venerdì 26 agosto 2016

Tanto per ricordare a me stesso che devo pubblicare l’elenco degli alberi tagliati dal Comune e non sostituiti – sto aspettando che sia stabile la situazione lungo viale Mazzini: stanno tagliando proprio in questi giorni –, riporto, con l’inserimento di un link un pezzo scritto durante la mia assenza dal web.
[…] (Ci si è purtroppo incamminati per una brutta china, imbastendo articoli su foto scattate al volo da passanti e non da fotografi inviati da una redazione. Uno dei casi recenti: «l’ennesimo albero che non ha retto al caldo torrido alternato alle violente piogge» – 7 luglio –, ripreso tre giorni dopo da un’altra testata che ignorava anche il luogo dell’incidente – via Trieste, giardini della Curia – al punto da registrare la «preoccupazione tra i residenti». Non era questione di meteorologia, né dell’incuria dell’Amministrazione comunale in realtà, bensì di alcol ingurgitato nei bar della zona a far appendere qualche giovinastro a un ramo basso. La foto allegata raffigurava non a caso giusto il ramo tirato giù. [Ecco il link]
Due settimane prima lungo una via parallela, era stato invece spezzato – probabilmente per lo stesso motivo – un alberello senza che nessuno ci facesse su un paio di righi). (Il Martello del Fucino, 11 2016)

La seconda citazione – è il caso di chiedersi: chi si è preoccupato, da quelle parti? – proviene da Ancora un albero spezzato nella notte tra martedì e mercoledì, un altro cade giovedì in via Trieste: è allarme sicurezza, in «Il Piccolo Marsicano» 10 luglio 2016. La «via parallela» in questione è via Trento. Vale la pena di ricordare che l’alberello su via Trieste con il ramo strappato è stato in seguito abbattuto dal Comune e si nota ancora il suo stato di salute – se era o no il caso di eliminarlo. Ci si sente a settembre.

sabato 20 agosto 2016

«I rapporti tra l’Ente parco e le popolazioni del posto sono stati sempre difficili». Tale frase mi è ronzata nella testa per anni fin quando l’ho sostituita con: «I rapporti tra l’Ente parco e i rappresentanti delle popolazioni locali sono stati sempre complicati». (Vischiosi, impastati). Abbiamo ancora un ente da una parte e la politica locale dall’altra nel pasticcio cui ho accennato. Ho speso tempo a dimostrare anche che le persone più bistrattate nella vicenda, gli ambientalisti hanno invece giocato un ruolo almeno di secondo piano e in modo trasparente.
Il partito del sindaco di turno conduce da quasi mezzo secolo – il primo nucleo risale al 1923 – una lotta feroce all’Ente Parco: che cosa propone, rivendica? Non l’ho mai capito e non ritengo che sia solo una questione di Qi. Ho notato invece dell’insofferenza nei confronti di tal ente da parte di chi vive in quella zona per via dei nuovi divieti. I residenti non hanno compreso finora come si vive in un parco naturale e la responsabilità di tutto ciò è da ripartire tra Pnalm e i partiti politici che rappresentano e tuttora organizzano – familismo amorale incluso –, la società del posto. (Giova al politicante locale, sia la mancata individuazione e sia la risoluzione delle questioni perché in tal modo egli ha la possibilità di manovrare il malumore popolare). Non si è purtroppo cresciuti insieme – Parco e comunità locali –, soprattutto. L’esperienza mi ha anche insegnato che quando il cosiddetto popolo si mobilita, oltre a individuare con precisione l’obiettivo possiede anche almeno un briciolo d’autonomia, di creatività rispetto agli ambienti della politica. Il comunicato di Movimento Cives è per me la madeleine proustiana, è come ascoltare per caso, all’improvviso Barbara Ann, Please Please Me o Arnold Layne; i politicanti dell’Alto Sangro usavano lo stesso tono al tempo di Tassi – era di là da venire il termine «talebano», ma si minacciava di più con lo spray sui muri di Pescasseroli.
Si è parlato negli scorsi decenni in maniera talmente rituale, stanca e generica di turismo (da parte di Comuni, Provincia, Regione) da non partorire lo straccio di un’idea. A chi rivolgersi volendo investire in quel settore, qual è il target? La classe media, il turismo mordi e fuggi, gli sceicchi, i naturisti, i giapponesi?
Fabrizio Barca – tra le sparute menti strutturate e lucide del suo partito – ha ammonito gli aquilani in più occasioni pubbliche a non confidar troppo nel turismo per la «ripresa» eppure si tratta di una città costruita intorno a uno dei centri storici più estesi della Penisola per di più in fase di ricostruzione dopo il terremoto del 2009. (È raggiunta anche dall’autostrada, dalla strada ferrata e conserva un piccolo aeroporto, oltre a essere capoluogo di regione. È fuori dalla direttrice Roma-Milano, per carità).
Dopo un recente incontro presso l’autorità di gestione del Patom, alcune associazioni ambientaliste (Legambiente, Pro Natura, Salviamo l’Orso, WWF) hanno tuonato nuovamente contro gli: «impianti di risalita resi ormai perfettamente inutili e dannosi dai cambiamenti climatici in corso». D’altra parte: vale la pena intervenire in quella maniera in un ambiente tanto particolare per poi lavorare – quindi guadagnare – nemmeno un mese l’anno e vivere con quel gruzzolo decentemente durante i restanti undici?
Ho smontato alla mia maniera la narrazione della rituale lagnanza proveniente da quella zona dell’Abruzzo interno. Il mio sogno è il primo striscione che ho trascritto (FUORI IL PARCO DA CASA NOSTRA) rimosso e portato nel municipio di Villavallelonga: è sufficiente un soprassalto di coerenza, più che altro di maturità con la richiesta al sindaco di far proprio dell’Amministrazione quel contenuto. (Non è certo il medico a prescrivere di aderire e il confessore ad assegnare come penitenza il restare in un parco naturale). Mi sono battuto per una simile soluzione per i Simbruini negli anni Ottanta, la Regione Abruzzo a differenza del Lazio non era d’accordo: ho accettato la sconfitta – una come un’altra. Chiusa lì. (Il Regno Unito dopotutto sta ritirando il piede che aveva messo nell’Ue: Brexit – anziché EXIT PARK degli striscioni precedenti). Mi domando però: che ruolo prevede – da allora – la Regione o immaginano le amministrazioni locali di quella zona dell’Abruzzo per se stesse? (È rimasto com’era, niente parco, né villaggio vacanze, petrolchimico, polo artigianale o Disneyland). Villavallelonga esce o mette alla porta il Pnalm: goodbye! (È entrata nella comunità del Parco per propria iniziativa, è stata costretta da qualcuno – innominabile anche lui?).
(Una considerazione finale). Sai che palle starsene a zonzo per i Prati d’Angro in mountain bike o a piedi calpestando l’asfalto – per quanto ecosostenibile, umanitario, biodegradabile, democratico nonostante il colore, vegetariano, plissettato, politicamente corretto, célibataire, resiliente, un po’ porcello e anche lisergico. Mai sentito parlare da parte dei fautori dell’asfalto e non solo in quelle parti, delle stradine mantenute bianche lungo le colline toscane dove si svolge ogni anno L’Eroica, attirando ciclisti da mezzo mondo? (5/5)

venerdì 19 agosto 2016

C’è poi il ricorso allo straw man argument tanto per completare l’armamentario da carnival barker: «Eppure, e ci rivolgiamo ai secondi [gli ambientalisti, ndr], sui vostri profili facebook postate foto da località sciistiche. Ma, scusate la domanda, li come ci arrivate? Con la slitta trainata dalle renne forse? O percorrete comode strade asfaltate che vi conducono fin sotto le biglietterie? Ed in queste località cosa trovare? Alberghi e ristoranti oppure vi portate il pranzo al sacco e vi costruite un igloo per trascorrere la notte?» – è mio il grassetto. Una firma, due: sono nomi talmente sconvenienti? (Altro che «fierezza»). Spiacente, ma io non mi riconosco per niente in tale pittoresca descrizione – hanno dimenticato nell’elenco anche che gli ambientalisti hanno tutti l’erre moscia. (Ergo, gli impianti di risalita sono solo l’antipasto, ripetuto dai «residenti» a fine luglio: «riteniamo di dover sostenere il progetto di rifacimento del manto stradale nei Prati d’Angro che conduce alla Fonte Aceretta e, perché no, anche la futura realizzazione di impianti di risalita sull’altro versante della montagna». Scrivono «futura», non probabile: la Soa – alcuni mesi dopo Salviamo l’Orso – non aveva perciò raccontato sciocchezze – Asfalto nel parco, per la stazione ornitologica dietro ci sono nuovi impianti di risalita, in «MarsicaLive» cit.). Il direttore di AvezzanoInforma riporta la frase di un’ignota donna – per nostra fortuna anche «mite»: «Oserei dire che l’impatto ambientale di questa strada pluricentenaria è minore di quello che producono i deodoranti per le ascelle che tutti i giorni vengono usati a iosa… Rinuncereste ai vostri deodoranti per le ascelle?» – 24 luglio. Io non ho mai avuto a che fare con roba del genere e trovo almeno azzardata, bislacca l’equivalenza tra l’asfalto versato sul terreno e i deodoranti per le ascelle.
«Non vogliamo peccare di arroganza, ma noi non accettiamo lezioni da nessuno su come tutelare la nostra natura e le nostre montagne», proseguono gli ignoti residenti villavallelonghesi il 31 luglio. Io invece affermo: fareste bene invece ad accettarle per essere rimasti con le mani in mano durante la vicenda PowerCrop. All’inizio della stessa ricordai – nel vecchio blog, ovviamente – negli anni Ottanta una lettera di Franco Tassi ai giornali non appena saputo dell’idea di un inceneritore ad Avezzano: il Parco non era solo un ufficio a Pescasseroli – in un’altra valle, a sessanta chilometri di distanza – ma anche le foreste e i boschi circostanti da preservare dalle diossine e da molto altro. (Diciamola tutta: i villavallelonghesi hanno mantenuto integre le loro montagne semplicemente perché a nessuno finora è venuto il ghiribizzo d’investire quattrini dalle loro parti e non m’interessano perciò le nobili motivazioni per cui alcuni o molti di loro vogliono cominciare a sfasciare un pezzo di casa loro).
Non si assalta certo la Bastiglia, il Palazzo d’Inverno, il parlamento o un ufficetto delle tasse con tali espedienti da imbonitore, può andar bene per occupare un salone da barbiere giusto il tempo che egli impiega per procurarsi le sigarette o per affiggere un foglio pieno d’insulti alla bacheca del WWF, di nascosto. (È simpatico l’attacco di tale comunicato perché rende altrove il senso dell’espressione locale: «Maria pe’ Roma»).
Riporto infine il testo di alcuni striscioni fotografati all’inizio di agosto, anonimi anch’essi. Il primo è esplicito: FUORI IL PARCO DA CASA NOSTRA. Il secondo a poco più di un metro di distanza e con buone probabilità d’essere stato scritto dalla stessa mano: SIAMO SOTTO DITTATURA. È stato impiegato il verde anche per questo ed è come esprimere: siamo naturalisti anche noi che non vogliamo il parco. È vergato da quelle parti anche: NOI FIGLI DI UN DIO MINORE. I soggetti sono due: Ente Parco (P) e comune di Villavallelonga (V). V > P nel primo caso, V < P nel secondo e può starci infine V < P volendo considerare il potere detenuto: V in fondo, chiede attenzione. È possibile tutto ciò, di là dello stretto significato? (Il contenuto del secondo è senz’altro sopra le righe). Non sempre. Può affermare contemporaneamente le tre espressioni: un politico, un artista, un letterato, un comico, un conduttore televisivo, un pubblicitario, un carnival barker e lo stesso autore della fotografia giusto al momento dello scatto ma non lo farà mai un uomo di scienza. (4/5)

giovedì 18 agosto 2016

La politica d’estate va in ferie e i redattori non sanno che cosa scrivere sulle testate e allora si ricorre all’uomo della strada, anche se nel nostro caso si tratta d’ignoti pur non dichiarando niente di compromettente. (È in realtà la riproposizione del solito disco rotto da almeno quarant’anni). «“Quelli che fanno gli ambientalisti, visto che abbiamo il paradiso terrestre venissero ad abitare qua tutto l’anno, pagassero le tasse qua e mandassero i figli a scuola da noi”». Io avrei risparmiato di pubblicare queste due, che purtroppo danno la cifra del contestatore-tipo: «“lo sviluppo del turismo che ci hanno promesso dove sta?” […] “Chi sta in città inquina con gli scarichi nocivi e noi dobbiamo provvedere a pagare il prezzo di quell’inquinamento con i nostri alberi?”» – Rinuncereste ai vostri deodoranti per le ascelle? Se volete le riserve naturali fatevele sul balcone!, cit.
Ciò che mi ha spinto a riaprire il blog dopo sei mesi è stato invece un pezzo on-line di domenica 31, poi apparso il giorno seguente addirittura sul cartaceo del Centro:
Si tratta dei residenti di Villavallelonga: tutti? Quanti? Quali? Un nome per tutti? Non tutti di sicuro perché qualche giorno prima, ancora da quel paesino di novecento anime e con altre idee per la testa, sortiva questo comunicato, firmato:
Tali residenti – senza nome né cognome –, la prendono anche loro contro gli ambientalisti: si tratta di una vicenda che ha in realtà come protagonisti l’ente Pnalm e il comune di Villavallelonga. (Ripeto: sappiamo tutto ciò unitamente al fatto che si tratta di un brutto pasticcio dallo scorso gennaio. Allora, nessuno dei soggetti che si è inalberato nel mese di luglio, proferì parola). Sorge a questo punto la domanda che pongo in situazioni simili: perché mancare tanto clamorosamente il bersaglio? (È un effetto collaterale dell’usata manfrina estiva?).
Non si rinuncia nemmeno alla frusta rappresentazione di una società separata nettamente in due universi paralleli, privi di un canale di comunicazione; da una parte: gli «agiati palazzi cittadini» (Movimento Cives) e le poltrone di «Pescara o Roma» (Rinuncereste ai vostri deodoranti per le ascelle? Se volete le riserve naturali fatevele sul balcone!, cit.), dall’altra quelli che «faticano più di altri ogni giorno» (ibidem). (3/5)

mercoledì 17 agosto 2016

Non è un termine neutro né innocente «populismo»: esso indica una relazione tra un leader e le masse e parte generalmente da chi detiene un qualche potere. Tale relazione è impostata sul malcontento (giusto, immotivato), sul risentimento popolare; il leader ha la capacità d’imporre ad altri la propria visione almeno povera in analisi e contenuti e d’indirizzare l’azione degli altri, verso falsi obiettivi.
Ci si trova di tutto in un unico calderone nel nostro caso: Pnalm, amministratori pubblici (locali, regionali, nazionali), magistratura, partiti, Cfs e ambientalisti. (Si è poi lavorato da parte di diversi soggetti con comodo sugli ultimi della serie). C’è una rappresentazione semplificata, banale e distorta della realtà; riporto qualche esempio:
«quella dei Prati d’Angro […] da’ accesso a un’ampia proprietà privata, quindi a diritti relativi che il Parco non può e non deve ignorare», Associazione Italiana per la Wilderness, 19 luglio. Pnalm – anche gli ambientalisti – si è espresso contro l’asfaltatura ma non contro quella pista, che si trova in quelle parti da millenni e non da «70 anni» come invece asserisce la predetta associazione: nessuno vuol interrompere quel tracciato. (Immagino che il diritto a godere i propri possedimenti pesi ugualmente anche nel caso di un proprietario che voglia raggiungere la sua tenuta di montagna in Ferrari F16-H, elicottero o aereo. Ognuno si sposta come […] gli pare).
«Ma chi fa della conservazione il proprio mestiere dimentica troppo spesso che in quelle aree ci abitano delle persone in carne e ossa che hanno delle radici ben salde nel proprio territorio e che faticano più di altri ogni giorno a trovare il bandolo della matassa per darsi un futuro: sono tutti quei paesi di montagna lasciati a loro stessi da una politica e da un associazionismo ambientalista molto poco attenti ai bisogni della gente», 24 luglio.
Riecco servito il minestrone: la politica, la pubblica amministrazione e l’ambientalismo trattati come se svolgessero le identiche funzioni nella nostra società di tipo occidentale.
La popolazione di Villavallelonga secondo il suo sindaco: «sta subendo accuse e provocazioni da mesi, da parte di Parco e Associazioni Ambientaliste». Raccontare qualche circostanza casomai? Qualche nome e cognome o anche il soprannome? Delle «accuse» e delle «provocazioni» da parte delle seconde soprattutto che però misteriosamente scompaiono tutte nel lungo pezzo, mentre si parla solo di Pnalm e del suo personale – 29 luglio. V’invito a controllare:
«a norma di legge il Parco deve promuovere le iniziative atte a favorire lo sviluppo economico e sociale delle collettività residenti all’interno dell’area protetta e nei territori adiacenti», Movimento Cives di Pescasseroli 2 agosto.
Ergo, se tutto ciò risponde al vero, almeno i pescasserolesi non vanno a votare né alle Politiche né tantomeno alle Amministrative – a che servirebbe d’altra parte se pensa proprio a tutto l’Amministrazione del Parco? Quando qualcuno si frattura una gamba, è ricoverato presso il Centro recupero dei rapaci più vicino, ci si sposa sul Corno Grande con un rito celebrato da una guida alpina, eccetera. Chi conosce decentemente la classe politica di quella zona sa che secondo una vecchia fantasia malcelata è addirittura l’Ente Parco a dover proporre e tirar fuori i quattrini per asfaltare tracciati, costruire nuove strade e impianti di risalita, alberghi e residence. (Con la benedizione di WWF internazionale). Segnalo un’altra perla: «il Comune di Villavallelonga è vittima di un Ente Parco» – è mio il grassetto. (2/5)