lunedì 24 giugno 2019

Appunti

Mollo il blog per qualche giorno perché voglio chiudere la pubblicazione sulla periferia d’Avezzano. Rimando le noterelle sulla situazione politico-amministrativa locale anche perché finiranno prima sul Martello del Fucino.
In caso dovessi tirare per le lunghe, vi propongo un paio d’appuntamenti.
Il 6 luglio alle 17 presso Vieniviaconme, Alfredo Mignini e Enrico Pontieri presenteranno Qualcosa di meglio. Biografia partigiana di Otello Palmieri, Pendragon 2019.
Il sabato seguente, nello stesso posto alle 18, sarà inaugurata la mostra fotografica In bicicletta tutti i giorni, di Venezio Venditti – durerà una settimana.

(Rivedo un po’ d’amici in giro, finalmente! Ci si risente).

sabato 22 giugno 2019

L'aggiunta

In passato ho ridicolizzato chi considerava la seconda tranche del restyling in piazza Risorgimento un’isola pedonale. Ho ripetuto, riferito alla questione in ballo in questi giorni, che i lavori seguiranno «un progetto», qualcosa d’indivisibile.
È fuori luogo, perciò, ribattere che gli steli di legno sarebbero migliori di quelli metallici previsti, che una copertura di ghisa è tutt’altra storia rispetto al vetro e il plexiglas o che non vi è nessun rapporto tra alberi e la copertura progettata – com’è successo davvero. Ciò che resta dell’amministrazione De Angelis ha diffuso di recente un comunicato in cui chiariva che: «il permanere di alberi di tale dimensione e tipologia, genererebbe un aggravio per la manutenzione delle nuove coperture in vetro che andranno realizzate»; si riferiva più che all’accumulo quotidiano di polvere, alla caduta di foglie in autunno – meno problemi con (più) alberi più bassi. (Cfr. G. Antenucci, Piazza del Mercato di Avezzano, parlano gli ex consiglieri e assessori: progetto presentato alla città già un anno fa, in «MarsicaLive» 13 giugno 2019). Non solo, «la tipologia del lavoro non consente la permanenza delle alberature esistenti così come posizionate attualmente [poiché] il loro apparato radicale metterebbe a rischio la tenuta statica dell’opera» – roba da progettisti anche questa. (Si può confutare l’una e l’altra, volendo. Se si hanno gli argomenti). La seconda è sicuramente applicabile alla mattonatura riferita al primo progetto di restyling targato Di Pangrazio: avrebbe infastidito l’impresa, lavorare su un fondo irregolare. Avevo anche malignato sul fatto che qualche ruspa avrebbe danneggiato qualche fusto o almeno le radici durante i lavori (6 giugno u.s.). Rientra anche questo nella categoria ipocrisia.

Durante l’adolescenza ascoltavo Mick che cantava: ‘Send me dead flowers to my wedding | And I won’t forget to put roses on your grave’.

giovedì 20 giugno 2019

Gli alberi degli altri 3

Una tale iniziativa è inquadrabile come il primo tassello della campagna elettorale per le prossime Amministrative (2020). Essa serviva un po’ per finire sulle testate giornalistiche, un altro po’ per impedire agli avversari di realizzare un progetto e poi servirsene per rinfacciarglielo in altra occasione. Gli alberi erano perciò solo un pretesto.
Riprendo l’ampio schieramento degli ambientalisti a orologeria. (Una parentesi. Ho apprezzato al suo tempo sia i nazisti dell’Illinois nel ripulire la pineta nord sia i grillini nel compiere la stessa operazione nella zona sud-est. Avranno probabilmente avuto i loro torbidi interessi a comportarsi in quella maniera: hanno entrambi lasciato quei posti migliori di come li hanno trovati. Chiusa parentesi). Abbiamo il partito organizzato, la vecchia volpe della politica con i «voti in banca», il collettore di voti e il piccolissimo gruppo. Tra un anno, saprà tale schieramento capitalizzare questa (mezza) vittoria? Qualcuno sì, qualche altro no. Movimento 5 stelle, CasaPound Italia, Potere al Popolo!, Verdi per l’Europa – ammesso che si presenteranno tutti –, comprenderanno a conteggi conclusi d’essere stati utilizzati come comparse e anche gratis, soprattutto gli ultimi tre. (Avrà notato la quantità e la qualità della copertura mediatica concessa a quelle tre mattine chi non si masturba con Facebook).
Il terzo elemento di questa vicenda è perciò il dilettantismo politico.
(Bonus track 1). Tra le raccomandazioni al commissario prefettizio, si legge: «realizzazione della nuova Piazza del mercato, e verifica della possibilità di mantenimento delle quattro piante (platani) di memoria storica», ancora TerreMarsicane 11 giugno 2019. Gli alberi di cui si è discusso in questi giorni sono sette; erano quattro quelli nel progetto targato Di Pangrazio non andato in porto, che prevedeva l’abbattimento solo dei tre lungo via C. Battisti per ricavare un parcheggio. Un lapsus? Come fa il Movimento 5 stelle a firmare un simile documento e poi capeggiare un gruppo di persone che vuole risparmiarli tutti e sette? E poi: come la mettiamo con quelli del «forno a microonde»? Nel senso: chi è contrario tout court al progetto di restyling in piazza del Mercato.
(Bonus track 2, Radio Chat). Mi è pervenuta l’espressione «ciclisti col papillon», rivolta anche a me che non vado in bicicletta da almeno sedici anni e non indosso una cravatta da quasi diciannove – il secondo matrimonio del mio editore. Il papillon s’indossa per la serata non ricordando male, anche se mi torna alla mente Bruno Zevi (1918-2000) che procedeva leggero nei corridoi della nostra facoltà con il suo farfallone nel primo pomeriggio. Non ho mai visto gente in bici con il papillon negli ultimi sessantaquattro anni. Un pensiero articolato? Non ha voglia di discutere o non sa farlo chi ripete – a pappagallo – simili definizioni pescate probabilmente nel web. Si trasmettono delle idee, dati, pareri, informazioni e documenti quando ci si confronta con gli altri. È perciò, un voler intralciare, anche impedire lo scambio tra persone, scrivere che X è anche gobbo, Y è anche una zoccola, Z porta le corna con disinvoltura. Che dire? Vi trovo un misto di auto-repressione, arroganza e anche una generosa cucchiaiata d’invidia.

Sì è proprio un fondale tirato su per un’operetta. (Dovrei ancora aggiungere). (3/3)

martedì 18 giugno 2019

Gli alberi degli altri 2

Nel post dell’11 giugno, ho ricostruito l’inizio di tale vicenda: 7 marzo 2018. L’ambientalista è quel tipo che dice generalmente: «Sì, ma…» oppure «No, ma…». («No all’energia dal fossile ma sì a quelle rinnovabili»). Per il politico esiste generalmente sì o no: può permettersi il lusso di cambiare spesso idea, soprattutto nel Meridione dominato dal clientelismo più becero nei rapporti sociali. Il primo è quello che deve giustificare, aggiungere un’altra possibilità ai suoi dinieghi, mentre il secondo no. L’ambientalista prenderebbe a scrivere a testate giornalistiche, amministratori, altre associazioni, non appena conosciuto il contenuto di un progetto che non approva – 15 mesi fa nel nostro caso. Il tempo serve per trovare alleanze, accordi e soluzioni. Il partito, il sindacato e l’associazione di categoria protestano all’ultimo momento – come mi dimostra l’esperienza – perché sono pesci che nuotano nella stessa acqua, dove sono in vigore le stesse regole. Deriva dalla mia età la domanda: chi hanno presentato o sostenuto alle Amministrative 2017 Auser, Cisl, Movimento cristiano lavoratori? (Il meccanismo della «cinghia di trasmissione» non ha riguardato solo Pci e Cgil per decenni, in Italia). Un’altra prova: «ristabilire un rapporto di seria e rispettosa collaborazione con le associazioni di categoria locali», auspica il gruppone degli ex consiglieri comunali, l’11 giugno 2019. Ergo: interessi di categoria sì, quelli pubblici o diffusi, no. La cosa più ridicola è quando, nel loro copione, questi personaggi infilano un ambientalismo vintage, fuori dall’attuale dibattito – ne ho già trattato lo scorso 10 giugno. (È consigliabile da parte di un ambientalista, spingere per rimuovere qualche chilometro quadrato di asfalto e cemento inutile, più che non far sostituire sette alberi seppur «secolari» o «storici», ad Avezzano. Arrabbiarsi con i sushi bar…).
Ho citato nel blog almeno tre volte l’abbattimento di alcuni pini su via M. Kolbe durante la lunga campagna elettorale per le Amministrative 2017 – c’entrava perciò l’amministrazione Di Pangrazio. È finita lì, non sono stati piantati nuovi alberi al loro posto. Ci fosse stato qualche soggetto che abbia detto o scritto mezza parola di protesta, allora come in seguito, nel lungo elenco che ho pubblicato nel precedente post. Potrei citare degli altri casi durante le amministrazioni Spallone, Floris e Di Pangrazio. Gabriele De Angelis è stato quello che ha piantato nuovi alberi al posto dei recisi più degli altri tre sindaci appena nominati: è bene riconoscerlo, senza bisogno di elaborati calcoli.
(Facebook). Mi hanno raccontato di qualche commento che ha provato ad avvicinare i riottosi. «Alberi» e «pista ciclabile» sono due cose diverse: lo so bene e perciò li posso scrivere tra virgolette però hanno dei legami tra loro. E poi: poteva chiedere l’adesione a quella manifestazione – a me, all’associazione cui appartengo –, il Movimento 5 stelle dopo essersi lungamente speso per impedire, sabotare, rimuovere la nuova pista ciclabile? Per capirsi: uno che va in bicicletta o a piedi produce meno, più o le stesse sostanze inquinanti di chi si muove con un mezzo a motore privato? Per abbassare l’inquinamento atmosferico è necessario, essenzialmente, ridurre la quantità delle sostanze che noi v’immettiamo; ben vengano gli alberi – vecchi, nuovi, così-così, tanti-tanti-tanti, poi.

Spunta un secondo elemento: l’ipocrisia. «ipocriìa (ant. ipocreìa e pocriìa) s. f. [dal gr. ὑποκρισίη, forma rara per ὑπόκρισις «simulazione», der. di ὑποκρίνω «separare, distinguere», e nel medio ὑποκρίνομαι «sostenere una parte, recitare, fingere»]». Il solito, provvidenziale, amato dizionario Treccani. (2/3)

domenica 16 giugno 2019

Gli alberi degli altri 1

Riprendo la vicenda del Carnevale dei giorni scorsi. Dovevano iniziare i lavori per il restyling di piazza del Mercato, martedì scorso e invece è stato tutto rimandato per l’opposizione di alcuni eterogenei soggetti al taglio degli alberi. Li cito tutti: Auser, CasaPound, Cisl, Conalpa, Csv, Lega, Movimento 5 stelle, Pd, Potere al Popolo!, Verdi per l’Europa. Si tratta di partiti, sindacati, un’associazione di volontariato, una non-profit e una di pensionati. Per il terzo soggetto, il quarto, il quinto, il sesto e l’ottavo, la mia domanda è: tutta? (Oppure: tutto?). Il capofila della protesta è stato M5s Avezzano. Avevano mostrato la stessa contrarietà al taglio di alcuni alberi, anche una serie di ex consiglieri comunali: D. Aratari, M. Babbo, C. Carpineta, D. Di Berardino, G. Di Pangrazio, M. A. Dominici, F. Eligi, L. Francesconi, G. Gallese, M. Natale, P. Pierleoni, V. Ridolfi, L. Rosa, R. Verdecchia. (Cfr. TerreMarsicane, 11 giugno 2019).
Vi sono due faglie secondo me in questa vicenda. La prima è quella tradizionale tra chi possiede una cultura classica, purtroppo rimasta agli anni Cinquanta del secolo scorso e chi invece, quella scientifica. La seconda faglia è costituita dalle differenze tra il modo di comportarsi del mondo politico e quello tipico degli ambientalisti.
Non ci s’intende tra chi definisce «storico» un albero che fa parte del verde pubblico di una città e un qualsiasi uomo che impiega conoscenze di tipo scientifico e perciò utilizzate anche nel campo ambientalista. «Un Albero», «Un albero è un albero» mentre dall’altra parte: πάντα ῥεῖ, tutto scorre. (Eraclito non era uno scienziato). Perché altrimenti proporre, registrare e poi soprattutto, far funzionare definizioni come: giardino privato, verde pubblico, vegetazione spontanea, zona di protezione esterna, vivaio, parco naturale, bosco ceduo, riserva integrale? Si ha perciò un’altra percezione, attribuisce un diverso valore a una betulla, faggio o altra pianta quando essa si trova in uno di questi otto ambienti – ve ne sono di più nella realtà che costruiamo collettivamente. Mi spiego meglio. Non si può portare Gabriele De Angelis in un’Aula di giustizia perché vuole recidere sette alberi; finisce sotto processo chi, invece, ne taglia tre dentro un’area protetta; qualcuno ti porta davanti al giudice se strappi solo un solo filo d’erba in una riserva integrale. Ho citato anche «albero monumentale» nel post precedente e ho ricordato anni addietro come alla base del caso Rigopiano, ci fosse un diboscamento; ho ripetuto più volte che è pericoloso eliminare alberi, arbusti e cespugli lungo le sponde di un fiume – di là della brutta fine che fanno i pesci.

Ecco ricavato un primo elemento in questa vicenda: il bigottismo. (1/3)