È stato un anno strano di
cui conservo pochissime cose e di scarso rilievo – volendo, potete saltare
direttamente agli auguri. (C’è andata giù duro anche negli ultimi dodici mesi ‘sora nostra’). Che cosa ricordo?
Sono uscito al solito
presto la seconda domenica di febbraio e nel mio giro ho incontrato solo dodici
persone. (Era particolarmente deserta la città). Ognuna accompagnava il proprio
cane.
In primavera sono rimasto a
osservare un bel po’ un tipo con un grosso tubercolo di Darwin. Non ho mai
visto roba del genere, nemmeno al cinema.
(Un retroscena). Mesi
addietro ho scritto sulle foto nel web di quelle sei, sette persone che stavano
arrostendo carne da utilizzare per la cosiddetta Pasqua musulmana. Qual è stata
la mia prima reazione? È come quando all’estero senti gli italiani – perché li
riconosci – rumoreggiare, fare baccano. Vedi gente uguale a te comportarsi in
un modo, come non faresti mai; provi qualcosa che sta tra l’imbarazzo e la
vergogna in quei momenti.
A un funerale nel mese di
settembre, è successo che all’uscita del feretro, quelli usciti dalla chiesa
non si sono mescolati con noi, rimasti fuori. Due popoli, ho riflettuto tra me
e me, non tribù o sette diverse, come succede con maggior frequenza negli
ultimi lustri.
Ho raccontato (5 novembre)
di aver incrociato la carcassa di un grosso uccello presso la ferrovia dello
zuccherificio ma ignoravo che rapace fosse. Era una poiana (Buteo buteo). (Era facile in fondo, sarebbe
bastato soffermarsi sul becco).
Il periodo natalizio è
caratterizzato dagli accattoni in trasferta dalle nostre parti. È andata un po’
diversamente, quest’anno. All’inizio del mese si notavano in giro alcuni colleghi
locali che hanno preceduto, si sono poi confusi con quelli di fuori – ne erano
meno del solito; i nostri però sono a tempo determinato. (Solo camminando sui
marciapiedi ti accorgi che la situazione economica italiana è leggermente peggiorata).
Mi ha talvolta consolato il
web. In un’intervista a IlFattoQuotidiano
(10 dicembre 2017) Battista Liserre 33 anni racconta che se n’è andato a
lavorare fuori dall’Italia. «i politici hanno distrutto tre generazioni di giovani».
Tre. Ok, sono d’accordo.
Ho
scovato questo piacevole pezzo: «Vogliamo parlare di partecipazione ma anche di
trasparenza, coraggio e rispetto per i cittadini, perché il 12 dicembre di tre
anni fa l’allora Sindaco Marino incontrava in un evento pubblico i cosiddetti
“blogger romani”», in Quando l’amm.ne
incontrava i cittadini, in «Diarioromano» 13 dicembre 2017.
Ci
metto anche questo, che crepi l’avarizia: Giancarlo Sociali, Il cerchio si stringe intorno all’archivio
storico di Celano, 28 novembre 2017. (Sta su WordPress).
(Dulcis in fundo). Voglio infine
segnalare il gran lavoro della testata PrimaDaNoi,
del suo direttore Alessandro Biancardi circa le vicende che interessano il
massiccio del Gran Sasso negli ultimi anni.
(Un paio di risposte). 1) Ho preferito
giusto accennare a Gualtiero Marchesi avendolo incontrato solo in un’occasione
e parlandoci pochissimo (2006); mi è però apparso come una persona perbene e a
suo agio nel mondo delle arti. 2) Potevo risparmiarmi il post precedente (28
dicembre) per come sono poi andate le cose? (Sindaco e commercianti hanno fatto
pace qualche ora dopo la mia pubblicazione). No, perché mostro l’ambiente culturale in cui si
producono certe distorsioni della democrazia – pacificazione compresa. Al posto
del sindaco d’Avezzano avrei mandato a quel paese – senza indugi e sul pesante
– le associazioni dei commercianti, altro che giustificazioni e chiarimenti. (Tornerò
tra qualche giorno su questo argomento – per cui ho quasi sbroccato).
Grazie
per l’attenzione in ogni modo e soprattutto auguri a tutti voi, sparsi ai quattro angoli della Terra, per il nuovo anno.
‘So long Marianne | it’s time that we began | to
laugh and cry and cry and laugh |
about it all again’.