(Quando non c’è il gatto, i
sorci ballano). Ho copiato una notiziola, all’inizio dell’anno: il nostro
sindaco vuol entrare nel parco Sirente-Velino – [sf], Avezzano punta ad
entrare nel parco Sirente Velino in «Il Centro» 2 gennaio 2014 e Fabio
Iuliano, Vincoli o vantaggi? È battaglia
sul taglio del parco Sirente-Velino, in «Il Centro» 3 gennaio 2104. (Sono
mancati i commentatori, nell’edizione online).
Ricordo gli anni Ottanta,
spesi tra puntate qua e là in Abruzzo per perorare con manifestazioni la causa
di qualche nuovo parco o per difendere zone pregiate da intenzioni d’impianti
di risalita. Io (con altri) mi sono invece mosso poco o affatto per vicende più
vicine a livello geografico (RNO Monte Velino, PNR Sirente-Velino, RNR Monte
Salviano). Nel senso: non è stata scritta alcuna lettera pubblica al nostro sindaco
perché si aggregasse ai comuni che cominciavano a dar corpo al Sirente-Velino –
ci stava (ci sta) bene, un parco da quelle parti – oppure, non ho firmato la
petizione per chiedere l’istituzione della nostra riserva (Salviano).
È strumentale l’ingresso
nel Parco, a detta del sindaco: «Qualsiasi operazione di promozione
territoriale risulta più facile in un’area protetta». Indica poco dopo anche i nostri
prodotti di punta da promuovere: «turismo
sostenibile e […] prodotti del
territorio».
Domanda: che cosa porterà
Avezzano in dote al Parco naturale regionale Sirente-Velino, oltre ai suoi
42mila abitanti? Ettari di faggete, prati sterminati, piante rare, alberi
secolari? Meno del poco che possiede, in realtà: «sarà nostra premura
predisporre delle lingue di terra da lasciare fuori dai confini al fine di
consentire attività di caccia, cosa non possibile per legge in un’area
protetta».
Nella primavera 2012 criticai sul Velino (67/10) l’idea d’investire altri
quattrini in brand da parte del
nostro capoluogo: era tagliato fuori dai flussi turistici che interessano la
Penisola. Avezzano ha nemmeno la decima parte di ciò che L’Aquila può mostrare
a un qualsiasi turista.
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