mercoledì 31 luglio 2013

Midsummer


Ho fatto un’altra capatina all’incrocio tra via Garibaldi e via XX Settembre – in buona compagnia, ieri.
Il nodo – come si evince dai picchetti e dallo spray rosso che sagoma il futuro marciapiede est –, è lo stesso del progetto Realizzazione senso unico di marcia anello stradale – Via XX Settembre – Via Montello – Via Monte Velino – Via Roma, p. 49 (2009). Il sindaco ha affermato più volte di voler smontare l’anello a senso unico di Antonello Floris – il 18 giugno è stato l’ultima volta –, ma vuole costruire una rotonda in esso previsto. Gli alberi tagliati non saranno sostituti per ragioni di spazio e per altri motivi: basta guardare il marciapiede di fronte.
Passeggiando lungo via Garibaldi in direzione Fucino, s’incontrano anche alberi tagliati e mai ripiantati e il posto libero per alberi mai piantati.
E’ uscito questo, ieri:
C’è scritto che il taglio degli alberi: «sta proseguendo in Via Garibaldi a fianco della Chiesa della SS. Trinità». Non è da pedanti puntualizzare. Il taglio degli alberi sul nodo – ne sono stati tagliati tredici – si arresta al primo isolato. Il resto di via Garibaldi resta come prima, per un tratto. Ne sono stati tagliati altri sette sul marciapiede della chiesa. Ne restano altri tre o quattro sul marciapiede di fronte: dovevano essere tagliati ieri, ma sant’Ignazio di Loyola ci ha messo una mano, evidentemente. Abbiamo due aree di taglio distinte e noi conosciamo il destino di una. Che fine farà il marciapiede di fronte alla SS.ma Trinità? Dài, non è difficile.
Un Botticchio d’annata (il 2013 è un’eccellente annata), per tirarsi su:
http://www.site.it/la-drole-de-guerre-dei-rifiuti-abruzzesi/07/2013/

martedì 30 luglio 2013

errata corrige


Sostituire «taglio di dieci alberi», a «taglio di sei alberi sul marciapiede di piazza Orlandini», nel post precedente.
Sono 10 (dieci) per il momento, gli alberi segati – così mi risparmio successivi aggiornamenti.

Backstage


Ho passato un po’ di tempo da un amico, ieri pomeriggio. S’è chiacchierato del più e del meno anzi del meno, perché l’ho ragguagliato sul taglio di sei alberi sul marciapiede di piazza Orlandini – è in ballo una rotatoria, in mezzo via Garibaldi e via XX Settembre.
S’è parlato anche dei miei post da quando ho ripreso a pubblicare. Ho usato l’espressione «fa tenerezza», nel post dello scorso 20 luglio. Fa tenerezza che cosa e a chi? Fa tenerezza a me. Fa tenerezza accostare una lettera di sei mesi fa alle parole dell’ex capo dell’Ufficio tecnico – due mesi e mezzo fa.
Riassumo la lettera. I platani di via Roma sono stati salvati dal taglio e curati durante la giunta Spallone («ogni pianta ebbe le sue cure»). Sono stati salvati (sempre durante la giunta Spallone) anche gli alberi di via Marruvio. «Ma la cosa fondamentale che permise di reggere ai continui attacchi del partito dei tagliatori di piante fu che fra i punti qualificanti di quella amministrazione ci fu la sistemazione di tutti i marciapiedi all’interno del quadrilatero e la sostituzione delle piante non curabili con centinaia di piante nuove messe là dove mancavano […] Non vorrei sbagliare ma si misero “in sicurezza” ben cinquemila piante». (Di Bastiano A., L’elogio dell’albero, in «Il Velino» n. 82/3 – 15 febbraio 2013, p. 12). Qui mi fermo.
Il brano citato nel post del 20: «Nessuno poteva fermarlo. Come quando si è messo in testa [Mario Spallone] che gli alberi nel centro della città andavano abbattuti […] Con l’abbattimento delle piante, sostituite con alberelli, i marciapiedi furono ristretti e lo spazio recuperato fu utilizzato per realizzare oltre 1.000 posti auto». (Motta N., “Ecco come Spallone rilanciò Avezzano dopo Tangentopoli”, in «Il Centro» 19 maggio 2013).
Bene. Sfugge che cos’è questo bizzarro «partito dei tagliatori di piante» e chi lo componeva, nella lettera; Palumbo nell’intervista a Motta, dovrebbe invece riferirsi (se non sbaglio) al piano-parcheggi (Pup, 1996).
P.S. E’ estate e la gente gioca di più: propongo un giochino anch’io. Si tratta d’elencare i partiti, le associazioni e le persone che hanno contrastato il Pup. Ripetere l’operazione con la vicenda del parcheggio interrato a piazza G. Matteotti (2011). Confrontare i dati raccolti: il risultato è scontato ma è nondimeno esilarante.

sabato 27 luglio 2013

Adv.


Tempo addietro, io mi sono appassionato alle Amministrative della Capitale. È tutto partito per caso dalla rimarchevole differenza tra ciò che amici e conoscenti mi raccontavano della città in cui vivono da anni e il programma dei principali competitori alle elezioni. Ho trovato scarsa consonanza anche tra i programmi amministrativi degli altri candidati-sindaco oltre ad Alemanno e Marino e gli sfoghi dei miei amici. Mi sono fatto l’idea che un sindaco, non potendo cambiare la propria città perché la conosce poco o affatto, si limiti all’ordinaria amministrazione.
È andata un po’ diversamente da noi, ma giusto un po’. A giugno è uscito PER informazione al cittadino e non ne ho trattato per le mie note vicende. Ne ho trovato scritto qualcosa giusto da queste parti:
Parto proprio dai pezzi esaminati anzi, qualche rigo prima.
Pagina 10 inizia così: «Abbiamo cominciato a superare la spaccatura innaturale del tessuto urbano tra la zona nuova a nord e la parte storica della città» e serve a introdurre il rifacimento e l’ampliamento di uno dei due marciapiedi del sottopassaggio lungo via don Minzoni.
Cominciamo. «spaccatura innaturale del tessuto urbano». Le città sono costruite incessantemente dagli uomini e non spuntano dalla terra come le querce, i cespugli o i funghi. Bastano loro poche linee-guida per tirare avanti per millenni, com’è avvenuto a Roma dove il sistema delle vie consolari non è stato mai scardinato nemmeno durante l’età dell’oro dei «palazzinari».
Si è prodotta una «spaccatura» da noi perché non ci si è attestati alle costruzioni lungo via don Minzoni o a ridosso della ferrovia per ampliare la città: è una questione di tipo urbanistico. Non ci si è mai accorti o non ci si è mai voluti accorgere, negli ultimi 30-40 anni, stava spuntando una periferia mostruosa senza servizi, spazi sociali e verde pubblico. Dentro le amministrazioni che si sono succedute nel periodo considerato, nessuno ha mai pensato di metterci una toppa. Ci voleva una piazza, a dirla tutta: uno spazio racchiuso tra gli edifici in grado d’attrarre persone. Punto. Domanda senza risposta: si può fare ancora, con lo spazio e con la gente a disposizione?
I sottopassaggi per collegare le due parti della città sono stati eseguiti al risparmio. (Ho dimenticato di scrivere che il 4 novembre 2011, ho percorso per la prima e ultima volta il marciapiede a sinistra del sottopassaggio lungo via L’Aquila. Non è frequentato dagli esseri umani, a giudicare dalla sabbia accumulata e dalle scarse impronte lasciate da animali di passaggio).
Il Pgtu e il Cmsm, hanno consigliato alle amministrazioni comunali l’ampliamento del sottopasso della stazione ferroviaria, per migliorare l’accesso al centro cittadino ai pedoni, facilitarlo ai ciclisti e permetterlo ai disabili, nell’ultimo decennio. L’iniziativa del sindaco va in questa direzione, all’incirca ed è lodevole, in ogni modo. (N.B.: stiamo parlando solo di mobilità).
Usare gli strumenti dell’ingegneria del traffico per risolvere questioni urbanistiche e architettoniche, è però velleitario.

giovedì 25 luglio 2013

Axis mundi


Una precisazione. Che cosa significa «ambiguità», nel post precedente? Vuol dire che non si trova lungo un asse della piazza. Es.: la fontana è posta lungo l’asse principale. E’ stato un modo soft per spiegare perché il monumento – in quella posizione – infastidisce l’occhio. A domani.