Mi
è capitato di leggere un appello o forse un’implorazione di Renzo Piano: «affinché
il nostro Paese “esca dal Medioevo oscuro” che ci fa attribuire le conseguenze
del terremoto alla “fatalità” e lotti grazie agli strumenti della scienza e
della tecnologia per prevenire i rischi», Terremoto,
Gentiloni: “Governo stanzierà un miliardo all’anno per la ricostruzione”,
LaRepubblica 8 aprile 2017. L’architetto genovese si riferiva a uno
stanziamento da parte dello stato centrale per alcuni interventi – in altrettanti
comuni –, riguardanti un «edificio
pubblico residenziale abitato» in ciascuna città.
Nel
centro abruzzese destinatario dei fondi A. Casini (sindaco) e A. Gerosolimo (assessore
regionale), hanno ringraziato G. Delrio, L. D’Alfonso, M. Mazzocca e C. Doglioni.
«Sulmona è l’unico comune abruzzese
inserito, insieme ad altre nove città italiane, nel progetto “Casa Italia”, che
riguarda la prevenzione del rischio sismico e idrogeologico», Sulmona in “Casa Italia”. Casini e
Gerosolimo: “Un grande risultato della politica dei fatti”, in
«CentroAbruzzoNews» 8 aprile 2017. (È lo stesso di InAbruzzo e dei quotidiani cartacei).
Mi
chiedo – si porrebbe la stessa domanda anche Renzo Piano: perché ringraziare? Mi
rispondo così: perché l’Abruzzo interno – cui è probabilmente diretto tale
comunicato – è pieno di gente superstiziosa, che crede alle leggende, non poco
boccalona, allergica alle scienze e anche alla politica.
Sono
contento che tale investimento vada da quelle parti rispetto a dove vivo io per
un paio di motivi: 1) quella città è fondata su un tipo di terreno che
amplifica più che ad Avezzano le scosse sismiche; 2) molti edifici di Sulmona hanno
almeno il triplo dell’età di quelli
che mi trovo davanti costantemente. (Un abitante della costa abruzzese farebbe
all’incirca lo stesso ragionamento).
Riporto
anche una delle perle di detto comunicato: «Sulmona merita questo grande
risultato che arriva dopo anni di stallo». Ecco, loro non si rendono proprio conto
né di ciò che hanno sotto i piedi né di che cosa li circonda, soprattutto nel
centro storico; non immaginano nemmeno lontanamente che un terremoto simile a
quello dell’Aquilano nel 2009, devasterebbe la parte vecchia della città.
(Rimarrebbe in piedi la struttura da
mettere in sicurezza, quella sì).
La
sicurezza degli edifici deriva molto secondo me, dal comportamento dei singoli cittadini quando decidono di costruire o acquistare una nuova
abitazione (privata) non dalla politica locale, né regionale e nazionale; lo Stato,
il governo potrà fare poco altro rispetto a quanto non abbia già fatto mentre
la giovane coppia che sceglie di andare a vivere in una casa costruita secondo
la normativa antisismica, ha del potere in mano. (E poi: da quanti anni non
metto i piedi in un edificio pubblico? Quanti minuti ci ho passato dentro,
l’ultima volta?).
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