Mi è capitato di spiegare
più volte un mio recente disegno ad amici e conoscenti, nelle ultime settimane.
Provo ad anticipare eventuali altre richieste.
Ho disegnato per la prima
di copertina di un libro, l’estate scorsa (G. Nicoli, Le radici ritrovate, 2014). Ho tratto «ispirazione» da una sua lunga
citazione a pagina 24, tratta da un libro già trattato da queste parti tre anni
fa: C. Magris, L’infinito viaggiare,
2005. La riassumo. Il paesaggio conserva i tratti della sua storia: «il
paesaggio è la stratificazione di terra e storia». (Si può conoscere la storia
di una vallata o di una conca andando a spasso, come amo ripetere).
Era difficoltoso
rappresentare una situazione del genere su un foglio di carta da acquerello da
passare allo scanner (di formato A4) e ho ripiegato su un oggetto meno spazioso
e complicato ma che funzionava allo stesso modo: una città. La città conserva
anch’essa la propria storia nascosta dentro di sé.
È nata così l’idea della
ziggurat rovesciata. Essa rappresenta in sei strati e in parte la storia di una
qualsiasi città del Vecchio continente. Gli strati – molto «disegnati» ma dello
stesso colore –, indicano le varie «epoche» di una città, da quando gli umani
hanno iniziato a praticare l’agricoltura 8-9mila anni fa e perciò, essi hanno
preso a essere stanziali e a costruire agglomerati. Chi stava (sta) nello
strato superiore non poteva (può) vedere, ciò che era (è) avvenuto in
precedenza però poteva (può) capirlo.
Ho usato colori vivaci (funi, scale) per indicare gli strumenti per scoprire e
rappresentare il passato.
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