Ho anche
inserito con noncuranza un pezzo del genere, dentro un’altra nota: «Le stazioni
ferroviarie di medie e grosse città sono anch’esse dei temi collettivi non
dipendendo strettamente dai progetti standard di chi costruisce le strade
ferrate».
Essa ci
riporta indietro al tempo dell’abortito restyling
di corso della Libertà che comprendeva finanche un parcheggio interrato sotto
piazza G. Matteotti. Nel caso in esame, l’edificio (almeno tridimensionale, secondo me) è contrapposto alla strada (intesa
come due dimensioni, dalle
Amministrazioni che si sono succedute finora).
Il vezzo
del restyling, ha fatto dimenticare
da alcuni lustri come s’impostano i problemi nelle città. (Anche come
funzionano le nostre città).
Una volta superata
la sorpresa per le bellurie da parte dei cittadini, tornano i vecchi problemi –
irrisolti. Ben presto si profila l’esigenza di un nuovo… restyling.
Uno dei
punti di partenza non menzionati è una caratteristica dei miei compaesani. In
uno qualsiasi dei restanti 8143 comuni italiani, basta chiedere il nome della via principale e tutti sono in grado di
rispondere. Ad Avezzano no, tu poni una domanda del genere e chiunque dà una
risposta sbagliata («Via Corradini!»). Penso che sia l’unico comune italiano e
ho provato a scavare almeno nella folta nebbia ideologica che porta ad
affermare un’amenità del genere.
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