(Le altre novità). Il
cartellone estivo è meno «ricco» del solito ma la differenza non è
proporzionale alla quota di risorse mancanti. (Nel senso: dovrebbero starci
dentro meno eventi). Perché? Tutto ciò avviene perché la programmazione estiva
serve ad ammucchiare – dopo cena – clienti per i locali del Quadrilatero. La
cultura perciò non è solo un orpello ma anche uno specchietto per le allodole.
Vi sono prodotti che funzionano meglio di altri, di là della loro qualità. (Io
comparavo anni fa, il costo di una cover
band con quelli di un normale gruppo che esegue pezzi propri e ricordavo che i secondi non giungono mai ai nostri
palcoscenici – a parità di costi).
Negli ultimi 2-3 anni sono
proposti ai cittadini eventi simili a quelli trasmessi dalla tv: funzionano? È quella
la miglior strada per arrivare al trash
– di là degli alti costi. (Non è solo questione di saper padroneggiare un
linguaggio ben diverso, si tratta anche d’infilare spettacoli in spazi poco
appropriati: chi potrebbe andarci, non ci va).
Mi pongo una domanda: le
persone – di là del proprio mestiere e della propria competenza, che ormai è
diventato un inutile fardello – sono più (o meno) incoraggiate a proporre,
inventare, rischiare energie e risorse proprie ad Avezzano dopo qualche anno di
tale andazzo?
C’è ancora chi si
scandalizza a leggere il seguente sottotitolo di una manifestazione: «la
rinascita della cultura, il potere della bellezza, le radici della memoria». Come
uscirne? Non lo so, ognuno si comporta come meglio crede. Era il classico tema
giornalistico estivo, il cartellone del Comune mentre oggi, non se ne parla per
niente. Manca soprattutto l’ambiente, a dirla tutta.
(P.S.: pessime nuove da Roma, sul fronte PowerCrop). (2/2)
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