Le nostre idee sul centro
derivano essenzialmente dalla narrazione recente che ne è stata fatta.
L’ultima è del Quadrilatero
come una parte pregiata della città, come «salotto».
(Esistono ancora i salotti nelle nostre case? Li progettano ancora come spazi?
Come li intende chi ci passa il suo tempo? Non troviamo più il pianoforte verticale
e la cristalliera in uno spazio del genere, tanto per dirne un paio).
Il centro d’Avezzano non è in realtà, la zona migliore della
città e non solo perché – come ripeto da anni – è priva dei temi collettivi in
grado di qualificarla, ma anche perché si trovano diversi appartamenti vuoti o
sfitti e spazi per negozi o locali inutilizzati. (È una zona poco appetibile
per il rapporto poco vantaggioso tra qualità e prezzo, di là dell’obsolescenza
degli spazi). Ti accorgi che tale idea è generalmente rafforzata da chi vive in
periferia e che insorge nel Web quando – per esempio – ti lamenti per i
disturbatori notturni durante l’estate. Essere
disturbati alle due, alle tre di notte è il prezzo da pagare se si vuol
vivere in una zona privilegiata, secondo chi vive fuori del Quadrilatero. (La
periferia è tradizionalmente associata al termine degrado mentre il centro è
sinonimo di negozi. Domanda: Io che
me ne faccio di quattro farmacie, sette-otto gioiellerie e una ventina di bar nel
raggio di cento metri?).
L’esperienza quotidiana ci
mostra la strada principale del Quadrilatero (via C. Corradini) come un’arteria
a grande scorrimento. È quasi naturale per un avezzanese una situazione del
genere – in realtà tipica di alcuni piccoli paesi, spaccati in due dalla strada
principale.
Gli abitanti del centro dovrebbero
almeno capire che vivono in una parte della città come le altre e soprattutto, dirlo in giro.
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