mercoledì 5 febbraio 2014

LIW 2


Veniamo a noi, provando a far funzionare l’idea di backyard, di vicinanza all’abitato (nostro, ovviamente) con tre esempi.
1) Ho posto inizialmente sul vecchio blog la questione del fabbisogno energetico alla notizia di nuovi impianti nel Fucino (torcia al plasma, PowerCrop e vari «termovalorizzatori») nell’estate 2007. Per farla breve: abbiamo bisogno di quanta energia nella Piana? Per quanto tempo? Serve qual tipo d’energia? La questione della «prossimità» era secondaria per me e solo per la centrale PowerCrop.
2) L’opposizione (vittoriosa) alla mega-discarica di valle dei Fiori, è questione di backyard? No. C’entravano più che altro la quota e la posizione della stessa più che la distanza dalle abitazioni.
3) Il signor Barnaba Y scava un quintale di pietrisco o di sabbia alla metà esatta del Po. Alcuni padani si arrabbieranno di brutto – a 20, 50, 100 o 300 chilometri prima e dopo il prelievo. (Trecento chilometri nella terra dei mille campanili e dei particolarismi!). Quanto […] è grande il backyard, nel nostro caso? Risposta: è un cortiletto di 71mila chilometri quadrati. Si tratta di un pezzo d’Italia grande quanto la superficie dell’Abruzzo moltiplicata per sei.
C’è molto che non funziona nel pensiero del backyard, da tempo. (Come definire invece la sindrome o la malattia della magistratura che talvolta blocca gli impianti, contestati dai «Nimby»? Malati – durante il lavoro – anche i magistrati?). (2/2)

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