Nei mesi estivi è
costumanza sparlare delle manifestazioni culturali ma io preferisco continuare
con la vicenda delle nostre Amministrative e poi si capirà il perché. È
cambiato qualcosa alla luce dei risultati e degli avvenimenti seguenti? Penso
di no.
Abbiamo finora assistito al
fenomeno delle liste d’appoggio che racimolavano il 3 o 4% a favore dei partiti
nazionali (vecchi, nuovi); nella recente tornata elettorale è successo invece
che tali liste e i raggruppamenti politici si siano attestati sulle stesse
percentuali. È facile chiedersi a questo punto: chi appoggia chi? Il successo è
stato ascritto al «civico», diplomaticamente da parte dei partiti strutturati.
(Era una delle possibilità legate al modo di votare a queste latitudini,
manifestatasi in quest’occasione).
Io mi sono esposto fino a
scrivere che era meglio rimanere con la passata Amministrazione per non dover
rinunciare per un periodo a una serie di rapporti facilitati sia con la Regione
sia con lo stato centrale – dello stesso colore politico. Mi chiedo, dopo
alcune riunioni di sindaci (freschi, freschissimi) della provincia aquilana e
l’imminenza delle elezioni provinciali: è ancora valido ciò che ho scritto all’inizio
del mese? Sì e lo spiego. (La vicenda delle Provinciali certifica il passaggio
delle pratiche locali a un livello superiore; il sindaco ha sostituito il
classico capobastone, sono anche eliminate le residue incrostazioni ideologiche).
Qualcuno mi ha ricordato di
recente che chi parla di «riequilibrio» delle aree interne rispetto alla costa
come oggi fa l’«alleanza» elettorale che ha vinto le Amministrative e non solo
ad Avezzano, ripete ciò che io scrivo da anni. Io invece ripeto da alcuni
lustri che l’Abruzzo interno deve pesare di più a livello regionale – senza
specificare in quale campo. Non parlavo di comuni particolari, né di quelli più
popolosi come espresso da detta «alleanza» elettorale; bisognava farsi sentire tutti
quanti e, una volta ottenuto qualcosa, spartirsi il bottino secondo l’ampiezza
dei singoli comuni.
E poi: in qual maniera
riequilibrare? Si può soprattutto riequilibrare un territorio?
Io sono rimasto generalmente
della stessa idea, anche se, dopo il post-terremoto nell’Aquilano (2009) e i
suoi riflessi nella Marsica, ho più di un dubbio sul capoluogo della nostra
Provincia e di Regione. Avrei almeno qualche remora a impostare un’azione
comune con gli aquilani, soprattutto da quando a più di qualcuno è balzata in
mente la bella idea della linea ferroviaria Roma-Pescara passante per L’Aquila.
(Le liste «civiche», dovrebbero conoscere bene il luogo in cui esse operano,
anche se capita di rado una simile situazione mentre gli si perdona di tutto
una volta fuori dall’ombra del campanile).
In un simile gioco ci guadagna
il politico di mestiere in occasione delle elezioni più che il territorio, la
collettività nella sua quotidianità.
Negli ultimi vent’anni ho
scritto più volte che la Marsica deve farsi intrigare dalla geografia, per qualsiasi
tipo di progettazione. Amenità per amenità, sarebbe stato più utile raccontare
in giro negli ultimi anni che eravamo i discendenti dei «valorosi Equi» più che
dei Marsi. (Vacanza
si spera breve anche questa volta, per mettere di nuovo a posto il computer).
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