Mi è capitato di
chiacchierare con un paio di politici locali sullo slogan: «Valorizzare le
eccellenze locali». Lo ripetono loro generalmente, a differenza di chi li
ascolta; loro che possono agire in tal senso. (Che cosa ne penso io).
Si «valorizzano le eccellenze locali» di qualche comparto quando conviene politicamente e/o anche, elettoralmente.
In genere si favorisce un
amico o un portatore di voti. Ti serve – nel senso: a te politico – uno che
organizza uno spettacolo, un concerto, una mostra e tu chiami un conoscente o
uno che ti vota, più di qualcuno addentrato e con esperienze nel settore.
C’è bisogno di uno che porta
– ancora – uno spettacolo, un concerto e il politico pur avendo uno bravo a
portata di mano, lui preferisce chiamare uno di fuori migliore del compaesano. (Il
compaesano non protesterà di sicuro, perché onesto oltre che competente).
Come si merita l’etichetta dell’eccellenza,
dalle nostre parti? In mancanza di capacità critiche (singole, collettive), si
ripiega sul curriculum (vero, fasullo) di una persona e sul successo riportato in
campo nazionale – dove regna come da noi il servilismo, il clientelismo.
(Ai miei tempi si diceva di
qualcuno che s’incontrava al lavoro: «Quello la domenica fa i quadri». Oggi il
passatempo ha la preminenza sull’attività lavorativa e remunerativa).
Buona Liberazione!
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