Provo a
raccontare storie recenti che mi hanno interessato e di cui non ho potuto
scrivere.
Ho notato
qualche operaio del Comune intorno all’albero con la chioma mozzata di piazza
Risorgimento, la mattina dell’11 giugno. Sono passato da quelle parti nel primo
pomeriggio e la pianta non c’era più. Ho dato poi un’occhiata al tronco e mi
sono reso conto che non era così malata come sembrava, anzi. (Sto parlando
della vicenda del busto a Camillo Corradini).
Una domanda:
si poteva fare un’operazione del genere? No, secondo me – almeno dopo aver
letto la Legge regionale n. 12 (28 maggio 2013), art. 6, c. 2.
Io pongo
delle obiezioni di un altro tipo.
Non riesco ad
abituarmi all’idea di continuare a vedere gli alberi che circondano la piazza
per tre lati come dei semplici alberi. Non ci riesco io e quelli più vecchi di
me. Io me li vedo ancora scolpiti come fino a pochi anni fa: le loro chiome
erano dei perfetti parallelepipedi di foglie. Girano ancora vecchie e nuove cartoline
che danno un’idea precisa in proposito. Esse non si potevano perciò considerare
delle semplici piante o degli alberi ornamentali e servivano per far leggere
meglio l’enorme e poco italiana piazza, in mancanza d’edifici di una congrua
altezza. La continuità di quella cortina verde (curata o meno) è stata interrotta
dal busto all’ultimo politico locale degno di nota; la posizione del monumento
introduce un elemento d’ambiguità nella stessa piazza.
L’ignoranza e
la trascuratezza hanno in tal modo vinto sull’architettura e sulla (nostra) storia.
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