Riprendo la
sezione «traditori e traditi» considerando che è piaciuto.
(Politica). Ho
già scritto che il civismo è repertorio del passato come pure il «partito dei
sindaci», tirato fuori recentemente da uno di loro che mi sta pure simpatico. È
invece il caso di chiamare le cose per nome, di preferire l’espressione «lista
d’appoggio». (È poco cortese nei confronti di chi va a votare utilizzare il più
appropriato «acchiappavoti»). Le liste civiche d’altra parte erano
caratterizzate dai loro programmi dettagliatissimi – i loro promotori conoscevano
minuziosamente la loro città. Esse avevano sparuti legami con le ideologie
perché erano concentrate fin troppo sui luoghi da cui muovevano; erano –
purtroppo – per niente interessate ai rapporti con gli altri enti (Provincia,
Regione, governo centrale). Da noi è successo qualcosa di ben diverso e non
solo nell’ultima tornata delle Amministrative – altro che «forte connotazione
civica».
(Usi e
costumi dei Paesi del Mediterraneo). I voltagabbana: è una novità per Avezzano,
L’Aquila, l’Abruzzo, l’Italia? No, è una vecchia storia e non ci si fa troppo
caso. Stando alle dichiarazioni che leggo nei siti d’informazione, qualcuno
avrebbe tradito l’elettorato – il
suo, in generale. Io mi chiedo: chi tradisce chi? Dalle nostre parti in genere,
uno vota per decenni un parente, un amico,
un collega, il datore di lavoro, il dirimpettaio che ha le mani in pasta in
«politica»; se poi questo si presenta di volta in volta con il partito X, Y,
Z o K è del tutto ininfluente. (Trenta, quarant’anni fa quando c’erano
le ideologie e i partiti spuntati nel secondo dopoguerra, la situazione era
solo meno chiara). Oggi è tutto più fluido, anche grazie all’invenzione delle
liste d’appoggio. Uno vota generalmente una
persona non una lista, un partito o uno schieramento politico – locale,
nazionale – alle Amministrative. Il voltagabbana a sua volta tradisce una
lista, un partito, un’ideologia mentre il suo elettore medio non può farlo; chi
vota può tradire giusto un parente, un amico, un collega ma è comprensibile e
per nulla disdicevole. Gli elettori e gli eletti viaggiano su binari paralleli,
il collettore di voti (parente, amico, eccetera) è il canale tra i due tracciati.
Fanno perciò sorridere le analisi del nostro voto locale che utilizzano
categorie nazionali come centrodestra, centrosinistra ecc. (Cambridge Analytica
ci fa un baffo…) È un vecchio film, anche i recenti malumori e screzi per la
composizione della nuova Giunta – c’entrano come i cavoli a merenda con la
politica e soprattutto con l’amministrare.
Monica Santellocco pubblica questa cronaca che ci fa capire meglio di tante analisi
antropologiche come da noi, funziona (quasi) tutto: «Se ne va sbattendo la
porta Alessandro Barbonetti […]. Barbonetti [segreteria del sindaco De Angelis], ex consigliere nelle
amministrazioni Floris [centrodestra]
e Di Pangrazio [centrosinistra], marito della consigliera Maria
Antonietta Dominici [De Angelis, neo-centrodestra]»,
TerreMarsicane 27 marzo 2018. (Tralascio
il motivo perché immagino che lo avrete già letto).
Spero che
riprenda presto la normalità amministrativa: Avezzano è una città di 42mila
abitanti e non un borghetto sperduto tra le montagne, con i classici quattro vecchi
a prendere il sole nella piazza principale.
(L’imagination au pouvoir – è una malignità,
potete saltarla). La nuova Amministrazione di centrodestra si è riunita sotto un
programma denominato Avezzano bene comune. Domanda: «bene comune» proviene dagli
ecologisti, il centrosinistra, la sinistra, l’estrema sinistra? (Non è
difficile se avete la mia età o addirittura veleggiate verso i settanta).
Si avvicina
Pasqua e perciò il ritorno di diversi amici che vivono fuori da anni, avrò poco
tempo per scrivere; ci si risente dopo le festività pasquali.