lunedì 16 giugno 2014

Dellelmo biscipio


Lo scorso 14 verso le 21 mi sono recato in piazza Risorgimento per assistere all’accensione della fontana «tricolore» – in occasione della prima partita dei Mondiali di calcio. Dopo un quarto d’ora di vana attesa, ho preferito tornarmene a casa; ignoro com’è andata a finire. (I fari colorati in ogni modo, c’erano).
Cambio orari di uscita, con la bella stagione e mi capita di passare spesso davanti alla «fontana luminosa» all’incrocio tra via G. Garibaldi e via XX Settembre. (Più d’uno l’ha ribattezzata «Fontana viola» per via di uno dei numerosi colori che sfoggia nelle ore di buio). Tanti mi sconsigliano di frequentare quel posto di sera, volendo risparmiare a un caro amico tanta «pacchianeria». Io ci passo in realtà un po’ per controllare se hanno disattivato gli effetti di luce e un po’ per incredulità: non mi sembra vera per quanto la sua posizione – dentro un’aiuola spartitraffico – è una sorta di marchio di fabbrica, un «Made in Avezzano». (Ho sempre avuto una certa predilezione per il kitsch e il trash, come sa chi mi conosce).
M’interesso alle fontane dal tempo dell’università e mi succede di consigliare caldamente a chi si reca a Roma di fare un salto alle 7-8 di notevoli che si trovano al centro. (Si tratta di manufatti dello stesso periodo artistico, in realtà). Meritano poco tempo le due più famose: è preferibile concentrarsi su quelle meno note per capire meglio come «funziona» (funzionava a suo tempo) una fontana, come va impostata una fontana. Roma è in realtà ricca di fontane di ogni genere e di ogni epoca ed è semplice capire che ci si trova di fronte a una vera e propria «cultura» dell’acqua. Per noi provinciali – non solo geograficamente – è abbastanza sconvolgente un’esperienza simile e abbiamo la possibilità di renderci conto quanto abbiamo cancellato minuziosamente l’esperienza del terzo lago d’Italia. (Almeno una volta l’anno porto qualcuno dalle parti di via N. Paganini per indicare dove scorreva una sorta di rigagnolo fino a qualche decennio fa, prima d’essere intubato e interrato – il cosiddetto Rio).
Non sappiamo progettare le fontane più in generale e dalle nostre parti, in modo particolare. (Le nostre vasche sono almeno ridicole – si usa scavarle per nascondere il problema. Per non parlare di ciò che nasconde il getto).
È facile commettere degli errori in situazioni simili e perciò – in caso di horror vacui – è consigliabile riempire le rotonde con le classiche siepi, fiori, «sculture», «teste», lampioni, cartelli pubblicitari, eccetera. (Certe opinioni vanno guadagnate con i piedi…).

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