Ho notato, in giro per il
centro con un amico – domenica scorsa –, diversi volantini attaccati con cura,
calma (quattro punti di colla) e sistematicità; in essi si commemorava il
cinquantesimo dalla scomparsa di Franco Caiola, «anarchico e pubblicista
abruzzese». (Mai sentito nominare prima d’allora). Il testo auspicava che: «la
sua memoria trovi anche un adeguato riconoscimento presso l’[Amministrazione]
cittadina». Il suo luogo di nascita (Paterno) rientra da decenni nel territorio
d’Avezzano.
Come un adolescente dei
nostri giorni e con una sorta di atteggiamento scaramantico, mi sono rivolto a Wikipedia certo di non trovar nulla. È
invece spuntata fuori un’inaspettata voce a lui dedicata.
Si tratta di un conterraneo
del secolo scorso (1888-1965), ma la cosa più importante è questa, almeno ai
miei occhi: «Lo scrittore Mario Pomilio
[Orsogna 1921-Napoli 1990], suo genero
(avendo sposato Dora, una delle sue figlie), progetterà fin del ’58-’59 un
racconto lungo ispirato alla sua figura; il progetto, il cui titolo provvisorio
era L’anarchico, per anni tenterà lo
scrittore anche in prospettiva di romanzo (da far seguire a La compromissione, 1965, romanzo
cruciale in quel periodo della narrativa italiana)». (Il grassetto è mio. È il
caso di dire: quando si comincia a cancellare, si sa, dove si comincia, ma s’ignora,
dove si finisce).
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