giovedì 5 dicembre 2013

K'sLT 47


Metto a confronto narrazioni diverse.
Tempo addietro, ho usato il termine «desertificazione» per indicare lo spopolamento del Quadrilatero e la riduzione della superficie dei locali pubblici innescata dall’installazione dei dehors e non solo. Alcuni mesi dopo, lo stesso termine è stato impiegato da alcune associazioni di categoria per segnalare la chiusura di qualche negozio nel centro. La chiusura degli stessi è legata essenzialmente secondo le associazioni, alla perdurante crisi finanziaria iniziata alla fine del 2007.
Io invece, colloco il fenomeno negli ultimi 50 anni di storia della città occidentale: i negozi migrano da tempo oltre i centri storici. (L’arretratezza della rete distributiva dà anch’essa una mano, da noi).
Il centro ad Avezzano, è stato abbandonato in successione dai laboratori artigiani, dagli abitanti, dai negozianti e infine, dagli studi professionali. Bisogna chiedere all’ex abitante della piazza perché se n’è andato a vivere «da solo» a Scalzagallo o all’avvocato ciò che lo ha spinto a trasferire il proprio studio oltre la ferrovia. Sarebbe davvero molto interessante. C’è gente che lascia (abitanti, commercianti, artigiani, liberi professionisti, lavoratori autonomi) nonostante le mattonelle, le fioriere, i fittoni, le sfilate di moda e di miss intorno a piazza del Risorgimento. Il Quadrilatero quindi, si svuota di negozianti ma non di negozi e dei loro proprietari; c’è ancora chi acquista – facendo un affare – immobili al centro. L’affitto di un locale vuoto per anni, non scende.
Le associazioni di categoria locali (commercianti, artigiani) appoggiano in vario modo le operazioni spericolate delle amministrazioni (galleria commerciale al posto delle scuole medie, progetto Luccioni) e ottengono facilmente investimenti pubblici al centro-centro. I loro iscritti ignorano – solo gli affittuari del Quadrilatero, per la fortuna dei proprietari, dell’amministrazione comunale e delle associazioni stesse –, che ogni euro buttato sul centro dal Comune gli si ritorcerà contro.
Qualche saracinesca intanto e nonostante tutto, è rimasta abbassata; io ho letto nello scorso agosto che l’amministrazione comunale e le associazioni di categoria puntavano, con sprezzo del ridicolo «a far decollare un patto di solidarietà sociale tra proprietari e conduttori».
(Il Martello del Fucino, 4/2013)

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