Qualcuno da Milano
(Selvaggia Lucarelli) ha sconsigliato gli avezzanesi dall’impiegare l’aula delle
udienze del nostro tribunale come spogliatoio – in modo garbato.
Mi sono ritrovato tra i piedi
entrando nei corsi di Composizione architettonica, un elemento del repertorio a
cavallo degli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso: il centro polifunzionale.
L’invenzione di un tema siffatto era legato alla diffusione di prodotti
culturali e allo sviluppo del comparto delle arti, in Italia: c’era bisogno di
costruire in fretta. Mi fecero però capire al quarto esame di quell’importante
materia, che era ormai finito il tempo in cui si poteva fare tutto dentro uno
spazio, un parallelepipedo bianco: mostre di pittura e di fotografia, concerti,
conferenze, proiezioni di film e diapositive, dibattiti, spettacoli musicali e
teatrali. (La musica si ascolta nell’auditorio, la pièce nei teatri, le mostre nei musei o nelle gallerie eccetera. Di
là del conoscere il carattere e gli elementi di un singolo edificio).
E’ quindi facile immaginare
il mio pensiero circa certe manifestazioni molto «contaminate», in certi luoghi.
(A livello spaziale). La
manifestazione finita nel mirino (Noa-via Corradini-tribunale) – come quella
precedente e i concerti estivi –, sbarra la strada e l’alto volume del suono
protegge tale barra. Siamo fatti così, noi europei.
Non è una via come le
altre, via Camillo Corradini: è il percorso principale e il luogo del passeggio
di un centro di 42mila abitanti. Tale impedimento infastidisce oltre gli sparuti
residenti nel centro, anche centinaia di persone che camminano e che vogliono
farsi due chiacchiere a spasso con gli amici o con i famigliari, dopo cena. Dà
fastidio. (Volendo rimediare, non è complicato ruotare le manifestazioni di Noa
di 90° per lasciare libero uno dei due marciapiedi. Vale lo stesso per qualche
altro locale, ma sono certo che alcuno si darà ai piaceri della geometria). In
molti hanno accennato a ragione alla sacralità del luogo (aula delle udienze
del tribunale), ma nessuno ha ricordato l’utilizzo improprio di uno spazio
pubblico ed è in buona parte proprio questo che – secondo me – ha scatenato i
commentatori nel web. Ha solo incanalato la rabbia e la frustrazione accumulate
negli ultimi due anni, la foto su Facebook. (Alcune strade del centro sono
divenute infrequentabili per le attività dei locali, nelle sere d’estate degli
ultimi anni).
Consiglio di leggere anche questo
comunicato perché dà un’immagine chiara dello scenario culturale, nell’Avezzano
dei nostri giorni: potrebbe essere un documento storico, tra non molto.
Ho scritto della
«privatizzazione» dello spazio pubblico al suo apparire, ad Avezzano e il caso
in esame è solo il massimo che si è prodotto. Si ripeteranno quindi,
manifestazioni del genere: non sono in ballo solo i quattrini.