mercoledì 28 novembre 2018

While you are wasting your time on your enemies

Tempo addietro, avevo commentato alcuni dati riguardanti l’Abruzzo e mi ero mostrato un po’ pessimista; avevo anche immaginato che nella campagna per le prossime Regionali più di uno avrebbe parlato di ripresa economica – perché ignorava certe informazioni. Non scriverò niente per le prossime elezioni, butto giù giusto qualche appunto di corsa – continuo a girare la periferia, per scrivere Beth 2 e non ho molto tempo per il blog.
Avevo letto un comunicato di Walter Di Bastiano (Fdi) sfogliando Il Centro e poi l’ho ritrovato pubblicato anche su MarsicaLive il 27 novembre 2018. Eccone un primo brano: «I nostri indicatori demografici ed economici ci dicono che possiamo essere una delle deboli regioni del sud-[Italia] oppure una regione forte del centrosud inserita nel contesto europeo». Sarà, ma i dati che ho letto negli ultimi anni dicono che siamo sulla strada del declino; è esclusa in particolare qualsiasi ripresa, tenendo in conto che l’Abruzzo che l’Abruzzo è quella che perde in percentuale più (giovani) laureati. («Nel 2017 sono stati iscritti in anagrafe per nascita 458.151 bambini, oltre 15 mila in meno rispetto al 2016. Nell’arco di 3 anni (dal 2014 al 2017) le nascite sono diminuite di circa 45 mila unità mentre sono quasi 120 mila in meno rispetto al 2008. La fase di calo della natalità innescata dalla crisi avviatasi nel 2008 sembra quindi aver assunto caratteristiche strutturali», Istat dixit, 28 novembre 2018. Entro il prossimo febbraio si saprà se l’Abruzzo avrà perso i soliti oltre 3mila abitanti anche nel 2018).
Così prosegue: «La posizione geografica di questa regione ci impone di pensare in grande con un piano infrastrutturale almeno decennale che tenga conto delle necessità di manutenzione delle autostrade e dei viadotti e allo stesso tempo delle necessità di modernità che si sostanziano nel potenziamento dell’alta velocità sul versante adriatico, così come nell’implementazione dell’alta velocità sulla linea Pescara-Roma». Che se ne sappia in giro, non sono previsti investimenti del genere per i prossimi cinque anni; la questione principale è l’esclusione di alcune regioni adriatiche dal circuito dell’alta velocità. (Sposta poco andare veloci o no).

Ancora: «È chiaro che il piano infrastrutturale dovrebbe aver l’ulteriore scopo di dar linfa ai tanti borghi bellissimi del nostro Abruzzo che rischiano la depressione economica e lo spopolamento; in tanti piccoli comuni gli amministratori si trovano eroicamente ad operare senza risorse e senza un supporto dello Regione e dello Stato. Non dobbiamo mai dimenticare le bellezze della regione verde d’[Europa] e la cultura culinaria che l’Abruzzo può offrire e diffondere». (È mio il grassetto). Ciao core! (© A. Scanzi)

lunedì 26 novembre 2018

Radio Chat

È stato accoppiato il termine «condivisione» alla decisione di ricavare 650 km di piste ciclabili a New York in sei anni. Qualcuno si chiedeva: avranno «condiviso» tale decisione gli abitanti (8,6milioni) di quel posto o è andata come ad Avezzano? (Ammesso che sia esatta l’immagine che prima, diverse testate locali hanno aiutato a costruire e poi adorato). Uno stereotipo dice che nei paesi anglofoni, le persone sono pragmatiche, vestono casual e sono poco formali. (La città statunitense già ospita 1.600 km di piste ciclabili; gli Stati Uniti sono notoriamente la patria dell’automobile).
Non uso mai quel termine perché – per me – resta un vocabolo legato alla tecnologia: esso si usava all’inizio degli anni Novanta quando – chez nous –, si collegavano tra loro due o più computer; si parlava di condivisione quando entravi nella stazione di un altro per vedere o scaricare sulla tua il lavoro di un altro. È usato oggi in vece di accordarsi, trattare. Nell’ultimo periodo quel termine è addirittura idolatrato. Idolatrato – insieme alla definizione democrazia diretta – nel senso che la «condivisione» non è più un mezzo per ottenere, raggiungere, costruire qualcosa con altri, bensì un fine. (I miti caprai dell’Asia Minore hanno capito queste cosine venticinque secoli fa). Scompare così l’amministrazione della cosa pubblica, la politica e il conflitto. (‘Pólemos di tutte le cose è il padre’ – abbiamo giocato anche noi la nostra parte, all’incirca nello stesso periodo). È un modo utilizzato con successo per immobilizzare una situazione.

(Se n’è andato anche Bernardo Bertolucci).

sabato 24 novembre 2018

Equinox, 1964

(Notizie fuori stagione). Durante la scorsa estate ho criticato abbastanza una serie di notizie d’incidenti, talvolta banali, legati in qualche maniera alle piste ciclabili. Essi hanno innescato (o viceversa?), degli attacchi politici a questa struttura, da poco inaugurata. Ho ricordato dei simili fatti personali passati – a ragione – sotto silenzio; ho anche definito la stagionalità di simili articoli. Siamo in autunno inoltrato e poi incombono le Regionali: si legge d’altro nei siti d’informazione – si parla poco di tale scadenza, da noi rispetto ad altre zone dell’Abruzzo.
Camminando lungo via G. Marconi dietro la cattedrale, mi è giunto alle orecchie un rumore che sapeva di grattata e ho subito notato davanti a me un’automobile che era saltata sul cordolo, nel senso della lunghezza proprio all’inizio – martedì scorso. Rabbuiava (17,01) e pioveva un po’. Quelli del negozio d’abbigliamento a pochi metri (Kent) hanno aiutato l’automobilista a fare marcia indietro. Le testate locali – anche quelle folk e scandalistiche – non hanno pubblicato niente, il giorno seguente.

Venerdì, sono state montate delle colonnine gialle con catarifrangente ai bordi dei cordoli e perciò, noi dovremmo risparmiarci di leggere altri futuri pezzi e interventi politici sulla presunta pericolosità del sistema delle piste ciclabili. (Ho già raccontato dei nuovi limiti di velocità, abbassati in città pressoché ovunque).

giovedì 22 novembre 2018

roba vecchia

L’insolitamente lunga vicenda del mercato settimanale d’Avezzano indica almeno la cifra attuale della politica locale. Un sindaco attua tutto o una parte del suo programma perché ha ricevuto mandato dall’elettorato; può inoltre prendere delle altre iniziative, sorretto dalla sua maggioranza nel Consiglio comunale e anche per non avere nessun altro che decide sopra di lui.
Non c’è perciò da gridare allo scandalo, se un’Amministrazione comunale decide di spostare il mercato settimanale: è un fatto già successo diverse volte, in Italia. Entrano in ballo da noi leggi e regolamenti provenienti dallo stato centrale, a detta del primo cittadino; secondo me vi è stata anche una certa volontà di allontanare dal Quadrilatero il mercato del sabato – si affaccia però un’idea di città a questo punto.
Chi si è opposto ha fatto ricorso agli argomenti della Storia, della localizzazione e altro. (La storia intesa come eterno presente, non come un dipanarsi di avvenimenti e di cambiamenti). Si è trattato di argomentazioni deboli perché in realtà la categoria interessata è stata abituata da decenni a far pesare i propri diktat, su alcune aree della vita amministrativa locale; ciò è dimostrato anche dalla sua caparbietà e da una sorta d’incredulità per come procedevano gli eventi.
È bene essere chiari. Primo. L’Amministrazione comunale non ha abolito il mercato settimanale, né ha ridotto o aumentato il numero degli stalli. Secondo. Il Comune non può intervenire sulla posizione economica dei cittadini e perciò del frequentatore medio del mercato; l’ente pubblico non può ridurre in nessuna maniera il loro numero. (Vale lo stesso discorso a proposito delle piste ciclabili e del restyling di piazza Risorgimento). Il mercato del sabato è retto, nello stesso tempo, sia dagli ambulanti sia dai compratori. Terzo. Non è previsto un pedaggio o un biglietto d’ingresso a chi raggiunge Avezzano il sabato mattina, né chi esce, deve pagare un qualche dazio. D’altra parte sia la multisala Astra sia il miglior ristorante della città (Mammaròssa) sono essi lontani dal Quadrilatero eppure, abbastanza frequentati da rimanere in attività ormai da anni. (Dove si trova la maggioranza degli uffici, delle scuole, i locali più spaziosi e preferiti nel capoluogo marsicano? Gli abitanti invece?)
È bene distinguere, in questa vertenza, chi lavora nel comparto del commercio da chi fa politica. Sono comprensibili in qualche misura i primi, mentre i secondi hanno meno giustificazioni. È dilettantesco, da parte di un qualsiasi raggruppamento politico, appiattirsi su un’altrui rivendicazione: un partito dovrebbe avere un’idea certo più ampia che qualsiasi altra formazione riguardo alla società in cui opera. (Anche non poter sfruttare una simile azione in occasione delle prossime Amministrative, considerando che il voto d’opinione è piuttosto marginale ad Avezzano. Mi si perdoni la confidenza: trovo scandalosamente alta la percentuale dei votanti, almeno io)
Ho già riportato altrove questi brani. 1) «Neanche la pioggia ha scoraggiato gli ambulanti che hanno deciso di perseverare contro la decisione e di fare muro contro [muro] riguardo alla decisione di trasferimento, dovuta prevalentemente a motivi di riorganizzazione per la sicurezza ma, secondo i commercianti, anche ad altri motivi», MarsicaLive 6 ottobre 2018. 2) Lo spostamento del mercato del sabato è «una scelta che, […] nasconde forse interessi illegittimi di chi dovrebbe perseguire il bene comune e non il proprio», Francesco Eligi 27 ottobre. 3) Francesco Eligi: «Il sindaco tiene in considerazione i suoi interessi, personali e illegittimi», MarsicaLive 7 novembre 2018. 4) «Confermiamo – conclude Di Pangrazio – che faremo un esposto chiedendo di verificare la vera motivazione per la quale si sta spostando il mercato storico dal centro della città di Avezzano», Site 8 novembre 2018. Insomma, a distanza di settimane: Gabriele De Angelis ha nascosto qualcosa ai concittadini in questa vicenda, sì o no? Che cosa, se sì?

La questione risiede perciò almeno nelle costumanze politiche locali e nell’inconsistenza dell’azione dell’opposizione. È purtroppo mancato anche in questo frangente il pubblico dibattito: ci voleva tanto a un giornalista – era sufficiente uno –, sistemare dietro un microfono o una video-camera, un membro della Giunta e un rappresentante dei commercianti o dell’opposizione, vis-à vis, per intervistarli insieme? (Il Martello del Fucino, 11 2018).

mercoledì 21 novembre 2018

on demand (fluff)

È fuffa perché, il brano citato di Massimo Verrecchia citato nel post precedente? È almeno fuffa, in realtà, perché una zona della città, un quartiere è caratterizzato dalla sua autonomia. Nel senso: non devo spostarmi più di un chilometro per raggiungere, che so, un bar, una piazzetta, una scuola, un ufficio, un negozio di generi alimentari o d’abbigliamento, un’edicola di giornali, una panetteria. (Non devo fare quattro passi per avere davanti al naso la cattedrale, il multi-sala, il teatro, lo stadio della squadra di calcio locale). Dovrebbe conoscere bene certe cose, uno che fa politica da decenni; i nostri politicanti parlano della periferia di solito per sentito dire, non per conoscenza diretta. Perché non fare nomi di marciapiedi e vie dissestate o senza banchine? (Trattandosi di cose, non si offende nessuno).
È perciò giusto rivendicare un marciapiede in via X o nel vicolo Y, ma la cosa finisce sempre lì, perché è ozioso farlo. Non serve, è una perdita di tempo perché? L’Amministrazione in carica ha trovato più di un tecnico che si è interessato, ha progettato, presentato pubblicamente e difeso una pista ciclabile giudicata da moltissimi avezzanesi: «pericolosa, inadeguata», «non funzionale, pericolosa», «inutile, dannosa e pericolosa», «costosa, inutile e pericolosa». Non troverà mai, invece, un tecnico che firmerà un progetto di marciapiedi per molte stradine e vicoli nella zona più vecchia d’Avezzano – parlo di svariati chilometri – eppure, il camminare a piedi in sicurezza è un diritto di ogni cittadino. Un marciapiede per molte di quelle viuzze equivale a un’isola pedonale; è lo stesso per la zona (nuova) di Scalzagallo: una banchina o il suo dovuto ampliamento comporterebbe un tale restringimento della carreggiata da impedire il traffico delle automobili. (Una buona parte dei marciapiedi nella nostra periferia non è utilizzata da chi abita da quelle parti, perché sono essi risicati).

Come siamo giunti a tal punto, di chi è la responsabilità? È inutile chiederlo alla folta schiera di storici locali, è sufficiente invece una chiacchierata con qualcuno che abita fuori dal Quadrilatero. (È difficoltoso da sistemare nell’usato frame élite vs. Popolo…).