domenica 12 febbraio 2017

Plug and play

Sto leggendo il postumo Pape Satàn Aleppe, regalatomi da un amico alla fine del 2016. Mi mette allegria leggere certi scritti del buon Umberto (buonanima) e anche voglia di giocherellare. Ci si è avviati verso le Amministrative e si parla di politica, anche di questioni cittadine – seppur di rado. È spuntato fuori con un conoscente, l’usato mantra delle «saracinesche abbassate» da anni – nel Quadrilatero ovviamente – durante una discussione: come ho reagito?
Un imprenditore vuole aprire un negozio dalle mie parti; il Mercato dispone prodotti classificabili come: «locale al centro», «locale ad Avezzano», «locale». Chi rischia i propri quattrini soprattutto se proviene dal circondario, è preso dalla curiosità di conoscere queste tipologie. Egli scoprirà ben presto che il «locale al centro» è un posto generalmente più vecchio, piccolo e buio rispetto alle altre due categorie; ha la pianta un po’ strana e qualche problema con i servizi: non è che uno entra dentro, scarica le merci e il giorno dopo inaugura. (Soprattutto, è più alto l’affitto). L’aspirante negoziante cambierà zona, ispirato da altri prodotti presenti sul mercato mentre buona parte degli avezzanesi continuerà a ripetere – a pappagallo: «Le saracinesche abbassate!», senza sapere il perché – ça va sans dire.

Si scontrano perciò, il valore d’uso da una parte e il complesso di miti, credenze e superstizioni che i compaesani hanno costruito, alimentato e condiviso negli ultimi quarant’anni su quella parte della città dall’altra: le chiacchiere sono sconfitte perché non sono proporzionate al prodotto che si vuole vendere. (Il ridicolo della faccenda consiste nel fatto che tale narrazione è propinata dagli immobiliaristi proprio a loro potenziali clienti).

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