sabato 1 luglio 2017

Throw the baby out with the bathwater 3

Infilarsi in un simile tunnel per antipatia soprattutto, ma anche risentimento, invidia, rivalsa, vendetta – comprensibilissime tutte e cinque, ci mancherebbe –, nei confronti di Di Pangrazio (1 e 2), è stato un errore politico. (Succede non di rado che la Regione o il governo centrale metta a stecchetto e per anni, un piccolo comune dal diverso colore politico). Formulo nuovamente la domanda: chi ci guadagnerà questa volta, qualche persona o almeno un pezzettino di collettività? Valeva la pena lacerare una simile rete di rapporti a noi favorevoli in qualche maniera per la situazione d’incertezza che ora si prospetta? Potevamo soprattutto evitarci la scomoda situazione in cui ci siamo appena cacciati, seppur a maggioranza, democraticamente? Certo.
Parto dal primo insuccesso del sindaco precedente (4 way street 2). È possibile che proprio nessuno dei tecnici consultati per la prima giunta abbia accettato di far parte per tre o massimo quattro mesi (netti) della prima giunta comunale? In fondo non gli si chiedeva mica di fare lo spaccapietre gratis sei giorni su sette, eppure hanno rifiutato tutti pur non avendo nulla da rimetterci. (C’era l’estate di mezzo e poi una volta ti si sfascia la macchina sull’autostrada, la visita cardiologica improrogabile, la morte della zia a cui eri legatissimo…). È finita così perché? (In senso politico, s’intende). È avvenuto questo ma nessuno dei partiti della maggioranza come dell’opposizione, si è mai interrogato sui motivi di tanti dinieghi mentre l’origine dei problemi di cui sto trattando in questo lungo post risiede tutta lì, in quei brevi incontri a due di cui si è scritto pochissimo e su cui si è riflettuto per niente, risalenti alla primavera 2012, non nell’estate 2015 o all’inizio del 2016. Che cosa bolliva allora in pentola, esattamente? Perché tanto tacere: conveniva alla classe politica locale, all’establishment più in generale? Lo stesso «fumarsi» in media tre assessori l’anno è stata presentata come cronaca all’opinione pubblica più che una serie di fatti collegati, da leggere invece in chiave politica. Il «Sistema Di Pangrazio» è stato denunciato da chi fa politica, solo durante la scorsa primavera perché montato in fretta e furia a partire dall’ottobre 2016, oppure perché ordinato dall’ex-sindaco su Amazon al posto del solito uovo pasquale?
Abbiamo oggi la possibilità di osservare da vicino il frutto avvelenato nato dalla personalizzazione della politica (fine anni Ottanta) e dalle usanze arcaiche della popolazione locale – ad averci gli occhi buoni, s’intende. Gabriele De Angelis sarà un altro sindaco «dimezzato», come più di un suo predecessore? Vedremo. (Nonostante mi sia scappato questo in tempi non sospetti, 4 way street 30).
Durante la campagna per le Amministrative ho smontato il frame «asfalto elettorale», ripetuto a pappagallo fino allo sfinimento e applicato non di rado in modo improprio quando non ipocrita. I fondi elargiti agli edifici religiosi, a San Bartolomeo (Avezzano) in particolare, in prossimità delle elezioni non sono invece stati bollati dal locale centro-destra (adesso possiamo finalmente chiamarlo con il vero nome) come «incenso elettorale» bensì catalogabili alla voce: «recupero e valorizzazione» – la chiesa è l’ultimo tabù delle tribù locali. Eppure i mezzi d’informazione ne avevano trattato in un paio di occasioni nei primi mesi dell’anno; MarsicaLive in particolare titolava: «Fondi a fiume per le chiese della Marsica, […]» lo scorso 30 aprile 2017. Ciò che mi ha maggiormente irritato, soprattutto da parte dei cinque candidati contrari a Di Pangrazio è stato il loro silenzio proprio sui nostri quattrini: promessi, entrati, trattenuti; sul loro uso. Perdonate il solito esempio; avremo a disposizione una cifra a sei zeri (Masterplan) per sistemare aiuole, piantare alberelli e fiorellini ma non sapremmo a chi rivolgerci – sopra di noi – in caso di lavori urgenti a un pezzo della rete idrica o di quella fognaria – non la Sagra del Finocchio o quella del Tonno rosso atlantico. (Pochissimi potranno apprezzare le nuove verzure, i festoni o i fiorellini nel Parco Torlonia – che resterà ancora chiuso alla cittadinanza come solito e per sua fortuna –, al contrario dell’asfalto del peccato calpestato ormai da tutti quotidianamente, nonostante l’orrore iniziale di moltissimi avezzanesi colpiti nel loro orgoglio di elettori). Muti tutti e cinque, quegli altri candidati su tale argomento, come pesciolini – anche i giovani buffamente accigliati e inutilmente loquaci che aspiravano ai seggi posti più in basso. Erano tutti d’accordo con simile finanziamento ottenuto attraverso il famigerato «Sistema Di Pangrazio»? (Tralascio ovviamente la vicenda del nuovo municipio, ingessata ormai da anni).
De Angelis si è tolto lo sfizio non indifferente di «fare la spesa» nella maggioranza – è bene rimarcare: da esterno –, mentre comunemente succede il contrario. Mi auguro solo che i nuovi arrivati utilizzino adeguatamente la competenza di Goffredo Taddei, già mostrata seppur brevemente al Comune, in precedenza.

All’ingresso d’Avezzano sostituirei il mendace e fuorviante ‘Nec sine marsis nec contra marsos triumphari posse con il recente ma soprattutto più appropriato: ‘Magna, bbive e zitte!’, per meglio orientare chi capita da noi giusto per qualche brutto scherzo del destino. E adesso: avanti a tutta birra con la vendita della ferrovia dell’ex-zuccherificio! (3/3)

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