lunedì 30 dicembre 2019

Oops...

Ne ho intoppata un’altra, ne approfitto per rimediare prima della fine dell’anno.
Ho scritto questo: «Non credo – a lume di naso – alla cifra fornita dal Movimento 5 stelle [«137», ndr], dovrebbe mancarne almeno una quindicina)», 17 dicembre 2019. Mi riferivo a un censimento di quel partito riguardante gli alberi recisi e non ripiantati dalle varie amministrazioni comunali che si sono avvicendate negli ultimi anni. Secondo me, perciò, bisognava piantare almeno 152 alberi nel Quadrilatero.
Mi è poi capitato un mio vecchio post sotto il naso: «Il totale è 191 contro 147 dell’anno passato», 23 agosto 2017. Alcune settimane dopo, ho conosciuto un dato più esatto, dovuto al Comune: ne mancava più di uno. (Ho portato avanti da solo certi «censimenti», per anni). Calcolando qualche albero malato abbattuto nell’ultimo biennio, a occhio e croce, si tratta di un numero che supera agevolmente la quota duecento – altro che 137!

Di nuovo: Peace & love. (Sono rimasto molto deluso, arrabbiato per la recente polemica contro Dacia Maraini, il suo pezzo sul Corriere della Sera: è fuori misura farla passare per antisemita – di là del merito si capisce).

sabato 21 dicembre 2019

March of the Rising Sun

Un dettaglio del precedente post ha riportato del successo. «Già, dove li mettiamo?». Un mero dettaglio; esso stava per: dove sistemiamo altri diecimila abitanti dentro Avezzano? C’entrano tutte quelle persone nel territorio comunale, in realtà – servizi compresi. (Qualcuno – a dire il vero – era terrorizzato all’idea di trovarsi in mezzo ad altri diecimila avezzanesi). La stessa domanda non è peregrina ma è da porsi di quando in quando, ai nostri giorni, mostro un paio di esempi recenti.
Lo scorso 14 dicembre, il Movimento 5 stelle ha compiuto una sorta di atto riparatore per placare non si sa bene quale entità soprannaturale, a causa dell’abbattimento dei sette alberi in piazza del Mercato. Piantare alberi, sta divenendo nel senso comune la panacea per guarire i danni all’ambiente dovuti alle nostre attività; come se gli sforzi compiuti da Homo sapiens nell’ultimo mezzo secolo per ridurre la produzione d’inquinanti immessi nell’aria, nell’acqua, nel suolo, fossero stati tempo e denaro sprecati. «ogni albero in più è un passo verso il cambiamento». Non a caso, loro si sono impegnati – non riuscendovi – per far smontare la nuova pista ciclabile al centro: le automobili possono continuare tranquillamente a inquinare, tanto poi ci pensano le piante… (Finché c’è suolo comunale per allocarle, ovviamente).
Prosegue il viaggio di Sergio Di Cintio (Psi) nella periferia e nell’hinterland; i residenti gli firmano degli strani mandati di cui – almeno io – ignoro la pratica utilità. Prendo un brano a caso del suo ultimo comunicato stampa; in esso racconta lo «stato pessimo in cui versano i marciapiedi difficilmente praticabili da persone con disabilità, ma questo riguarda quasi tutta Avezzano» (19 dicembre). Orbene, è raro trovare dei marciapiedi degni di tale nome nella periferia del capoluogo; la maggior parte di essi è larga sì e no mezzo metro e non è – comprensibilmente – utilizzata dai pedoni (abili, disabili, malandati, temporaneamente alticci). Allargare, ricavare dei nuovi marciapiedi oltre il Quadrilatero significa come minimo eliminare dei parcheggi per decine di chilometri. Che succederebbe? (Domani entrerà l’inverno, nevicherà anche da noi. Domanda: in quante strade d’Avezzano riesce a passare uno spazzaneve, pagato da tutti i cittadini?)
Torno all’inizio, nel senso di manovre pre-elettorali. Tre anni fa spuntò la questione della nutraceutica, qualcuno l’utilizzò per la prima parte della campagna elettorale. Non si parlò più dell’argomento, con l’approssimarsi delle Amministrative eppure era un’idea praticabile, a diverse scale e modi. (Quello schieramento politico, com’è noto, vinse le elezioni).
Ci si risente agli inizi di gennaio, buone feste a tutti! Peace & love – con i tempi che corrono…

giovedì 19 dicembre 2019

Radio Chat 14

Un’Ansa di lunedì scorso ha annunciato uno studio Istat. Il giorno seguente, puntualmente, è uscito un (lungo) pezzo su AbruzzoWebItaliani all’estero: via sempre più giovani. L’Abruzzo è una regione per “vecchi”. (Non ve lo avrei girato, a differenza delle altre volte anche se da noi, nessuna testata giornalistica dedica spazio a simili questioni).
È stata la volta del Partito Democratico sui trasporti, ieri (IlFaro24, 18 dicembre); io mi ero preparato a chiedere – al partito regionale –, al solito: è bene migliorare i trasporti tra Roma e Pescara, passando per Avezzano o per L’Aquila? È uscito, poco dopo, un comunicato stampa di gente che sta a duecento metri da dove abito: «Il nostro osservatorio in un apposito studio ha previsto una crescita demografica della sola Città di Avezzano di 10.000 unità in 5 anni con il solo Treno veloce che utilizzerebbe l’attuale infrastruttura». (Civiltà Italiana, in MarsicaLive). Wow, due piccioni con una fava!
Torno all’Istat. Copio dalla sintesi di quel rapporto: «Le proiezioni dell’Istat per il futuro accreditano come altamente verosimile la prospettiva di un’ulteriore riduzione di popolazione residente nei prossimi decenni». Da anni in quelle parti, si parla di diminuzione della popolazione residente nella Penisola, nei prossimi decenni – fino alla metà del secolo. Non solo. Nei prossimi anni, dovrebbe meglio manifestarsi il trend attuale: a) un aumento dei residenti nelle principali città italiane, b) una crescita dell’occupazione negli stessi centri – una dozzina sì e no. (Io preferisco metterla così: primo, crescita degli occupati; secondo, aumento dei residenti).
Orbene, Avezzano per registrare la crescita stimata – «10.000 unità» – ha impiegato, in tempi senz’altro migliori, venticinque anni. («10.000 unità» con «il solo Treno veloce», immagino con un’oculata, azzeccata politica per l’occupazione… Già, dove li mettiamo?). Essa non è una metropoli sia a livello quantitativo sia qualitativo; con molta buona volontà, il capoluogo marsicano può fregiarsi della qualifica di città media meridionale. La sua popolazione è in fase di stallo dal 2015 – diminuisce di una dozzina di abitanti l’anno, al massimo; ha preso, invece, a scendere in maniera sensibile – dove più, dove meno – dal 2004, nella Marsica. (Avezzano è cresciuta per decenni proprio grazie al trasferimento di numerosi abitanti presenti nel suo vasto comprensorio). Si tratta nientemeno che ribaltare questo processo di spopolamento, secondo la proposta che ho preso in esame.
Vengo al sodo. Civiltà Italiana non nomina chi fa parte di tale «osservatorio». (È un peccato ma non grave). Ciò che è invece importante conoscere è la metodologia utilizzata per raggiungere quella conclusione – altrimenti di cosa discutiamo? Qual è?

Si tratta perciò, in mancanza di adeguati chiarimenti, di chiacchiere pre-elettorali indirizzate allo schieramento politico locale di riferimento più che una proposta all’opinione pubblica marsicana. (È un mio eufemismo «chiacchiere»; è stato – comprensibilmente – diverso il taglio della nostra discussione, su WhatsApp).

martedì 17 dicembre 2019

Radio Bar(i) 26

Ho rivisto gente che generalmente si riaffaccia da queste parti all’Immacolata o a Natale. Mi piace parlare con chi vive fuori perché s’interessano abbastanza a quello che succede nel posto dove sono nati, ma lo vivono in maniera sfasata. C’è qualcuno che parla ancora degli alberi in piazza del Mercato; io ho ribattuto che non c’erano più da cinque settimane, che noi adesso viviamo un’altra situazione.
Ho pubblicato ad agosto: «le recenti forti ventate e i flash flood che hanno portato al crollo o al seguente abbattimento preventivo di numerosi alberi, in città», in Scantonamenti, attraversamenti, Aleph editrice 2019, p. 78. Su questo blog: «Si parla di diverse centinaia di alberi da monitorare, su cui intervenire in qualche maniera. | Nel giro di un anno siamo stati aggiornati da più personaggi circa il trattamento da riservare al verde urbano, agli alberi in particolare – come si usa ai nostri giorni, rispetto ai decenni passati. Non si tratta più di questi argomenti purtroppo da mesi, il Comune interviene poco sul patrimonio arboreo della città», 7 novembre 2019. Si trattava, già da allora, di controllare la staticità di almeno decine di alberi, in città – quelli risparmiati un paio d’anni fa ma da tenere sotto osservazione.
Sommando i dati provenienti da due testate locali on-line, i «forestieri» avrebbero un’idea su quanto successo da noi al nostro patrimonio arboreo tra giovedì e venerdì scorsi: sei piante buttate giù dal vento – almeno il triplo dei rametti e rami che avevo segnalato in precedenza, finiti al suolo. Fino al 2017, se ne registrava una di pianta, non tutti gli anni. Non è cambiato nulla da quel 7 novembre, non si hanno notizie del viavai di partiti e associazioni di categoria al Comune che trattino di quell’argomento con Mauro Passerotti. Nemmeno a inviare qualche frase di circostanza a una testata on-line; sono scomparsi anche gli articoli sdegnati, il catastrofismo del passato recente per molto (molto) meno. La penultima volta che, da noi, si è parlato di alberi, è per far sapere che la loro potatura era rimandata dal commissario prefettizio a dopo le festività natalizie – 7 dicembre. (Questione di quattrini per i commercianti del centro, se non fosse abbastanza chiaro).
Cito un titolo, a proposito di feste natalizie: F. Falcone, Aumentano a 87mila euro le spese per luminarie ed eventi, ecco i conti del Natale per la città commissariata, in «MarsicaLive» 16 dicembre 2019. (È simpatico calcolare a quanto ammonta tale aumento).
Vi era un unico aggancio all’attualità e al mio blog: «Il gruppo locale del M5S, infatti, ha eseguito una ricognizione sul territorio cittadino e sembrerebbe che solo nel centro città siano state tagliate, senza essere sostituite, ben 137 piante», 13 dicembre 2019. È ridicolo – in Occidente – in un comunicato stampa, un dato «137» e un condizionale «sembrerebbe». Sono o no, centotrentasette? Ho svolto, com’è noto, la stessa operazione, nell’identica zona, tre o quattro volte nel passato recente, come sa chi mi segue. È questo il dato riassuntivo del mio ultimo «censimento»: «La somma è 147, maggiore della precedente (123)», 1° settembre 2016. (Seguivano i dati, strada per strada, quando il numero era cresciuto. Non credo – a lume di naso – alla cifra fornita dal Movimento 5 stelle, dovrebbe mancarne almeno una quindicina). Ho passato in maniera diversa il mese di agosto negli ultimi tre anni: perché? L’amministrazione De Angelis ha preso a monitorare una parte rilevante del nostro patrimonio arboreo da un punto di vista quantitativo e qualitativo (stato di salute, staticità); ha tenuto costantemente informati i cittadini di tale indagine. Sarebbe stato perciò ridicolo, da parte mia, continuare a girare nel Quadrilatero, da solo; non vado certo a mettermi contro le considerazioni di tre, quattro agronomi circa la salute delle nostre piante; né tantomeno contro le analisi strumentali o di altro genere – quella sui platani, per capirsi. È doveroso ricordare il numero di persone coinvolte e le figure mobilitate da Crescenzo Presutti per ottenere, fornire anche a noi cittadini un’idea dello stato del patrimonio arboreo locale. A proposito dell’ex assessore all’Ambiente, nella prossima pubblicazione in uscita (Disvelamenti), io cito un brano di un pezzo giornalistico: è sufficiente il titolo per capire come siamo messi. M. Sbardella, Presutti: «In questa città mancano mille alberi», in «Il Centro» 18 agosto 2019. Ecco, ho la sensazione che un tale importante, rilevante lavoro di conoscenza sia stato dirottato inesorabilmente verso il regno dell’oblio.

Torno al volumetto stampato ad agosto, per far comprendere come delle semplici operazioni, siano importanti per una collettività – anche come gli avezzanesi siano malridotti per quanto concerne la civile convivenza: «sarebbe quasi bastato il restauro in corso delle aiuole di via C. Corradini [le prime otto, tra via Monte Grappa e via Montello, sulla sinistra, ndr], per far riscoprire ai locali la loro storia contemporanea [stavo parlando delle celebrazioni per il Centenario del terremoto, ndr]; più di un soggetto aveva, infatti, abbattuto le piante che si trovavano lì allocate e chiuso il foro con il cemento o l’asfalto per evitare future piantumazioni. (Sta per democrazia e storia un buco, ad Avezzano)», cit., p. 41.

domenica 15 dicembre 2019

Radio Bar(i) 25

È uscito il discorso circa l’impatto del nuovo complesso Globo sul traffico lungo la Tiburtina Valeria – direzione Roma. Chi ha bazzicato quel tronco, nei primi giorni d’apertura, ha parlato almeno di rallentamenti. (Mi sono fidato di loro, ignorando la situazione – vecchia, nuova – non mettendoci mai i piedi). Ho ribattuto diplomaticamente che sarà tutto finito tra una dozzina di giorni, al massimo. (Dovrebbe aprire sotto Pasqua la parte restante del complesso: si potrà cominciare a monitorare, a ragionare solo da allora. Dovrebbe occuparsene il prossimo sindaco, salvo complicazioni). Ho aggiunto: «Fatti vostri!» – era più colorita la mia espressione, d’accordo.
Due giorni prima dell’apertura (5 dicembre), IlCapoluogo riprendeva dei materiali da Facebook: l’unica nota sull’argomento. Alcuni, in particolare, temevano per il futuro «code e disagi alla circolazione»; bisognava pensarci prima, considerando che ci sono voluti ben dieci anni per chiudere la vicenda.
È stata «colonizzata» negli anni Ottanta del secolo scorso, quel tratto della SR 5. A cavallo tra Spallone e Floris, è stato redatto il piano del traffico (2003). Quella parte del tronco era classificata come la zona commerciale d’Avezzano. È rimasta lettera morta quella questione (Floris1, Floris2, Di Pangrazio, la breve consiliatura di De Angelis). Floris al suo tempo, fu accusato di voler favorire i centri commerciali per aver realizzato l’anello a senso unico – suggerito proprio dal Pgtu appena adottato. Si è ripetuto lo stesso copione con De Angelis: il restyling in piazza Risorgimento, lo spostamento del mercato settimanale nella zona nord, addirittura la pista ciclabile dentro il Quadrilatero, erano operazioni pensate per convogliare gli avezzanesi nei centri commerciali. (Troppi residenti hanno creduto a simili grosse balle).
La zona commerciale ovest ha preso l’aspetto odierno con l’apertura di Ipercoop (2008), sono state aggiunte delle altre strutture negli ultimi anni. Gli avezzanesi hanno ripreso la costumanza metropolitana di recarsi negli shopping center anche per recuperare due carabattole o farsi quattro passi. È già stato segnalato qualche ingorgo a determinate ore della giornata. Avezzano ha preso questa piega e penso che non si potesse far molto per evitarlo. (È bene ricordare anche quei quattro gatti che in bicicletta o addirittura a piedi con le automobili che sfrecciano a pochi centimetri a 50, 60 km/h, si recano a fare acquisti in quei posti – lì , dentro Avezzano no).
In città sono state adottate, per decenni, delle politiche per accontentare alcuni commercianti del Quadrilatero, non si è minimamente pensato invece, alle migliaia di avezzanesi che – da anni – vanno fuori porta per le compere e rischiano di sprecare del tempo durante gli spostamenti. Molti protestano: «Basta spendere soldi al centro!»; la Tiburtina Valeria è, tra l’altro, una situazione in cui vi è lo spazio per intervenire: i servizi dove li piazzo, lungo la fascia esterna della città?

In simili casi, si raddrizza un tracciato, si amplia la carreggiata o si ricava un nuovo percorso. (Ci vuole la volontà di farlo, soprattutto). I miei interlocutori dovrebbero perciò arrabbiarsi sul pesante con chi ha spinto per questo modello di sviluppo, per il tempo perso negli incolonnamenti sulla SR 5, oggi e nei prossimi anni. (Per caso, ho letto la famosa proposta di sistemare il mercato settimanale lungo via XX Settembre, mesi addietro: tout se tient).