(Dovrei
parlare della nevicata, in realtà). Nel precedente post non ho per nulla dimenticato
di citare il malumore – vero, presunto – della parte «civica» (Aratari, Cipollone,
Dominici, Pierleoni o solo due di loro) dell’alleanza elettorale targata De
Angelis e ciò era chiaro secondo me. Mi spiego meglio.
Le liste
civiche nascono in Italia a cavallo tra gli anni Ottanta e i Novanta del secolo
scorso; esse sono state senz’altro favorite dall’elezione diretta del sindaco
(1992). Costituisce o propone una simile lista chi pur trovandosi dentro un
partito, cerca di allargare il proprio consenso; vi sono anche delle
associazioni che provano a rendere più incisiva la loro azione nella società
attraverso una presenza nell’istituzione locale. Tale avventura – che non ha
lasciato una traccia tangibile nella vita politica e amministrativa italiana –,
è terminata alla fine degli anni Novanta. Almeno secondo me. I partiti politici
hanno continuato a promuoverle – sono comode per nascondere di tutto –, mentre
chi operava nel sociale (ambiente, handicap di vario genere, ecc.), ha
generalmente smesso perché lo considerava tempo sprecato: gli elettori erano
puntualmente irriconoscenti.
Non voto per
abitudine alle Amministrative ma non mi sarei recato ugualmente alle urne
l’anno scorso: cinque candidati
sindaci su sei erano portati,
infatti, da liste civiche e l’unico contrassegno nazionale, era di un gruppo
che considerava se stesso non un partito bensì un movimento e cosa peggiore,
dichiarava essere né di destra né di sinistra.
Trattando
delle scorse Amministrative mi sono inizialmente fidato – com’è normale e
soprattutto corretto –, di ciò che i candidati hanno messo in circolazione. Ho avuto
però un ripensamento alla luce dell’esperienza, dell’incrociare alcuni dati –
non molti –, com’è noto. Vi saranno certo numerose persone – appartenenti alle svariate
liste – che oggi, con il senno di poi, si sentono usate in qualche modo da chi nel
2017 gli ha proposto una candidatura: sono fatti
loro. (Nel caso particolare: un conto è puntare a uno o massimo due
consiglieri, un altro è avere come obiettivo la maggioranza dei seggi e perciò,
la poltrona più alta).
È
comprensibile altresì, almeno secondo me, come la mattina del 26 febbraio De
Angelis (centrodestra) abbia attaccato la Regione Abruzzo (centrosinistra) per
la sua – vera, presunta – mancata collaborazione nella manciata di mesi in cui
egli è sindaco. (Inoltre). Vuoi che un sindaco avezzanese, civico – che più locale non si può –, resista alla
voluttà di votare, appoggiare un candidato all’uninominale alla Camera che è un
perfetto sconosciuto, per giunta di
fuori? No! Cerrrrto che no.