Torno sulla vicenda
L’Aquila capoluogo e Nuova Pescara perché oggi si nota meglio chi è dalla parte
della conservazione e chi – nonostante (proprio) tutto – può definirsi un
innovatore. Sono da segnalare anche un paio d’interventi di personaggi
dell’Abruzzo interno anche se solo marsicani (Maurizio Di Nicola, Emilio
Iampieri).
(A = A). Riporto dei brani
che danno l’idea di una politica ormai senza un briciolo d’idee ma con una
visione monumentale del passato. Stefano Albano: «L’Aquila è poi la naturale
cerniera di collegamento della nostra regione con Roma», in Nuova Pescara capoluogo: il Pd a pezzi, si
spacca Forza Italia e D’Alfonso tace, in «AbruzzoWeb» 14 novembre 2017. (Se
non ho capito male: un pescarese, un pescasserolese o un castellano che deve
raggiungere Roma, passa inevitabilmente per L’Aquila). Pierpaolo Pietrucci e
Sandro Mariani: «La velocizzazione dei collegamenti stradali e ferroviari con
Pescara è un punto, che fa il paio con l’ammodernamento [delle] tratte stradali
di collegamento con il Lazio che rendono L’Aquila baricentrica sull’asse
mediano nei legami con Roma», in Nuova
Pescara capoluogo: il Pd a pezzi, si spacca Forza Italia e D’Alfonso tace,
in «AbruzzoWeb» 14 novembre 2017. Gli stessi scrivono nello stesso pezzo anche
– come avevo già segnalato il 19 novembre ma senza fare nomi: «Non è che all’Aquila
serve l’Abruzzo, è all’Abruzzo che serve L’Aquila». Pierpaolo Pietrucci: «L’Aquila
è baricentrica per vocazione», in Treno,
nuova linea L’Aquila-Roma e potenziamento con Pescara, in «IlFaro24» 23
novembre 2017. (Ebbene L’Aquila è baricentrica rispetto al resto dell’Abruzzo
giusto sulla carta stampata, in una pagina web, nelle chiacchiere al bar o «per
vocazione». Si tace ovviamente il nome di chi l’ha invitata, chiamata). Last but not least, la città «che non s’è messa paura di francesi e
spagnoli, mercenari e terremoti», Pierluigi Biondi su Facebook, citato da
«IlCapoluogo», 17 novembre 2017.
È andato piuttosto bene
invece, Di Nicola in un’opera di ricucitura – meritoria in periodo
pre-elettorale: «L’Aquila è la storia nobile dell’Abruzzo, le radici ferme nel
tempo e giustamente lì resta, e deve restare, il faro amministrativo regionale,
ma la Nuova Pescara sarà il fronte regionale avanguardista: una Città dei
“ponti” che “lega” in quanto Nuova, in quanto In-nova, e non in quanto Grande
(o più grande), vocata allo scambio culturale e commerciale», Grande Pescara: per Di Nicola “magica” per
salviniani Montesilvano “fregatura”, in «AbruzzoWeb» 26 novembre 2017.
Ho una concezione dinamica
degli insediamenti umani e perciò m’interessa poco se un paese, una vallata è
abbandonata dai residui abitanti, si costruisce una nuova città per 50mila
abitanti da qualche parte del Pianeta o un agglomerato conserva lo stesso
numero di residenti per un secolo di fila. Non è una novità nemmeno la fusione
di due o più insediamenti attaccati tra loro o una città con più di due milioni
di abitanti che prova a decentrare il potere. (Tra quindici, vent’anni che fine
farà la regione Val d’Aosta?)
La Nuova Pescara o una
situazione in cui tre Comuni agiscono all’unisono porterebbe degli indubbi
squilibri nel resto della regione. Che fare? La zona interna avrebbe dovuto già
porsi uno e simili problemi dopo aver costatato, anni addietro, di essere
rimasta tagliata fuori dal circuito
dell’Alta velocità e di non contenere nemmeno una Città metropolitana – nel
senso: una provincia di serie A. La questione principale è proprio la mancanza
di una strategia da parte dei singoli
elementi (Alto Sangro, Aquilano, Marsica, Valle peligna) – considerando che
più di uno ci rimetterebbe nello stare insieme tutti e quattro – per il
galleggiamento nel nuovo assetto della Penisola. Ha perciò senso in una simile
situazione quanto scrive Iampieri: «Non è un caso se in queste settimane i
sindaci di Avezzano e L’Aquila dialogano proficuamente tra loro», 28 novembre
2017. (Di là dei risultati ascrivibili a tali consultazioni – che almeno io ignoro
–, sarà lo stesso dopo le Politiche o le
Regionali?)