Scrivo qualcosa sugli
eventi culturali estivi ma giusto en passant. Le manifestazioni che si stanno
tenendo in questo periodo sono state organizzate, infatti, con larghissimo
anticipo dall’Amministrazione precedente: con chi la prendo se non mi
piacciono? (Con chi protesta chi mi chiede di scriverci sopra?).
Secondo me è più produttivo
scrivere qualcosa sull’idea dominante di
evento culturale ad Avezzano. In generale è invitato un qualsiasi personaggio televisivo a ripetere anche in parte ciò che comunemente svolge sul
piccolo schermo o a ricevere un premio. Era così dieci, trenta, cinquant’anni
fa; gli avezzanesi facevano ugualmente la fila per ammirare da vicino il divo
di turno. (Non c’è mai stata, né ci sarà mai un’età dell’oro della cultura
avezzanese perché essa coincide con lo spettacolo, con l’effimero nella testa
dei residenti). Nelle manifestazioni a basso-bassissimo budget si fa invece appello solo al grande nome; tanto per citare:
Mozart, Raffaello Sanzio, Dante, Shakespeare. (Chi ha qualcosa da ridire contro
solo uno di quei quattro?). È passato il tempo in cui si provava a copiare – di
là dei risultati ottenuti – manifestazioni di livello nazionale e si sta
sprofondando in un deteriore provincialismo. Simili iniziative servono tuttora,
generalmente a migliorare l’immagine di chi le organizza e le promuove, come ho
scritto in altre occasioni.
Non mi aspetto molto perciò
né dalle Amministrazioni, né dai privati; non mi lamento di ciò che passa il
convento ed evito certe occasioni senza patemi d’animo.
Penso che la cultura
dovrebbe servire a migliorarci, a farci essere diversi da quello che siamo,
altrimenti si cade nei circenses. (Per
restare in tema, le migliori manifestazioni dell’anno passato sono state: Musica Nera, Sentieri di carta).
(Un sassolino nella
scarpa). Il comunicato citato nell’ultima parte del post precedente in verità
mi ha infastidito non poco; in esso ho trovato citato quattro volte il termine
tolleranza. Ho poi riletto giusto come gesto apotropaico un vecchio libretto
che conservo: R.P. Wolff, B. Moore jr, H. Marcuse, Critica della tolleranza, Einaudi, collana Nuovo Politecnico, 1968.
(Lire 500, potendo interessare). Capisco che – anche – per questioni
anagrafiche non tutti conoscano «uncle Herbie» e compagnia bella: vabbè; idem per Michel Foucault (buonanima
anche lui), qui abbiamo delle persone che ignorano perfino le parole recenti
dell’attuale pontefice che le riguardano – «Chi sono io per giudicare?». Il mio
giudizio «politico» non è perciò positivo.
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