Il comunicato-stampa è giocato
su una frase di circostanza – abbastanza usuale, tra l’altro – del nostro sindaco
forse improvvida per un comune cittadino ma non dovrebbe certo scandalizzare
chi fa politica da anni ed è perciò abituato all’enfasi, alla ridondanza, alla
bugia (pietosa o no), all’ampollosità, all’amenità, alla confusione,
all’approssimazione e di peggio da parte dei suoi colleghi. (Non stava certo parlando
di tre milione di metri cubi di cemento da inserire nel prossimo Prg o di un
nuovo acquedotto che porta dall’Austria 10 mc/sec ad Avezzano, in fondo). C’era
più materiale per criticare, attaccare in quest’altro articolo e non solo il
primo cittadino:
L’amministrazione Di
Pangrazio entra in questa vicenda per aver messo a disposizione – 9 e 10
ottobre – un pezzo di centro a un’associazione
(Clan Eventi) che l’ha richiesta per una manifestazione. (Non interessano
passaggi di denaro).
La mancata riuscita della stessa
ha a che fare ancor meno con la cosiddetta «isola pedonale permanente» [sic!]. Spostare l’isola pedonale altrove
apporterebbe – a detta di Verrecchia – dei benefici per «la salvaguardia del
lavoro di tutti quei dipendenti delle varie attività economiche del centro di
Avezzano». Ci si affida alla preveggenza e al catastrofismo in mancanza di una teoria.
(Uscendo da casa non noto più i dipendenti Oviesse dal 3 di questo mese: che
fine hanno fatto? Licenziati, alle Bahamas, cassintegrati, in aspettativa, turismo
sessuale, esodati? Niente di tutto questo, il magazzino è stato trasferito
fuori dal Quadrilatero; io presumo per guadagnare ancora più quattrini).
Il comunicato-stampa del
coordinatore provinciale Ncd si fonda su una qualche relazione tra il tracciato
dell’isola pedonale (la «crocetta» di Luca Montanari) e l’area pedonale richiesta
e messa a disposizione di Risorgimento in
Gusto. Quale? Vi sono delle ovvie relazioni di tipo letterario sul foglio
web ma la realtà è abbastanza diversa: la lunghezza complessiva delle strade
occupate (direttamente, indirettamente) per la manifestazione in questione è oltre
il quadruplo della «crocetta». (Si
nota la riduzione dei due terzi della «crocetta» e il suo spostamento a piazza
A. Torlonia, nella parte propositiva dell’intervento).
Io avrei lavorato a questo
punto sul termine «carnevalizzazione» (© U. Eco) più che su «ridicolo», a
proposito dello scritto considerato.
Mi tolgo infine un
sassolino dallo scarpone. Ricordo oltre quarant’anni fa un concerto allo Stadio
dei Pini di un gruppo che andava per la maggiore in quel periodo (Banco del
Mutuo Soccorso). Saltò per una leggera pioggia e nonostante fosse stato spostato
– con noi spettatori già seduti – dentro un capannone da quelle parti. (Gli
amplificatori di allora erano più grandi e pesanti di quelli di oggi da
caricare, scaricare, montare). Mi è capitato di assistere a diversi generi di
manifestazione, programmati all’aperto e poi finiti a Castello Orsini o in
altro spazio pubblico al coperto ancora per il maltempo: basta accordarsi prima
con il sindaco o con l’assessore alla Cultura e poi, un pezzo di carta scritto
a pennarello. Nient’altro. C’entra di mezzo il rispetto verso il pubblico e i cittadini più in generale in tutte
queste situazioni, secondo me. Chiedo perciò: che razza di manifestazione è se non
si può proporre altrimenti? È forse un pellegrinaggio?
(Non si può spostare Roma, La Mecca, Gerusalemme o Greenwood
Memorial Park). (2/2)