Il luogo ha preso perciò ad
attrarre – perciò anche a sopportare – un maggior numero di persone rispetto ai
decenni precedenti. (I suoi nuovi frequentatori sono stati attratti dalla
diversa situazione o sono stati spinti dalla mancanza di spazio sociale intorno
alla loro residenza?).
La nuova «pavimentazione»
mettendo in ombra i vialetti radiali, ha ridotto l’area dedicata ai pedoni; in
pratica: un maggior numero di persone
concentrate in uno spazio minore. È lecito a questo punto chiedersi: come se la cava adesso? (È uno spazio
pubblico e deve pescare frequentatori anche oltre il Quadrilatero; è però –
insieme a piazza Risorgimento –, uno dei due luoghi della socialità in una
cittadina di 42mila abitanti).
Non se la passa bene in
realtà e non solo per l’incuria delle amministrazioni comunali che si sono
succedute. Incontri gente che passa intere mattinate, pomeriggi o serate, da
quelle parti. Qualcuno – alla fine – ha scoperto il vantaggio di distendersi
sull’erba, mentre i vialetti una volta cavate o distrutte le basse siepi, sono
indistinguibili dalle due tipologie di prato (maltenuto e spelacchiato). I vari
ambienti di piazza Torlonia sono perlopiù fusi tra loro: è divenuta uno strano
luogo in cui le persone sostano o transitano dove capita – a piedi, di corsa,
in bicicletta. Negli anni Zero è stata riscoperta e consolidata come luogo – o
come fondale – di manifestazioni estive (pubbliche, semi-pubbliche, private). È
però sbagliato parlare di sovraccarico di funzioni o di persone. Un giardino
(pubblico) regge meno bene di una piazza fatta in pietra come quella centrale
il carico dei nuovi frequentatori; si tratta di spazi che reagiscono in modo
diverso alla pressione degli stessi. Spetta ancora al Comune modellarlo come
spazio sociale, evitando l’attuale situazione di degrado: c’è bisogno di una
nuova idea – di là dell’annosa scarsa manutenzione. Non è semplice, me ne rendo
conto, ma va evitato il coinvolgimento di privati – com’è successo per il
centro. (Fossi un amministratore, ci farei un pensierino per il centenario del
terremoto).
Il bisogno da qualche tempo – genuino o indotto –,
di cacciare gli spacciatori di sostanze illegali mostra che piazza Alessandro
Torlonia è divenuta una no man’s land.
(2/2)
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