venerdì 30 giugno 2017

Throw the baby out with the bathwater 2

Ho già mostrato di apprezzare la capacità di De Angelis nel cercare voti nelle direzioni più diverse, mentre ho giudicato perniciosa la presenza di alcuni personaggi politici prima e dopo la campagna elettorale. Ci sta tutta la preferenza dello xenofobo, del rifondarolo o del nazista dell’Illinois – il voto è segreto –, mentre meritano un discorso a parte le foto che documentano un rapporto politico tra il neo-sindaco e alcune personalità politiche.
Tanto di cappello a chi con un solo colpo ha messo fuori gioco il sindaco di una città con 42mila abitanti e il presidente del Consiglio regionale abruzzese dalla corsa per un seggio al Senato, ma non solo. Per semplificare scrivo che ciò è stato come andare a caccia di cinghiali con un bazooka: non si è trattato solo di buttare giù due persone o il «Sistema Di Pangrazio» ma anche di smontare la loro rete di relazioni. Quanto tempo ci vorrà per ricostituirla, per ricomporla nella sua interezza e quindi, utilità? Tutto qua. È questo il problema principale degli avezzanesi non l’«anatra zoppa», che riguarda pochi candidati consigliere.
Dovendosi rapportare ai palazzi romani del potere (leggi: alleanza politica che ruota intorno al Pd) per una qualche questione – come ho già scritto –, chi introdurrà un nostro uomo delle istituzioni, almeno fino all’addio del mite Gentiloni nel febbraio 2018? Non solo, bisogna augurarsi anche che spunti fuori dalle urne un governo destra-centro alle prossime Politiche, per avere ascolto. (La strada non sarebbe completamente in discesa, con un Berlusconi-Renzi).
In caso di problemi per la sopravvivenza del nostro tribunale, dell’ospedale o altra struttura pubblica, un uomo dell’Amministrazione parte da Avezzano e va a cercare una sponda politica a Sulmona per perorare la nostra causa; si trova di fronte ma su un gradino più alto, uno o più personaggi che devono risolvere gli identici problemi per la città dove risiedono – in modo prosaico: il loro bacino elettorale. Tale missione andrà a finire in qual modo?
Ancora. Si può anche concordare con la scarsa utilità di Giuseppe Di Pangrazio nei confronti del comprensorio per via del suo rapporto basato sulla sottomissione con D’Alfonso (di nuovo: alleanza elettorale intorno al Pd). Mi chiedo: farà meglio qualcun altro dell’attuale schieramento «locale» di De Angelis o del centro-destra – che mancherà per un altro paio d’anni? (Qualcuno che in ogni modo dovrà sottostare al prossimo presidente di Regione proveniente dalla costa adriatica – la zona più popolata: l’Abruzzo sarà a lungo «Pescara-centrico», è bene rassegnarsi una volta per tutte). Bisogna augurarsi anche in questo caso un’Amministrazione destra-centro perché un governo targato Forza Italia e puntellato in qualche maniera da Luciano D’Alfonso – da chi occuperà il suo posto –, non è ancora la soluzione migliore per noi.
(Domanda retorica finale). La pattuglia dei marsicani in Regione dopo la spaccatura nelle Amministrative ad Avezzano – ignoro totalmente i riflessi del voto nel capoluogo regionale –, è oggi politicamente più forte, più debole o è come prima? (Fino alle Regionali del 2019, s’intende).

Forza adesso, con i tradizionali cambi di casacca ma soprattutto gli screzi, gli scazzi, gli sgambetti, i dispetti tra conterranei! (2/3)

giovedì 29 giugno 2017

Throw the baby out with the bathwater 1

Una sorta di riflesso condizionato o forse la cultura scientifica che ho coltivato nel corso dei decenni mi fa imbestialire quando qualcuno racchiude in un termine qualcosa d’intricato, complesso e mutevole. Sono stato perciò pregiudizialmente duro, con il termine «avezzanesità» tirato fuori da Di Pangrazio. (Tra l’altro: è una qualità riferita a chi?). È stata la sua una maniera sbagliata di porre una parte di un problema.
Io ricordo di essere stato uno tra la più che sparuta minoranza dei marsicani a non partecipare al «referendum» per l’istituzione della Provincia AZ e di essermi divertito un mondo a prendere in giro tale stravagante operazione – una trentina d’anni fa. (Si trattava di spernacchiare una quantità di conterranei quantificabile con una cifra ad almeno quattro zeri. La vicenda fu il classico buco nell’acqua, è bene raccontarlo alle giovani generazioni perché fu prontamente e collettivamente rimosso. Si auto-assolsero tutti). Qualcuno ha guadagnato sfruttando quel tema per la propria campagna elettorale. È venuto in dote qualcosa ai marsicani? Penso di no, sempre che non m’inganni la memoria.
I partecipanti a quel grosso movimento popolare intriso di passione, a quella consultazione che fine ha fatto?
(Dimenticavo: nello stesso periodo il senatore Giovanni Maria Nieddu da Arbus – un paese sardo, popoloso come Trasacco – eletto nel collegio d’Avezzano nella lista della Democrazia cristiana, tra il 1987 e il 1992. Se ne parla ancora; chi ci ha guadagnato con il suo assenso a tale scelta?).
È successo che diversi di quegli orgogliosi compaesani, in verità temprati nei secoli all’irrilevanza, alla marginalità, all’obbedienza – Perinde ac cadaver –, dopo qualche lustro e per alcuni anni hanno fatto su e giù in pellegrinaggio a Celano (meno di un terzo del capoluogo comprensoriale). Ci ha guadagnato qualcuno e ancora per la sua complicità. È venuto qualcosa in tasca agli avezzanesi o a una loro seppur minima parte? (Direttamente o indirettamente, per carità). Altro che Avezzano Provincia! La maggioranza dei marsicani ha anche accettato senza fiatare che Berlusconi e Tremonti eliminassero i fondi per l’ammodernamento della linea ferroviaria Roma-Pescara, come ho ricordato più volte – anche in quest’occasione: ‘tacere bisognava, e andare avanti!’. Ci avrà sicuramente guadagnato qualcuno con il suo silenzio; chi invece ha perso qualcosa – oltre ai pendolari, agli utenti occasionali, s’intende?

Alle recenti Amministrative cinque contendenti si sono trovati a fronteggiare il mondo costruito con astuzia e pazienza (personalmente) da Di Pangrazio, in quattro anni e mezzo. Si trattava di un mondo popolato da migliaia di persone in carne e ossa, più che la stazione di rifornimento costruita con i mattoncini Lego che si smonta con la manata di un marmocchio. (Numerosissimi avezzanesi sono rimasti fuori e in silenzio – prevedibilmente). Era una fortezza inespugnabile. (Non è un caso che chi l’aveva attaccato più duramente e a fondo sui mass media negli anni precedenti ha diradato le sue incursioni fino al silenzio, man mano che si avvicinava la possibilità di sferrare il colpo decisivo). Un proverbio recita: ‘In amore e in guerra tutto è permesso’. Non sta propriamente così considerando l’attività dei tribunali civili e militari ma ciò interessa a me per rimarcare che negli altri numerosi campi, vanno tenuti ben distinti e mai confusi i fini dai mezzi; i secondi vanno calibrati rispetto ai primi. (1/3)

mercoledì 28 giugno 2017

follow up

Riprendo. In molti hanno trattato la vicenda dall’anno scorso incastrandola con altri appuntamenti elettorali. Mi chiedo per loro – che oggi se lo risparmiano: che fine farà l’alleanza che oggi governa l’Abruzzo, nell’immediato o alle prossime Regionali? Matteo Salvini ha chiesto le dimissioni di Paolo Gentiloni per il risultato poco lusinghiero del suo schieramento alle ultime Amministrative, un voto che ha riguardato nemmeno un italiano su dieci mentre qui in Abruzzo tutto tace, nonostante D’Alfonso – la Regione – abbia nuovamente più di un problema con la propria alleanza elettorale. Mi auguro di non dover registrare crisi di sorta nel governo regionale, ma nemmeno mi consola che queste siano evitate per l’attaccamento alla poltrona da parte degli eletti. (Non che m’interessi più di tanto, non votando neanche alle Regionali).
I due principali schieramenti hanno accumulato dei voti da spendere a stretto giro: le Politiche dell’anno prossimo. Il raggruppamento maggioritario, quello con possibilità di eleggere qualcuno in Parlamento, potrebbe candidare un non-avezzanese. Non ho niente in contrario a votare qualcuno della città castellana o della Vaterland, ma nell’attuale congiuntura preferisco altro. Nel senso: restando così le cose, per me vi sono quattro possibilità su cinque di non recarmi al seggio nemmeno alle Politiche del 2018; scegliere al massimo Giorgio Fedele – per un partito che mal sopporto, a dir poco.
È nel frattempo iniziata la beatificazione del nuovo sindaco da parte dei mezzi d’informazione (embedded); c’è chi ha usato a proposito della vittoria del centro-destra la locuzione “sussulto di dignità”. Io invece ribatto: gli avezzanesi quando mai hanno avuto un briciolo di dignità? È comprensibile negli anni Trenta per via del conformismo dell’epoca, ma dal 25 luglio 1943 al 25 aprile 1945 con un esercito straniero in casa… Erano tutti in vacanza, erano distratti?
Non si è trattato di una vittoria politica perché i programmi dei sei candidati sindaco erano simili; è successo invece che diversi avezzanesi erano oltremodo arrabbiati per le maniere di Di Pangrazio e ne hanno approfittato per affondare la lama nel segreto dell’urna. (Non sono mai stati dei cuor di leone, come si è appena detto).

Proseguo su questa linea, anche se rischio di prendere delle cantonate perché qualcosa comincia a muoversi.

martedì 27 giugno 2017

Intermezzo

Ho davvero scritto poco sul risultato delle Amministrative ad Avezzano? Dipende dall’immagine che do in generale della situazione locale: vince le elezioni, il candidato che riesce ad accumulare più collettori di voti – anche se questa volta è andata in maniera leggermente diversa. Liquido prima una questione «personale» che ho tralasciato per trattare quell’argomento.
Mi sarebbe piaciuto fare un salto alla Sapienza (Roma) per il funerale di Rodotà, lunedì scorso; per stare lì, semplicemente. È stato un punto di riferimento per me, costante per quanto lontano; ciò che ho ammirato maggiormente in lui è stata la sua autonomia di giudizio che l’ha contraddistinto anche nei periodi passati con una tessera di partito in tasca. Tra i vari ricordi e i «coccodrilli» pubblicati nei mezzi d’informazione dopo la sua morte, riporto un brano che riguarda in qualche modo anche me, chi mi segue da vicino – in senso geografico.
Silvia Truzzi aveva intervistato Stefano Rodotà e pubblicato un lungo pezzo su Il Fatto Quotidiano del 7 settembre 2014. Lei chiede a un certo punto: «E Silone che tipo era?». Il giurista risponde: «Una persona scostante e molto antipatica». Ho sempre immaginato all’incirca così il nostro illustre conterraneo. Ignoro se tale brano sia finito sotto la lente d’ingrandimento degli ultimi agiografi dello scrittore nato a Pescina.

Ci si sente tra un paio di giorni, giusto il tempo di scrivere qualcosa.

lunedì 26 giugno 2017

4 way street 39

L’hanno vista così, fuori: «È in vantaggio il sindaco uscente Giovanni Di Pangrazio, candidato del centrosinistra, sull’assicuratore Gabriele De Angelis, appoggiato dal centrodestra», AbruzzoWeb 24 giugno 2017. Un po’ imprecisa per quello che io ho scritto finora ma meno ipocrita della rappresentazione che ne è stata fatta da queste parti dai protagonisti e dai mezzi d’informazione – di là dell’acclarata permeabilità tra i due schieramenti. Titolava così IlCentro, stamattina 26 giugno: Il centrosinistra perde L’Aquila e Avezzano: Biondi e De Angelis i nuovi sindaci. Che fine ha fatto le liste «civiche», i candidati «civici»? Può chiedersi la stessa cosa a livello nazionale perché sono magicamente ricomparsi negli ultimi giorni i termini «centrosinistra» e «centrodestra» – che ha vinto un po’ ovunque. (Con mio sommo piacere perché non bisognerebbe mai vergognarsi delle proprie idee). Tiene però ancora bene questa: «Gabriele De Angelis ha indubbiamente lavorato alacremente per […] cercare consensi in tutte le direzioni, riuscendovi in generale» (31).
Non è finita come avevo previsto io mesi addietro. Non ha vinto Di Pangrazio, con massimo quattro punti di scarto bensì De Angelis con la (bella) differenza del 7,68%. (L’affluenza alle urne registrata dalla media nazionale è stata del 46% mentre da noi del 55,65%).
Non indago né m’interessa il retroscena di tale vittoria: Avezzano non è una città con la disoccupazione al 2%, un alto tenore di vita, un’università, ricca di fermenti culturali – né lo sarà mai. Nel senso: non è mai stata un posto dove la gente vota chi gli pare, il voto è largamente clientelare e basta convincere qualche capobastone a dirottare i suoi per far prevalere qualcuno. C’entra però anche il voto d’opinione nell’affermazione di De Angelis, in qualche misura – un «ballottaggio stranamente sentito dagli avezzanesi» (37). «Il 56% dei cittadini [42%, calcolando anche noi che non abbiamo votato] non vuole più questa Amministrazione», è stato a suo modo profetico del risultato finale.
Che dire? È cambiata poco o niente Avezzano negli ultimi cinquant’anni (per quello che mi consente di ricordare l’età); ha un alto costo sociale tutto ciò perché il mondo muta da solo e si spende perciò molto per mantenerlo simile o addirittura identico nel corso delle generazioni. Dopo quasi mezzo secolo sono tornati, come per incanto, gli animali nelle manifestazioni di massa, la Settimana marsicana, le corse d’automobili, Palazzo Torlonia e quindi l’«Ente Fucino» come Ursprung (anche Ziel) di chi vive da queste parti – altro che i «valorosi Marsi». I più giovani chiedano ai genitori o ai nonni, a che cosa corrispondeva nell’immaginario collettivo del secolo scorso, l’espressione «Ente Fucino».

(È proprio l’ultimo post sulle Amministrative 2017, grazie per la pazienza dimostrata).