Mi hanno
fatto leggere degli altri commenti al mio pezzo – ormai vecchio – sul Martello. Mi sono sentito imbarazzato,
sorpreso nel venire giudicato per un post tra gli almeno milleduecento che ho finora
pubblicato – da persone con cui, tra l’altro, non ho niente a che fare. (È una
mia lacuna, la mia ignoranza dell’ambiente Facebook).
I limiti
che ho riscontrato nelle «critiche» che mi sono state mosse – anche in questo
caso – derivano dall’impiego di una lente di tipo politico-ideologica per analizzare vicende tecnico-amministrative. (Ci tornerò alla fine). Ne è sortito qualcosa di costruttivo, ancora?
No, ovviamente perché si tratta di piani diversi. (M’interessa relativamente se
è un qualsiasi escamotage per
delegittimare).
Ho lodato per
decenni la vita amministrativa di alcune grandi città contrapponendole a quella
dove abito. È stato possibile tutto ciò almeno negli ultimi trent’anni, perché?
Qual è l’ambiente cui io mi sono riferito?
Un anno e
mezzo dopo il mio ritorno definitivo ad Avezzano, abbiamo registrato la caduta
del muro di Berlino (1989), la crisi definitiva di un modello alternativo a quello
capitalista. Tutto ciò ha significato che si poteva trattare di questioni nazionali
o locali, senza doverle più riferire necessariamente a una determinata costellazione
di esperienze.
(À rebours). Ho già raccontato di sindaci
che praticavano delle forme di raccolta differenziata senza una legge di
riferimento negli anni Ottanta – una quindicina
prima che fosse varata una normativa in materia. (Non era generalmente una
questione tecnico-amministrativa da parte di molti sindaci). A cavallo tra gli
anni Settanta e Ottanta, tra i Bunten
e poi i Grünen, girava un concetto
del genere: «Chiudere le centrali nucleari a tutti i costi, anche con l’aiuto
di NPD». (NPD = Nationaldemokratische Partei Deutschlands. È un partito d’ispirazione neo-nazista). Scrivo questo tanto per dare un’idea
di quanto allora contassero le ideologie presso alcuni gruppi politici e
associazioni, in Germania (Ovest). Lessi appena tradotto in italiano nello
stesso periodo, J.-F. Lyotard, La
condizione postmoderna, 1979. Il succo del volume è la fine delle Grandi
narrazioni: marxismo e liberalismo.
(Scrivo
una banalità: una città bene amministrata è migliore di una che non lo è). Mi è
perciò capitato di lodare su questo blog le iniziative che mi piacevano di
diversi sindaci, mentre ho criticato quelle che erano, secondo me, sbagliate.
Torno ad
Avezzano. È per sé scarsamente produttivo l’utilizzo di un armamentario
politico-ideologico ai nostri giorni, immaginarsi in una situazione di
provincia dominata dal familismo amorale, il cui voto alle Amministrative è
essenzialmente clientelare. (Giungono i primi aliti delle prossime elezioni e
iniziano ad agitarsi le vecchie banderuole…)