martedì 31 marzo 2015

Il potenziale della situazione


Non mi sono spiegato bene ieri, probabilmente.
È partito tutto da alcuni pezzi apparsi sulle testate locali circa lo stato della vertenza PowerCrop. C’è poco da cantar vittoria nella situazione attuale, secondo me. (È un punto prezioso da parte di chi si oppone, questo sì).
La mia domanda è così riassumibile: è stato fatto il massimo – di là della sua qualità – che ci si poteva concedere? («disporsi a vincere»).
Nell’immediato: A) Possiamo noi, rafforzare, far contare maggiormente il nostro dissenso contro tale impianto? (Un no dell’associazione X, del sindacato Y o del partito Z conta secondo l’ambiente in cui è proferito. Un conto è un no davanti a un giornalista locale, un altro è in un’assemblea nazionale mentre un altro ancora, è in un ufficio davanti a un funzionario statale). B) Possiamo far pesare maggiormente l’armamentario a nostra disposizione e che abbiamo rovesciato finora? (Possiamo rafforzare i vincoli esistenti sul nostro territorio, far pesare maggiormente l’assetto territoriale e ciò che un tempo si chiamava la «vocazione»?).

lunedì 30 marzo 2015

Incontri ravvicinati


Seguo da alcuni giorni i battibecchi a distanza – anche ravvicinata – tra il presidente del Consiglio regionale e M5s legati anche alla vicenda PowerCrop.
Lo trovo incomprensibile per la situazione in corso; non ci si sta certo annettendo un successo a giochi fatti, quando sono ammessi sia le amnesie sia i colpi bassi.
La questione è tuttora aperta ed è il caso di disporsi a vincere da parte dei vari attori – singolarmente, collettivamente – più che polemizzare tra persone che stanno (o dovrebbero trovarsi) dalla stessa parte.

giovedì 26 marzo 2015

Una settimana fa


(Mi tolgo un sassolino dallo scarpone). Abbiamo almeno un paio di posizioni, nella vicenda PowerCrop. Mi piace leggere, ciò che scrivono le persone che hanno un’idea diversa dalla mia mentre non sopporto la delegittimazione dell’avversario o presunto tale.
Ho letto una settimana fa: «Tornando al movimento politico dei NO-POWERCROP, ascoltando le opinioni ed i pareri della gente comune, EMERGE una grande confusione». Lo trovate qua:
Il tentativo di delegittimare è abbastanza chiaro: è gente che fa politica… (Il frame per quanto datato, funziona ancora). Il giudizio proviene – tra l’altro – da un uomo delle istituzioni, vice-sindaco...
Trattandosi di materiale apparso sul Web… usiamo il computer per saperne di più. Chi sono costoro? Andiamo sul sito del cosiddetto «movimento politico dei NO-POWERCROP». Che cce vo’? (Che ci vuole?). Che cosa troviamo?
Essi si definiscono: «Cittadini consapevoli che il consumo del territorio non può continuare all’infinito. Insieme cerchiamo di tutelare il territorio marsicano da quella che è a tutti gli effetti una speculazione ai danni dell’economia agricola del Fucino, del Paesaggio e della salute dei cittadini».
Si trova da queste parti:
Dichiarandolo (loro) di se stessi, siamo in qualche modo obbligati a credergli: altrimenti è meglio non averli come interlocutori, non rivolgere loro la parola né starli nemmeno a sentire.
Io mi pongo una modesta domanda: che c’entra con la politica, una posizione del genere? E poi. A quale parte o frammento dello schieramento politico italiano appartiene tale posizione?
(Si può strapazzare un’idea di quando in quando ma è meglio lasciar stare le persone, sempre).

mercoledì 25 marzo 2015

A Pescara, ieri


La questione PowerCrop sarebbe stata trattata diversamente qualche decennio fa. Se ne sarebbe discusso nelle assemblee di partito – almeno dei tre maggiori – e sindacali; ci sarebbero stati incontri pubblici. Si sarebbe elaborato qualcosa, in ogni modo.
L’ambiente che abbiamo sotto gli occhi è completamente diverso oggi.
I partiti, hanno meno aderenti, si sono «verticalizzati» e la presenza dei lobbisti, è divenuta più ingombrante; i sindacati pensano a difendere il posto di lavoro degli iscritti. Negli ultimi anni abbiamo perciò assistito a contrasti tra lavoratori diversi, nella vicenda PowerCrop. (Controproducente, per la convivenza). Abbiamo notato lavoratori solidali con le politiche della «controparte» e contrapposti ad altri pezzi di società. (Ridicolo). Si è rinchiuso nel mutismo, chi era abituato a discutere o almeno a parlare, o a trattare con il politico di riferimento.
Si è fatta perciò informazione più che confronto: la benzina della democrazia.
P.S.: Parlando di magistratura, non mi riferivo a questo:
(Ci voleva tanto a scrivere roba del genere, anche da queste parti?).

martedì 24 marzo 2015

Stamattina


Ho dato un’occhiata ad alcuni pezzi scritti – sul vecchio blog – tra l’estate 2007 e la primavera 2008, ieri pomeriggio. È stato un periodo particolare per il passaggio da post spensierati (perecchiani, queneauiani), a ciò io che scrivo oggi.
C’era poca sintonia tra me e chi scriveva (contro) la torcia al plasma o altri «bruciatori» da fabbricare in zona. Non erano impianti generalmente utili e men che mai alla nostra zona secondo me; costruirli da noi dipendeva invece dalla mancanza di una (nostra) politica industriale (anche agricola) mentre in un raggio di centoventi chilometri avevano in mente di «declassare» Fucino e la Marsica.
In questi ultimi sette-otto anni si è continuato a non pensare una politica industriale: c’entrano poco gli inceneritori che hanno monopolizzato l’attenzione della classe politica. (L’attuale Nucleo industriale è meno folto d’aziende rispetto a quello di se-sette anni fa: c’è meno bisogno di elettricità). Le recenti frane sulla costa adriatica c’insegnano che il suolo va difeso a prescindere dalla dicitura Parco, Riserva, Oasi, Giardino, Orto eccetera. (Ci ha ammonito anche qualche inchiesta giudiziaria legata ai «termovalorizzatori» circa la buona volontà della classe politica).
Assisto oggi da parte di qualche testata on-line all’invenzione di «No PowerCrop» e «Sì PowerCrop» mentre anni fa c’era la contrapposizione tra «lavoratori» e «ambientalisti»: come se chi protestava (anche gli agricoltori), viveva mangiando aria e luce solare.
Due idee che si equivalgono si annullano. Stanno proprio così le cose?
Le idee sono tutte uguali quando si va alla partita di calcio, davanti alla TV mentre si guarda Sanremo o le sfilate di alta moda, quando si va a votare e in poche altre occasioni. Il tagliare degli alberi sul fianco di una collina, è come lasciarli lì: eliminandoli ottengo però smottamenti nel giro di pochi anni…
(Oggi davanti al Palazzo della Regione).