Provo a spiegare in giro per la
Marsica, le polemiche nel suo capoluogo, da alcuni mesi. Si è discusso – si fa
tanto per dire –, d’isola pedonale, nuove piste ciclabili, restyling di piazza Risorgimento. Si tratta d’argomenti che riguardano
la piazza principale, le sue immediate vicinanze, in una cittadina di 42mila
abitanti. Mi si chiederà: non avete problemi di disoccupazione, emorragia di giovani
laureati, non v’impensierisce minimamente, il seppur trascurabile calo di popolazione
registrato anche nell’anno scorso? Alle prime due, sono legate scaramucce
estive che si rinnovano di anno in anno e che interessano solo chi le porta
avanti.
Riprendo. Dagli anni Novanta, hanno
discusso d’isola pedonale i vari sindaci e le associazioni dei commercianti –
ignoro quanto favorevoli i primi, mentre i secondi sono sicuramente contrari. È
uno schema certo inconsueto nella Penisola e altrove che invece vede come proponenti
le associazioni ambientaliste mentre dall’altra parte si registra l’ostilità
delle associazioni dei commercianti – gli amministratori locali ricoprono il
ruolo dei mediatori, ovviamente. (Nel nostro caso invece, Cmsm e WWF tacciono
da anni; in quest’occasione appoggiano l’Amministrazione).
Succede che all’annuncio di un qualsiasi
membro della maggioranza, sopraggiunge la replica sdegnata delle associazioni
di categoria; alla manifestazione di contrarietà sono generalmente accluse delle
proposte – nuove di volta in volta – per «salvare» il centro cittadino. (Per l’anno
in corso, cfr. M. Sbardella, Confcommercio:
«Dalle 20 bloccare le tasse sui locali», in «Il Centro» 8 luglio 2018). La
novità del 2018 è essenzialmente il coinvolgimento del sindaco precedente e di personaggi
a lui prossimi.
Pongo un paio di domande. (Prima). Sanno
gli avezzanesi, che cos’è un’isola
pedonale? No in generale, secondo me; essa è un sinonimo di tempo libero, vasche
con gli amici, chiacchiere con i conoscenti, estate. (Seconda). Sanno gli
avezzanesi, a che cosa serve una
pista ciclabile? No, secondo me; essa è, anche in questo caso, sinonimo di tempo libero, capelli al
vento, figli scarrozzati o tenuti al seguito e ancora, estate. (Un pezzo del
repertorio dell’architettura contemporanea e una maniera per disincentivare il
traffico motorizzato, sono considerati in genere dei sinonimi di qualcosa, ad
Avezzano).
Tale situazione è determinata essenzialmente
dalla mentalità contadina, pre-industriale ancora presente in città che vede il
mondo immobile ed eterno, limitato alla piazza del paese, in cui il termine «futuro»
non è contemplato; l’automobile è vista in un posto in cui sovrabbondano i parvenu, uno status symbol e ogni limitazione alla circolazione è vissuta malamente.
Perché dura da così tanto questa
pantomima? Spero di arrivarci. Le numerose proposte delle associazioni di
categoria (commercianti, artigiani), una volta attuate (tutte, in parte) hanno
fermato o almeno, rallentato l’esodo di negozianti, artigiani e professionisti
dal Quadrilatero? No. (Tra l’altro, in una democrazia occidentale e compiuta nessuno
filerebbe un’associazione che prende una cantonata dietro l’altra, per decenni
di fila). Chiedo: vogliono, possono davvero «salvare» il centro d’Avezzano, i
commercianti con le loro pensate? (Talvolta accosto il termine «corporazione» a
commercianti; essi sono molto uniti, ma presentano delle rilevanti diversità
tra loro: chi è capace e chi invece un magliaro, chi investe una parte del
guadagno nella propria attività e chi acquista la terza casa, eccetera). No, perché
ne hanno un interesse minimo rispetto a chi ci abita; una simile attività può
essere spostata altrove senza difficoltà: non è la campagna né tantomeno il
bosco. Possiamo affidarci al «Cui
prodest?», o allo «Cherchez la femme…»
per capirne qualcosa d’altro. Nel nostro caso, è facile comprendere come i
quattrini pubblici richiesti (tutti, in parte) e poi riversati – direttamente,
indirettamente – su una parte del centro negli ultimi decenni, abbiano
sostenuto il valore degli immobili
(affitti, prezzo al metro quadrato). La vicenda, secondo me, è perciò diversa
da come ci è stata esposta per decenni dalle testate giornalistiche.
(Due note finali). Voglio ricordare che
anche in quest’occasione, si è agevolmente contestata (commercianti, politici,
altri soggetti) una decisione del sindaco anziché uno specifico studio commissionato
a un professionista. Era andata notevolmente peggio per l’attuazione del Pgtu, durante Floris2; gioco di sponda –
si fa tanto per dire – anche in quel caso. Il restyling per la piazza principale è diventato nel mondo
dell’informazione locale come per incanto una semplice isola pedonale. (Poi, ti
ritrovi dei simili spregiatori della conoscenza, dell’arte e delle scienze, nelle
prime file del Teatro dei Marsi…) Fino agli anni Novanta, una volta eletto il
sindaco, la sua maggioranza si spaccava in due o tre tronconi e questo, si
trovava nella condizione di realizzare poco o niente. Tutto ciò generalmente non
interessava chi aveva eletto i consiglieri comunali. Era immobilismo pressoché puro.
(Esisteva la CasMez per le opere importanti, all’epoca). Con l’elezione diretta
del sindaco, vi è un’altra situazione; a differenza di prima vi è un programma
elettorale che ha buone possibilità d’essere attuato. Può però capitare come da
noi in quest’occasione, che un frammento di società e alcuni personaggi
macchiettistici, si oppongano strenuamente ai cambiamenti. (Il Martello del Fucino, 6 2018)