venerdì 14 febbraio 2020

p. s.


(Falso allarme). Ho solo parcheggiato un paio di pezzi a futura memoria, per come sono andate le cose nelle ultime settimane; non ho intenzione di proseguire con il blog. Voglio pensare ad altre cose; grazie a tutti, ancora.

giovedì 13 febbraio 2020

Magazzino 2

Mi è capitato di rifiutare un’intervista lo scorso 6 febbraio. C’entrava la mia lettera inviata alla Soprintendenza Baaas il 15 gennaio, pubblicata il 1° febbraio da MarsicaLive – è bene ripetere che non sono stato io a mettere a disposizione il testo –, attribuita al Comitato mobilità sostenibile marsicana. Ho chiarito come stavano le cose – ho sbagliato probabilmente a negarmi.
È spuntata la stessa questione il giorno seguente. Mi trovavo al Comune per un incontro riguardante lo spostamento del mercato settimanale – ero lì per conto del Comitato mobilità sostenibile marsicana. Ho ripetuto, come mi è più volte capitato nelle ultime settimane, che si è trattato di una mia iniziativa e che non avevo intenzione di parlarne, proprio lì. Girava ancora un’informazione fuorviante, nonostante le mie smentite e le precisazioni dei giorni precedenti. (A proposito: si è saputo qualcosa in giro su quella riunione?).
Il mio comportamento è quello generale, comunissimo tra le persone: chiedi giustizia a qualcuno e accetti il verdetto, in silenzio. È diverso nel mondo politico. Un tipo minaccia una querela in un’occasione pubblica, la annuncia su Facebook, egli ne comunica notizia alla presentazione, fa conoscere l’iter alla stampa e se non gli sta bene come finisce, incolpa il giudice politicizzato – sempre sui mass media. È stato questo in fondo il primo passo nel caso che mi ha visto infilare nel tritacarne mediatico: sono stato trattato, con altri, come se fossi un attore in una normale contesa politica e non una persona come tante, impegnata nell’ambientalismo da più di quarant’anni. Di là della maniera arbitraria nel sistemare un comune cittadino in uno schieramento politico anziché in un altro, io chiedo: quali erano le fazioni in lotta nella vicenda del mercato degli ambulanti a febbraio 2020? Risposta: nessuna, perché già nella primavera 2019, l’amministrazione De Angelis aveva deciso di far tornare il mercato settimanale nel Quadrilatero. I consiglieri comunali, gli assessori della passata Amministrazione erano perciò tutti d’accordo su quel punto – è ridicolo cantar vittoria da parte di qualcuno.
Vi è di più. Ricordo bene l’inizio della vicenda. Furono danneggiate cinque automobili di figure legate all’amministrazione De Angelis; Leonardo Casciere (assessore alla Sicurezza) parlò di «metodo mafioso per imporre il proprio volere ad ogni costo», 25 settembre 2018. Rammento anche il clima che ha preceduto il famoso incontro al Comune con gli ambulanti – l’anno passato – perché mi trovavo lì, impegnato nell’organizzazione della Giornata nazionale della bicicletta 2019. Mai vista tanta gente e tante forze dell’ordine in quell’edificio; era palpabile la tensione, senza dubbio. Dopo aver raccontato anche tutto questo su una testata giornalistica, più di uno dà in pasto a una pubblica opinione, ancora molto polarizzata, un cittadino come tanti ma senz’altro meno «coperto» rispetto ad altre figure.
La vicenda, letta sugli organi d’informazione locale, è intrisa d’ipocrisia. Scorrendo il pezzo Mercato del sabato – Avezzano paralizzata per 500 euro lordi e «spese e cocci sono tuoi» – in Site, 7 febbraio 2020 –, ho letto di disagi di chi risiede nei luoghi dei mercati settimanali. Io avevo già scritto: «Ricordo gente infastidita per il mercato settimanale quando si svolgeva lungo viale G. Mazzini, poi – fino a qualche settimana fa – intorno a piazza A. Torlonia e dire che alle 15, era già tutto pulito – almeno la sede stradale», 27 ottobre 2018. Riprendendolo in seguito, aggiungevo: «Nei giorni seguenti, più di qualcuno residente nella zona di via G. Garibaldi (sud), si è rallegrato per lo scampato pericolo dovuto al mancato spostamento del mercato settimanale, proprio dalle sue parti. […] La questione in realtà è abbastanza semplice: moltissimi, (quasi) tutti vogliono il mercato del sabato ma nessuno, preferisce tenerlo sotto casa», 5 novembre 2018. È il segreto di Pulcinella, il disagio dei residenti nei giorni di mercato. (Ho anche messo in giro a proposito del restyling in piazza del Mercato che «la realtà era più varia della rappresentazione che è stata proposta da diversi soggetti: si sono registrati favorevoli, contrari e indifferenti, come sempre succede nella vita sociale», in Disvelamenti, 2019).
Il nostro giardino pubblico (ottocentesco) appare non di rado negli oltre duemila post che ho pubblicato tra il 2006 e lo scorso gennaio, nelle mie ventitré pubblicazioni dedicate ad Avezzano. «Nel giorno di mercato (sabato) più di uno andava a pisciare a pochi metri di distanza in piazza A. Torlonia (chi, non importa) e qualche altro abbandonava cartacce, scatole e buste di plastica (chi, non importa), che restavano in quel posto fino al lunedì. Era agevole ripulire bene e in poco tempo la zona asfaltata una volta ripartiti gli ambulanti, mentre era difficoltoso per i mezzi meccanici e gli operai trovare e recuperare i rifiuti sparsi nei prati, dietro le siepi e sotto gli alberi. […] È opportuno perciò sistemare il mercato del sabato ovunque, tranne che intorno ai giardini pubblici, in questi giorni di restauro più di ieri – in stato d’abbandono da decenni», 3 ottobre 2018. Anche questo: «Negli ultimi quattro cinque anni, ho visto più volte qualche accompagnatore di cane che lo lasciava pisciare tranquillamente dopo averlo fatto montare su una panchina di marmo; non ci penserei perciò minimamente a sedere su un tale arredo dopo due o tre giorni dall’ultima pioggia. Mi sono un po’ scandalizzato nel vedere un buzzurro far entrare il proprio cane dentro la fontana monumentale, ma solo la prima volta – una decina d’anni fa», 26 ottobre 2018. (Non lo lessero i canari né soprattutto le canare, per mia fortuna).
Contro chi ero schierato quando pubblicavo «Nominando questo posto Giardini Alessandro Raffaele Torlonia o più modestamente Villa comunale, tali denominazioni avrebbero richiamato un elemento come il recinto: abbiamo dopotutto una situazione simile a Castello Orsini. I giardini pubblici in Italia sono generalmente tenuti aperti dalla mattina al tramonto» (Beth, 2018, p. 8)? È facile dire De Angelis per via della data di edizione; poi più avanti scrivo che è, invece, materiale risalente all’estate 2016... Con chi io mi sono schierato – insieme a centinaia di altre persone – quando affermavo che piazza A. Torlonia è stata abbandonata per trent’anni? Con chi altro, quando nella penultima pubblicazione sulla mia città mi dilungo, forse troppo, a descrivere l’attuale stato dell’edificio adibito a ufficio postale poco dopo il terremoto del 1915? (Per capirsi, via Mazzarino).
Ho insistito con diverse persone, a proposito della mia lettera, di essere solo uno dei 42mila residenti. Io sono dei 42391 anche il primo che ha scritto questo, «Sul lato sud del castello si nota un foro per l’areazione dei camerini ricavati durante il restauro, negli anni Novanta. È preferibile spiegare meglio: ad Avezzano è stata bucata una cinta muraria probabilmente progettata da un importante architetto militare, in una delle costruzioni più antiche. (Ignoranza, superbia da parte di più di un soggetto)», in Scantonamenti, attraversamenti, 2019, p. 46. Se ne vergogneranno mai gli avezzanesi? (È una domanda retorica, ça va sans dire).
Torno al citato pezzo dello scorso 7 febbraio; spunta questo dato – non un’emozione o un sentimento: «112 ambulanti (di cui almeno il 60% non sono di Avezzano)». Nel senso che il commissario prefettizio – ergo: gli avezzanesi – ha acconsentito a tutti i «desiderata» di gente proveniente da fuori. Io però non ci trovo nessuno scandalo, è stato sempre così a mia memoria – di là di G. M. Nieddu (Democrazia Cristiana). In poco più di un anno, gli avezzanesi andati a votare per le Regionali hanno eletto uno che è stato paracadutato da Roma e hanno accettato i diktat di alcune decine di ambulanti forestieri. Non è finita. Il candidato sindaco dell’alleanza politica che ha i numeri per vincere piuttosto agevolmente le prossime Amministrative al primo turno, sarà scelto – per l’aria che tira – ugualmente da fuori. (Il siluramento di Gabriele De Angelis da parte degli «aquilani» faceva in realtà parte del pacchetto).

Mi sono accorto in quest’occasione che avrei problemi a far passare – di questi tempi, con il clima che è stato fabbricato – il mio pensiero presso le testate giornalistiche locali: va alla grande l’ambientalismo che parla del fiorellino in cima al monte Salviano o dell’uccellino che canta sul Velino, guai però a parlare della fabbrica che scarica abusivamente in un canale o dell’inquinamento nel centro dovuto agli scarichi delle automobili perché è facile passare per quello che vuole mettere sul lastrico decine di famiglie. (Per non parlare degli spazi pubblici…).

mercoledì 12 febbraio 2020

Magazzino 1

Mi sono ritrovato in un tritacarne mediatico, per un paio di settimane. Ho provato a tirarmene fuori, finché ho tenuto aperto il mio blog (30 gennaio 2020); posso ora solo raccontare tale vicenda su questa testata. (Premetto: è una storia da provincia profonda, da paesino di montagna).
Ricordo i primi tempi della mia attività nelle associazioni ambientaliste. Il mio nome e cognome, la mia firma (a penna), non è mai apparsa nei comunicati forniti ai giornali per conto anche di altre persone: c’era solo il nome dell’associazione. E basta. C’erano il mio nome e cognome solo nel caso di comunicati scritti a titolo personale, ancora su questioni ambientali – dovrebbero ricordarlo quelli rimasti alla redazione del Messaggero. (Mi riferisco agli anni Ottanta del secolo scorso).
Tutto comincia con una serie di riflessioni personali inviate al quotidiano regionale, tra cui questa: «Dietro vi è anche l’insana idea che in un qualsiasi spazio pubblico, può farsi di tutto anzi, proprio tutto. La malridotta pavimentazione del catino in piazza Risorgimento e la stessa situazione di piazza A. Torlonia prima del suo restauro – dopo decenni d’incuria –, dimostrano quanto sia sbagliata una simile concezione», 14 gennaio 2020.
Ho scritto una lettera, da privato cittadino, alla Soprintendenza Baaas (Chieti) il 15 gennaio 2020. Volevo evitare che piazza A. Torlonia divenisse un ricettacolo di rifiuti con la nuova posizione del mercato settimanale – com’è successo in precedenza, per anni. (Non ho informato testate giornalistiche di sorta circa la mia iniziativa).
Per risparmiare quello che è poi successo – con un’intensità che francamente non mi aspettavo –, mi sono dimesso da presidente del Cmsm il 18 gennaio 2020. «per evitare ripercussioni di sorta sull’associazione», ho divulgato la notizia alcuni giorni dopo (AvezzanoBlu2, 25 gennaio 2020).
Riporto adesso la versione apparsa sulla stampa del pezzo citato all’inizio: «Dietro vi è anche l’insana idea che in un qualsiasi spazio pubblico, può farsi di tutto anzi, proprio tutto. La malridotta pavimentazione del catino in piazza Risorgimento (ospita il mercato del mercoledì) e la stessa situazione di piazza A. Torlonia prima del suo restauro – dopo decenni d’incuria –, dimostrano quanto sia sbagliata una simile concezione», in m.s., Mercato in centro, ora scattano le verifiche, in «Il Centro» 21 gennaio 2020. È interessante anche il sottotitolo: «Pantaleo (Comitato Mobilità) contrario al rientro». Tutti hanno preso quel brano come la mia – ma non solo – contrarietà sia al rientro del mercato settimanale nel Quadrilatero sia a quello dei locali, il mercoledì. Ho pubblicato per maggiore chiarezza: «i lastroni “bianchi” spezzati in particolare –, mostra che va evitato l’ingresso a massicce strutture e a pesanti mezzi meccanici considerando il danno provocato [in piazza Risorgimento]. (Per essere più chiaro: non si tratta di camioncini, furgoni o apette degli ambulanti)», in AvezzanoBlu2, 25 gennaio 2020. Il giorno precedente, avevo pubblicato il testo originale inviato alla testata e riportato in parte da essa (AvezzanoBlu2, 24 gennaio 2020); in quelle righe non è menzionato il tratto della pista ciclabile lungo via XXIV Maggio. Domanda: non è almeno strano – agli occhi di chi redige un pezzo – un simile comportamento da parte del presidente di un’associazione impegnata nella mobilità sostenibile? Il rimbrotto che ho buscato dalle associazioni di categoria intervenute il giorno seguente (Fiva, Cidec, Confesercenti) deriva da questo equivoco – se così si può chiamare, per il momento. (Cfr. m.s., Mercato in centro, spuntano le regole, in «Il Centro 22 gennaio 2020). Chi mi ha seguito sul blog, sa che ho consigliato più volte negli ultimi mesi – in modo pragmatico – di andare in giro con la rolletta alla ricerca di sezioni stradali adeguate al bisogno. «misure». Ho sempre parlato di strade, non di luoghi particolari (Quadrilatero, periferia, fascia inter-quartieri; municipio, stazione, zona commerciale, nucleo industriale, eccetera); è successo l’ultima volta, proprio su questa testata: «via Montello, via G. Garibaldi o altra strada» (18 gennaio 2020).
Sono stato avvicinato da una testata giornalistica locale la mattina di quel martedì: come spiegare loro che mi ero dimesso da presidente, da pochi giorni? M’intervistano e nel pomeriggio spunta fuori questo titolo: Mercato Avezzano in centro, no del Comitato Mobilità Sostenibile, in «InfoMediaNews» 21 gennaio 2020. Si è fatta un’idea sbagliata, chi non è andato oltre il titolo; in ogni modo, era confermato il frame del Centro. (Tale ritornello è andato avanti per inerzia – ma non solo quella – in altre testate giornalistiche, nonostante le numerose smentite e precisazioni di quello che è stato fatto diventare il principale protagonista: me stesso).
Pubblico questo, per chiarire la mia posizione e anche quella del Comitato mobilità sostenibile marsicana: «Nessuno ha […] parlato di interdire il Quadrilatero agli ambulanti, né di mercoledì né di sabato» (Cfr. AvezzanoBlu2, 26 gennaio 2020).

Un po’ di calma fino allo scorso sabato. Mi segnalano un pezzo, F. Falcone, Mercato del sabato, Pantaleo scrive alla Regione: rivedere il progetto, deturpa un patrimonio storico, in «MarsicaLive» 1 febbraio 2020. In esso è riportata la mia lettera alla Soprintendenza e il mio nome è nuovamente associato a Cmsm; io invio una smentita alla redazione nella mattinata (ore 11,22) per posta elettronica: «non c’entra […], nella vicenda, il Comitato mobilità sostenibile marsicana». L’articolo non è modificato – bastava un lieve ritocco –, scivola ben presto nella zona bassa e il giorno seguente esso scompare dalla pagina principale. Domanda: non era uno scoop? Il pezzo è interessante per due motivi. 1) Nel mio testo non è mai nominata, né si allude – anche in questo caso – al tratto di pista ciclabile lungo via XXIV Maggio. Non è strano – almeno e di nuovo –, agli occhi di un qualsiasi redattore, un simile atteggiamento per un presidente o per la stessa associazione che si muove nel campo della mobilità urbana? 2) Si è saputo del contenuto di una lettera inviata a un ufficio distante un centinaio di chilometri, mentre non si conosce nulla circa un esposto a Mauro Passerotti – commissario prefettizio ad Avezzano –, firmato e consegnato dal sottoscritto il 17 gennaio 2020. (Era pronto da giorni ma è facile, in ogni modo, da collegare a Cmsm; non vi era bisogno di farlo conoscere ai mezzi d’informazione anche in questo caso). Cito, «Il breve tratto curvo della pista ciclabile che, provenendo da corso della Libertà s’immette in piazza del Risorgimento, non è protetto per i ciclisti»; esso faceva seguito a un comunicato stampa Cmsm: «suggeriamo al commissario prefettizio di prolungare in qualche maniera la fila dei piccoli cubi di pietra fino a raggiungere il cordolo della pista ciclabile proveniente da corso della Libertà per proteggere i ciclisti in quel tratto curvo», 29 ottobre 2019. Nello stesso pomeriggio esce questo: F. Trinchini, Mercato di Avezzano in centro città, il comitato Mobilità Sostenibile chiarisce la propria posizione, in «MarsicaLive» 1 febbraio 2020. Si tratta, in realtà, di un comunicato risalente al 22 gennaio 2020, pubblicato il giorno stesso su Site; in esso appare – nuovamente si capisce – il pensiero dell’associazione ed è espressa preoccupazione per il tratto di pista ciclabile su via XXIV Maggio: che fine farà? Leggo poi una supposizione – non una notizia: «Il mercato provoca una spaccatura fra il Comitato Mobilità Sostenibile e il suo presidente», in Mercato di Avezzano. Il Comitato Mobilità Sostenibile prende le [distanze] dal suo presidente, in «Espressione24» 1 febbraio 2020. È ancora l’ormai stagionato comunicato stampa di dieci giorni prima, in nome del direttivo dell’associazione. Tale firma – insolita per i nostri tempi, d’accordo –, intendeva comunicare proprio la coesione nel gruppo dirigente dell’associazione. Era davvero tanto difficile da decifrare? (Site, 4 febbraio 2020)

giovedì 30 gennaio 2020

What Am I Doing Here

Ho accennato alla «sistematica presenza di vele pubblicitarie» lungo il perimetro di piazza A. Torlonia, nell’«inedito» dello scorso 24 gennaio. (Ne trovo sempre una parcheggiata in un lato, di volta in volta).
Il sindaco Mario Spallone fece – con il senno di poi: maldestramente – capitozzare gli alberi intorno a Castello Orsini per far risaltare il vecchio maniero; nessuno ha portato avanti un simile discorso nel caso di cui sto trattando. Durante la campagna elettorale per le Amministrative 2017, ho mostrato su questo blog di non apprezzare per niente quelle tre o quattro vele con i «faccioni» onnipresenti in piazza Risorgimento: la Piazza. Anche in periodi normali, io noto un paio di vele pubblicitarie costantemente parcheggiate in quelle parti. (È segno che la gente ci va, non è vero che quel posto è diventato un deserto dopo il restyling – come ripetono alcuni, a pappagallo). È però poco decoroso per la città.
Ho ripescato questo di recente, ancora a proposito dei nostri giardini pubblici: «Negli ultimi quattro cinque anni, ho visto più volte qualche accompagnatore di cane che lo lasciava pisciare tranquillamente dopo averlo fatto montare su una panchina di marmo; non ci penserei perciò minimamente a sedere su un tale arredo dopo due o tre giorni dall’ultima pioggia. Mi sono un po’ scandalizzato nel vedere un buzzurro far entrare il proprio cane dentro la fontana monumentale, ma solo la prima volta – una decina d’anni fa», 26 0ttobre 2018.
La vicenda che ho appena finito di raccontare mi ha sorpreso – non me lo aspettavo nemmeno in lontananza e alla mia età –, prostrato in qualche maniera; ho bisogno di staccare la spina. Per dimostrare in giro che sono favorevole ai centri commerciali più che rintracciare brani compromettenti nei miei numerosi scritti, bisognerebbe sorprendermi almeno dentro quei capannoni. (Ringrazio chi mi è stato vicino). Sono pessimista per il futuro di Avezzano per via della neo-borghesia cafona che ha preso a dominare dagli anni Ottanta del secolo scorso – i comuni cittadini fanno anch’essi, purtroppo, la loro parte...

È il mio ultimo post, ovviamente – ‘Go your way, I’ll go mine’.

martedì 28 gennaio 2020

Democrazia in salsa avezzanese

La vicenda del ritorno al centro e intorno a piazza A. Torlonia del mercato settimanale d’Avezzano è istruttiva per avere un’idea dei rapporti sociali, tra i residenti nel capoluogo marsicano.
È stato evocato in quest’occasione, impropriamente, il termine dialogo: è passata, alla fine, la piattaforma di un’unica parte – quella degli ambulanti, degli esercenti posti nella zona del municipio. Il commissario prefettizio non ha perciò dovuto comporre interessi diversi, conflittuali di sorta. Prendere tutto in blocco, o lasciare. (Non andava bene via Montello, via G. Garibaldi o altra strada come lochéscion – i locali sono usi obbedire agli ordini provenienti dall’esterno).
Non si è trattato di un vero e proprio ritorno al passato; via XXIV Maggio è solcata da mesi da una pista ciclabile ed è perciò diversa rispetto a due, tre anni fa. Dalla quasi conclusione della vicenda – se n’è saputo qualcosa lo scorso 9 gennaio – non si conosce ancora il suo destino. (È parte del tratto più frequentato della città). Quella fettuccia è passata da uno spazio voluto da un’amministrazione comunale (auspicato in qualche modo dal Pgtu nel 2003), progettato – a disposizione dei ciclisti –, a una pista ciclabile almeno octroyée. Perché concessa, può essere revocata in qualsiasi momento. Non abbiamo un’isola pedonale, però c’è quella «estiva», per quattro ore serali – a uso dei locali. Che vai a dire ai pedoni che, nelle sere d’estate, passeggiano comodamente sulla pista ciclabile che scorre lungo via G. Marconi? È stata inventata nella campagna elettorale 2017 l’espressione «pista ciclabile estiva»: qui siamo ben oltre sommando i sabati alle fiere, alle manifestazioni, all’isola pedonale estiva. Sembra la descrizione di un luna park più che di una città.
È bene citare alcune narrazioni dietro questa decisione.
Ha funzionato l’insana idea che in un qualsiasi spazio pubblico, può farsi di tutto anzi, proprio tutto. La malridotta pavimentazione del catino in piazza Risorgimento e la stessa situazione di piazza A. Torlonia prima del suo restauro – dopo decenni d’incuria –, dimostrano quanto sia sbagliata una simile concezione. Un elemento per noi storico, un tema collettivo come i giardini pubblici, è identico al parcheggio di piazza Martiri di Capistrello o quello lungo via Cavalieri di Vittorio Veneto.
Gli affari che vanno male ai negozianti è, da un paio di decenni, il basso continuo che dirige la vita amministrativa locale. La crisi del comparto commerciale risale in realtà, da noi, all’inaugurazione dei primi magazzini sulla Tiburtina Valeria negli anni Ottanta del secolo scorso, ha inciso una contrazione della popolazione nel comprensorio e nelle aree che hanno come riferimento Avezzano (Reatino, Sorano) negli ultimi quindici anni e infine, vi è stata l’affermazione del commercio elettronico nell’ultimo lustro. La situazione resterà così anche nei prossimi trent’anni, a detta dell’Istat, per quanto concerne la popolazione; ricordo anche diversi compaesani che percorrevano oltre cento chilometri per le compere nei centri commerciali, fin dagli anni Novanta.
Come hanno reagito i commercianti avezzanesi difronte all’arrivo di grossi gruppi economici, ad Amazon? Come comportarsi per invertire queste tendenze? Hanno – come associazioni di categoria – imbalsamato un pezzetto di Quadrilatero, appellato «isola pedonale» un restyling per meglio opporvisi, proposto l’ossimoro Centro commerciale naturale. Diversi commercianti, invece, si sono riposizionati sul mercato, com’è fisiologico; vi è chi ha adottato l’orario continuato.
Io mi espongo forse troppo per questioni di tipo ambientale, però mi chiedo: chi consente, prolunga l’esistenza dei centri commerciali della zona? (Pochi, troppi, così-così). Si tratta, in realtà, migliaia di (silenti) avezzanesi con i loro acquisti e la loro presenza in quei magazzini – ci vanno anche per passeggiare, considerando com’è malridotto il centro da alcuni decenni. Vale lo stesso discorso per Amazon: nessuno ne parla mai in giro, però il martedì mattina io noto, non di rado, il sorriso di quel marchio stampato sui cartoni della raccolta differenziata.

Vi è anche un elemento soggettivo, per quanto spesso ripetuto: non era obbligatorio, da parte delle amministrazioni comunali e – in questi giorni – del commissario prefettizio, credere a simili fandonie. (Site, 18 gennaio 2020)