaco vuol entrare nel parco Sirente-Velino – [sf], Avezzano punta ad
entrare nel parco Sirente Velino in «Il Centro» 2 gennaio 2014 e Fabio
Iuliano, Vincoli o vantaggi? È battaglia
sul taglio del parco Sirente-Velino, in «Il Centro» 3 gennaio 2104. (Sono
mancati i commentatori, nell’edizione online).
Ricordo gli anni Ottanta,
spesi tra puntate qua e là in Abruzzo per perorare con manifestazioni la causa
di qualche nuovo parco o per difendere zone pregiate da intenzioni d’impianti
di risalita. Io (con altri) mi sono invece mosso poco o affatto per vicende più
vicine a livello geografico (RNO Monte Velino, PNR Sirente-Velino, RNR Monte
Salviano). Nel senso: non è stata scritta alcuna lettera pubblica al nostro sindaco
perché si aggregasse ai comuni che cominciavano a dar corpo al Sirente-Velino –
ci stava (ci sta) bene, un parco da quelle parti – oppure, non ho firmato la
petizione per chiedere l’istituzione della nostra riserva (Salviano).
È strumentale l’ingresso
nel Parco, a detta del sindaco: «Qualsiasi operazione di promozione
territoriale risulta più facile in un’area protetta». Indica poco dopo anche i nostri
prodotti di punta da promuovere: «turismo
sostenibile e […] prodotti del
territorio».
Domanda: che cosa porterà
Avezzano in dote al Parco naturale regionale Sirente-Velino, oltre ai suoi
42mila abitanti? Ettari di faggete, prati sterminati, piante rare, alberi
secolari? Meno del poco che possiede, in realtà: «sarà nostra premura
predisporre delle lingue di terra da lasciare fuori dai confini al fine di
consentire attività di caccia, cosa non possibile per legge in un’area
protetta».
Nella primavera 2012 criticai sul Velino (67/10) l’idea d’investire altri
quattrini in brand da parte del
nostro capoluogo: era tagliato fuori dai flussi turistici che interessano la
Penisola. Avezzano ha nemmeno la decima parte di ciò che L’Aquila può mostrare
a un qualsiasi turista.
mercoledì 5 febbraio 2014
LIW 2
Veniamo a noi, provando a
far funzionare l’idea di backyard, di
vicinanza all’abitato (nostro, ovviamente) con tre esempi.
1) Ho posto inizialmente
sul vecchio blog la questione del fabbisogno
energetico alla notizia di nuovi impianti nel Fucino (torcia al plasma,
PowerCrop e vari «termovalorizzatori») nell’estate 2007. Per farla breve:
abbiamo bisogno di quanta energia
nella Piana? Per quanto tempo? Serve qual tipo d’energia? La questione della
«prossimità» era secondaria per me e solo per la centrale PowerCrop.
2) L’opposizione (vittoriosa)
alla mega-discarica di valle dei Fiori, è questione di backyard? No. C’entravano più che altro la quota e la posizione
della stessa più che la distanza dalle abitazioni.
3) Il signor Barnaba Y scava
un quintale di pietrisco o di sabbia alla metà esatta del Po. Alcuni padani si
arrabbieranno di brutto – a 20, 50, 100 o 300 chilometri prima e dopo il prelievo. (Trecento chilometri nella terra dei
mille campanili e dei particolarismi!). Quanto […] è grande il backyard, nel nostro caso? Risposta: è
un cortiletto di 71mila chilometri
quadrati. Si tratta di un pezzo d’Italia grande quanto la superficie dell’Abruzzo moltiplicata per
sei.
C’è molto che non funziona nel pensiero del backyard, da tempo. (Come definire
invece la sindrome o la malattia della magistratura
che talvolta blocca gli impianti, contestati dai «Nimby»? Malati – durante il
lavoro – anche i magistrati?). (2/2)
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