Sono cresciuto con le lotte dei cittadini per l’apertura al
pubblico di grossi spazi verdi ex privati nelle maggiori città italiane. Leggo
questa notizia e non me ne rallegro:
Non mi fido molto,
conoscendo il posto dove abito e soprattutto, chi ci vive.
Conosco poco ma più di
tanti avezzanesi il luogo in questione e penso, che sia il caso di andarci con
cautela, prima di pensare qualcosa di diverso. Il luogo – ciò che ne resta –, è complesso, delicato e bisogna conoscerlo
bene, prima d’intervenire. Sapere tutto quello che contiene.
Ho l’impressione che si
voglia aprire il parco al pubblico, indiscriminatamente. (Nel senso: a persone
che sono disinteressate per qualche motivo a quel luogo e a tutto ciò che esso
contiene). Ho paura che si badi molto alle cosiddette emergenze e si tralasci l’abbondante
«resto», se così si può definire. (Come se si potesse separare le due cose). Diverrà
un location come tante, fin quando
andrà di moda; una quinta per spettacolini di quart’ordine. (Temo soprattutto per
la «neviera»).
Condivido la tua sfiducia. D'altra parte siamo coetanei. E d'accordo sulla delicatezza del luogo; e ancora un poco di sfiducia: chissà se si vuole valorizzare il luogo o valorizzare qualcosa d'altro, più terribilmente terra-terra. Occupazione dei simboli, occupazione tout court, gestione e valorizzazione e forse svalutazione...Intanto i servizi all'agricoltura: diminuiranno? Ah, la Marsica.
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