sabato 3 novembre 2012

KsLT 26

 L’Abruzzo e in modo particolare la sua fascia appenninica è considerata una zona poco pregiata, a giudicare il numero delle attività pericolose che vogliono trasferirvi. (Non c’è mai stata alcuna contestazione alle aziende tessili, metalmeccaniche, alla cartiera o allo zuccherificio).
Gli stessi abitanti hanno una percezione vaga dei territori che occupano e della loro storia, eppure quello dello storico locale o dello studioso di storia locale è un passatempo piuttosto diffuso nella popolazione. Udita nella recente campagna elettorale, dalle mie parti: «Avezzano, unico caso del centro Italia, cresce demograficamente perché cresce economicamente». (Si dice il peccato, ma non il peccatore e il partito dello stesso peccatore).
Avezzano, a livello demografico, si comporta né più né meno come le altre città medie della dorsale appenninica: cresce drenando abitanti da paesi più e meno vicini. Assorbe e rilascia gente verso le città
più grandi nella Penisola e all’estero: si tratta di laureati, in genere. Essa attira abitanti, più che clienti per i suoi numerosissimi negozi, i suoi bar e il suo teatro. (Potendo interessare: i veicoli in uscita sono di poco maggiori di quelli che raggiungono il capoluogo marsicano – è un dato pubblico). La città attrae – dal dopo-terremoto – i costruttori più dei commercianti e degli operai, per la facilità di procurare affari, data la fragilità (è un termine volutamente inappropriato) delle istituzioni locali.
Non è tempo sprecato osservare, a livello continentale, la situazione della fascia appenninica. Bisogna capire perché si sono prodotte tante realtà dissimili tra loro: è un lavoro di tipo storiografico. (Tanti paesini, sono scomparsi per crisi economica, catastrofe ecologica, isolamento, altro?). C’è chi sta meglio di noi e vi sono i paesi di vecchi dell’Appennino lucano e calabrese.
Non hanno dato frutti particolari, le politiche ventennali di contenimento dello spopolamento nell’Appennino ligure ed è l’unica regione italiana in cui la popolazione non cresce. Il WWF teramano punta a rilanciare con l’iniziativa Borghi Attivi, alcuni nuclei abitati dell’Abruzzo colpiti dal terremoto del 2009 (Fontecchio, Pescomaggiore, Santa Maria del Ponte, Fano Adriano, Civitella Casanova). E’ bene cominciare ad enunciare certi problemi anche da noi, se non vogliamo farci sorprendere. Le soluzioni prospettate possono essere non le migliori, ma si possono cambiare: l’importante è non sprecare del tempo prezioso. (3/3)

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