Vi
era un brano illuminante per più di uno nel post precedente. È un caso di
separazione in cui però si coabita; da una parte il sindaco d’Avezzano, dall’altra gli ambientalisti. Ne scrivo un altro, anche se è una frase che qualcuno
ha pronunciato di recente: «C’erano pochi punti di contatto tra noi e Aureliano» – come modo di
pensare, s’intende. Noi eravamo – di nuovo – gli ambientalisti, mentre Aureliano Giffi era un assessore all’Ambiente (il sindaco si chiamava Antonio Floris). Per
costatare che si andava poco
d’accordo con quell’assessore, ci sarà pur stato molto bisogno di parlarsi e confrontarsi. Esisteva un canale, un filtro tra noi e
l’Amministrazione comunale attraverso Giffi; le decisioni del Comune potevano
garbarci o no – a differenza di loro, noi non eravamo eletti da nessuno –, ma
in ogni modo il nostro pensiero era conosciuto dentro il Palazzo di città. L’indifferenza
reciproca degli ultimi anni inizia secondo me dalla maniera d’impostare i rapporti
tra l’istituzione e i frammenti della società.
La
cosa che mi ha maggiormente colpito è in realtà scoprire che la voglia di
secessione, starsene in silenzio, nascondersi, fare qualcosa d’altro, sia
comune e contemporanea a un paio di
generazioni di ambientalisti. Io, me la spiego così: un rapporto top-down funziona bene in fabbrica, in ufficio, in
un’istituzione religiosa, in modo migliore nell’esercito; bisogna invece regolarsi
diversamente, altrove.
(Un
esempio). Ricordo bene l’organizzazione della Giornata nazionale della bicicletta
ad Avezzano – un paio di edizioni. Aureliano Giffi convocava tutte le
associazioni ambientaliste e qualcuna di cicloamatori; ci s’incontrava un paio
di volte a settimana per almeno un mese e perciò ognuna era nella condizione di
prepararsi adeguatamente – materiali, manifestazioni, giochi, concerti, ecc. (Ci
voleva la pazienza di un santo per accordare tante esigenze, spero che lui conservi
buoni ricordi del sottoscritto). Le associazioni ambientaliste erano le protagoniste
della giornata – seconda domenica di maggio –, in modo particolare il Comitato
mobilità sostenibile marsicana. È bene ricordare che in quella data
l’Amministrazione comunale chiudeva al traffico motorizzato una buona parte del
Quadrilatero, dalla mattina al tramonto. Il Comune tirava fuori dei quattrini
per una tale manifestazione e Antonio Floris dava giusto una fugace occhiata.
Ho
invece ignorato la stessa manifestazione l’anno scorso, ma ne conservo la
cronaca che ne è stata fornita. Ad Avezzano la Giornata nazionale della
bicicletta è stata organizzata da un’associazione sportiva (Pedalando); la stessa testata informava che: «non sono
presenti i tanti movimenti e associazioni della città che lavorano sulla
mobilità sostenibile», Avezzano, un flop
la pedalata in città, in «IlCentro» 8 maggio 2016. «A diffondere [alla]
stampa il programma della mattinata era stato […] il presidente del Centro
giuridico dei consumatori», cit., in «IlCentro» 8 maggio 2016 – è
mio il grassetto. È stata una semplice pedalata per la città durata nemmeno
un’ora: ha riportato del successo? «Al ritrovo c’erano solo una ventina di
ciclisti», cit., in «IlCentro» 8
maggio 2016. (Il quotidiano adriatico segnalava anche l’assenza dell’assessore
all’Ambiente).
(Come
altro ci si arriva). Avremo qualche difettuccio pure noi… Il nostro ambientalismo
proviene dagli Stati Uniti, dal Nord-Europa ed è impregnato di pragmatismo. A
suo tempo ho dichiarato di apprezzare i nuovi marciapiedi lungo (mezza) via
delle Industrie, il rifacimento della pavimentazione intorno alla Santissima
Trinità; non m’interessava e perciò non ho controllato se Di Pangrazio l’avesse
promesso o no durante la sua campagna elettorale, se avesse almeno accennato
alla periferia nel programma di governo. Ebbene, al centro si sovrappongono da anni e per una serie
di decisioni, prese a Palazzo di
città e nei suoi uffici, diversi tracciati d’isola pedonale (Prg, delibera di
Giunta, proposta della Polizia locale, progetto vincitore del restyling in piazza Risorgimento); la
situazione è rimasta immutata negli ultimi cinque anni. La mia domanda a questo
punto è: a chi di noi ambientalisti, salterà mai in mente di attaccare, collaborare,
discutere, consigliare un sindaco a sovranità limitata?
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