lunedì 2 febbraio 2015

Naked


Mi è capitato di spiegare più volte un mio recente disegno ad amici e conoscenti, nelle ultime settimane. Provo ad anticipare eventuali altre richieste.
Ho disegnato per la prima di copertina di un libro, l’estate scorsa (G. Nicoli, Le radici ritrovate, 2014). Ho tratto «ispirazione» da una sua lunga citazione a pagina 24, tratta da un libro già trattato da queste parti tre anni fa: C. Magris, L’infinito viaggiare, 2005. La riassumo. Il paesaggio conserva i tratti della sua storia: «il paesaggio è la stratificazione di terra e storia». (Si può conoscere la storia di una vallata o di una conca andando a spasso, come amo ripetere).
Era difficoltoso rappresentare una situazione del genere su un foglio di carta da acquerello da passare allo scanner (di formato A4) e ho ripiegato su un oggetto meno spazioso e complicato ma che funzionava allo stesso modo: una città. La città conserva anch’essa la propria storia nascosta dentro di sé.
È nata così l’idea della ziggurat rovesciata. Essa rappresenta in sei strati e in parte la storia di una qualsiasi città del Vecchio continente. Gli strati – molto «disegnati» ma dello stesso colore –, indicano le varie «epoche» di una città, da quando gli umani hanno iniziato a praticare l’agricoltura 8-9mila anni fa e perciò, essi hanno preso a essere stanziali e a costruire agglomerati. Chi stava (sta) nello strato superiore non poteva (può) vedere, ciò che era (è) avvenuto in precedenza però poteva (può) capirlo. Ho usato colori vivaci (funi, scale) per indicare gli strumenti per scoprire e rappresentare il passato.

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