Tempo addietro, io mi sono
appassionato alle Amministrative della Capitale. È tutto partito per caso dalla
rimarchevole differenza tra ciò che amici e conoscenti mi raccontavano della
città in cui vivono da anni e il programma dei principali competitori alle
elezioni. Ho trovato scarsa consonanza anche tra i programmi amministrativi
degli altri candidati-sindaco oltre ad Alemanno e Marino e gli sfoghi dei miei
amici. Mi sono fatto l’idea che un sindaco, non potendo cambiare la propria
città perché la conosce poco o affatto, si limiti all’ordinaria
amministrazione.
È andata un po’
diversamente da noi, ma giusto un po’. A giugno è uscito PER informazione al cittadino e non ne ho trattato per le mie note
vicende. Ne ho trovato scritto qualcosa giusto da queste parti:
Parto proprio dai pezzi
esaminati anzi, qualche rigo prima.
Pagina 10 inizia così: «Abbiamo
cominciato a superare la spaccatura
innaturale del tessuto urbano tra la zona nuova a nord e la parte storica
della città» e serve a introdurre il rifacimento e l’ampliamento di uno dei due
marciapiedi del sottopassaggio lungo via don Minzoni.
Cominciamo. «spaccatura innaturale del tessuto urbano».
Le città sono costruite incessantemente dagli uomini e non spuntano dalla terra
come le querce, i cespugli o i funghi. Bastano loro poche linee-guida per
tirare avanti per millenni, com’è avvenuto a Roma dove il sistema delle vie
consolari non è stato mai scardinato nemmeno durante l’età dell’oro dei «palazzinari».
Si è prodotta una «spaccatura»
da noi perché non ci si è attestati alle costruzioni lungo via don Minzoni o a
ridosso della ferrovia per ampliare la città: è una questione di tipo
urbanistico. Non ci si è mai accorti o non ci si è mai voluti accorgere, negli
ultimi 30-40 anni, stava spuntando una periferia mostruosa senza servizi, spazi
sociali e verde pubblico. Dentro le amministrazioni che si sono succedute nel
periodo considerato, nessuno ha mai pensato di metterci una toppa. Ci voleva una
piazza, a dirla tutta: uno spazio racchiuso tra gli edifici in grado d’attrarre
persone. Punto. Domanda senza risposta: si può fare ancora, con lo spazio e con
la gente a disposizione?
I sottopassaggi per
collegare le due parti della città sono stati eseguiti al risparmio. (Ho
dimenticato di scrivere che il 4 novembre 2011, ho percorso per la prima e
ultima volta il marciapiede a sinistra del sottopassaggio lungo via L’Aquila. Non
è frequentato dagli esseri umani, a giudicare dalla sabbia accumulata e dalle scarse
impronte lasciate da animali di passaggio).
Il Pgtu e il Cmsm, hanno
consigliato alle amministrazioni comunali l’ampliamento del sottopasso della
stazione ferroviaria, per migliorare l’accesso al centro cittadino ai pedoni,
facilitarlo ai ciclisti e permetterlo ai disabili, nell’ultimo decennio.
L’iniziativa del sindaco va in questa direzione, all’incirca ed è lodevole, in
ogni modo. (N.B.: stiamo parlando solo di mobilità).
Usare gli strumenti
dell’ingegneria del traffico per risolvere questioni urbanistiche e architettoniche,
è però velleitario.
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