Lo scorso 14 verso le 21 mi
sono recato in piazza Risorgimento per assistere all’accensione della fontana
«tricolore» – in occasione della prima partita dei Mondiali di calcio. Dopo un quarto
d’ora di vana attesa, ho preferito tornarmene a casa; ignoro com’è andata a
finire. (I fari colorati in ogni modo, c’erano).
Cambio orari di uscita, con
la bella stagione e mi capita di passare spesso davanti alla «fontana luminosa»
all’incrocio tra via G. Garibaldi e via XX Settembre. (Più d’uno l’ha
ribattezzata «Fontana viola» per via di uno dei numerosi colori che sfoggia
nelle ore di buio). Tanti mi sconsigliano di frequentare quel posto di sera,
volendo risparmiare a un caro amico tanta «pacchianeria». Io ci passo in realtà
un po’ per controllare se hanno disattivato gli effetti di luce e un po’ per
incredulità: non mi sembra vera per quanto la sua posizione – dentro un’aiuola spartitraffico – è una sorta di marchio
di fabbrica, un «Made in Avezzano». (Ho sempre avuto una certa predilezione per
il kitsch e il trash, come sa chi mi conosce).
M’interesso alle fontane
dal tempo dell’università e mi succede di consigliare caldamente a chi si reca
a Roma di fare un salto alle 7-8 di notevoli che si trovano al centro. (Si
tratta di manufatti dello stesso periodo artistico, in realtà). Meritano poco
tempo le due più famose: è preferibile concentrarsi su quelle meno note per
capire meglio come «funziona» (funzionava a suo tempo) una fontana, come va
impostata una fontana. Roma è in realtà ricca di fontane di ogni genere e di
ogni epoca ed è semplice capire che ci si trova di fronte a una vera e propria «cultura»
dell’acqua. Per noi provinciali – non solo geograficamente – è abbastanza
sconvolgente un’esperienza simile e abbiamo la possibilità di renderci conto
quanto abbiamo cancellato minuziosamente l’esperienza del terzo lago d’Italia. (Almeno
una volta l’anno porto qualcuno dalle parti di via N. Paganini per indicare
dove scorreva una sorta di rigagnolo fino a qualche decennio fa, prima d’essere
intubato e interrato – il cosiddetto Rio).
Non sappiamo progettare le
fontane più in generale e dalle nostre parti, in modo particolare. (Le nostre
vasche sono almeno ridicole – si usa scavarle per nascondere il problema. Per
non parlare di ciò che nasconde il getto).
È facile commettere degli errori in situazioni
simili e perciò – in caso di horror vacui
– è consigliabile riempire le rotonde con le classiche siepi, fiori, «sculture»,
«teste», lampioni, cartelli pubblicitari, eccetera. (Certe opinioni vanno
guadagnate con i piedi…).