«È in corso anche un
sondaggio – commissionato da chi? – sul gradimento del nostro sindaco e non è
necessario essere degli indovini per immaginare che il primo cittadino ne
uscirà con le ossa rotte» – 27 febbraio. A che cosa alludevo?
Una telefonata mentre
preparavo la cena, due giorni prima. Un tipo mi chiede un’intervista telefonica
sul gradimento dell’attuale amministrazione comunale. (Non ricordo il nome
dell’agenzia incaricata di tale sondaggio). Erano abbastanza generiche le prime
domande e si poteva rispondere di tutto senza pensarci due volte. Si voleva invece
conoscere un giudizio su questioni specifiche, nel secondo gruppo: il sindaco
si è comportato bene, così-così, male nella vicenda X? Nella vicenda Y? Dopo
cinque-sei domande del genere cui potevano seguire delle risposte in ogni modo
negative, giungeva la domanda clou:
fa bene il sindaco a presentarsi per un secondo mandato? (Avevo da ridire
qualcosa sull’ultima incompiuta perché Di Pangrazio, non voleva occuparsene per
niente inizialmente. Ne aveva in realtà accennato negli ultimi mesi senza dare
però seguito alle sue parole: il nuovo comune è ancora fermo – da cui la mia
insufficienza). L’unica risposta possibile a quel punto era: «No». I più
cattivi potevano anche aggiungere il carico da undici, dichiarando alla fine
dell’intervista la propria appartenenza nel campo politico «centro-sinistra».
Nel senso: io di «centro-sinistra» che l’ho votato, continuerò a votare la
stessa alleanza elettorale ma non quella persona. (Capisco un sondaggio simile
a metà mandato o a dodici-tredici settimane prima delle elezioni, ma quattrodici mesi prima…).
Due giorni dopo la
maggioranza confermava Di Pangrazio come candidato sindaco alle prossime
Amministrative. (Domanda: non è un po’ presto?). Contraddice tutto ciò con quanto
ho appena raccontato? (Widerspruch? Perdoni il termine chi mi segue dall’Oriente).
No e mi riservo di spiegarlo nei prossimi giorni.