Veniamo a noi, provando a
far funzionare l’idea di backyard, di
vicinanza all’abitato (nostro, ovviamente) con tre esempi.
1) Ho posto inizialmente
sul vecchio blog la questione del fabbisogno
energetico alla notizia di nuovi impianti nel Fucino (torcia al plasma,
PowerCrop e vari «termovalorizzatori») nell’estate 2007. Per farla breve:
abbiamo bisogno di quanta energia
nella Piana? Per quanto tempo? Serve qual tipo d’energia? La questione della
«prossimità» era secondaria per me e solo per la centrale PowerCrop.
2) L’opposizione (vittoriosa)
alla mega-discarica di valle dei Fiori, è questione di backyard? No. C’entravano più che altro la quota e la posizione
della stessa più che la distanza dalle abitazioni.
3) Il signor Barnaba Y scava
un quintale di pietrisco o di sabbia alla metà esatta del Po. Alcuni padani si
arrabbieranno di brutto – a 20, 50, 100 o 300 chilometri prima e dopo il prelievo. (Trecento chilometri nella terra dei
mille campanili e dei particolarismi!). Quanto […] è grande il backyard, nel nostro caso? Risposta: è
un cortiletto di 71mila chilometri
quadrati. Si tratta di un pezzo d’Italia grande quanto la superficie dell’Abruzzo moltiplicata per
sei.
C’è molto che non funziona nel pensiero del backyard, da tempo. (Come definire
invece la sindrome o la malattia della magistratura
che talvolta blocca gli impianti, contestati dai «Nimby»? Malati – durante il
lavoro – anche i magistrati?). (2/2)
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