lunedì 18 agosto 2014

Tanto tuonerà che...


Nel numero precedente, ho accennato all’approssimarsi «alla spicciolata» nei confronti del Centenario da parte dei comuni marsicani colpiti dal triste evento. Ciò mostra da una parte la mancanza di leadership del capoluogo, dall’altra la fine di quel barlume della nostra unità politica, più in generale. È da registrare un fenomeno simile anche all’interno d’Avezzano; nel senso: ognuno è andato per conto proprio nemmeno si trattasse di una metropoli con milioni di abitanti più che lo sputo di città che invece, è. (Ciò è rinunciare – da parte del ceto politico e dell’élite – a essere «comunità» e spiega la mia e l’altrui presenza fuori dalle mura domestiche, in quest’occasione). Bisognava evitare d’infilare nel tritacarne del clientelismo il Centenario, poiché capita di rado.
Può presentare anche dei vantaggi – a scala comprensoriale, nella condizione attuale –, muoversi autonomamente da parte dei singoli comuni. Ci sarà sicuramente l’Amministrazione che riuscirà a far meglio degli altri ed essere d’esempio non tanto per il circondario, bensì per i marsicani più attenti (presenti, futuri). Qualche altro invece vorrà strafare facendo appello ai propri «santi in paradiso», ma rischierà d’allontanarsi fatalmente dall’oggetto delle manifestazioni che si terranno l’anno prossimo. Abbiamo bisogno di storici, docenti di storia alle superiori, laureati e dottorandi in storia più che di personaggi certamente più noti da noi e fuori da queste montagne.
Il ricordare è un atto collettivo, costante, intimo; è utile alla vita di una collettività, in qualche modo. Le commemorazioni sono occasioni in cui la circolazione di storie, aneddoti e materiali vari, si fa più intensa. Si tratta perciò di una vicenda «introversa», che interessa le singole comunità, più che essere «estroversa» e rivolgersi al resto della regione o alla Penisola. È perciò importante – nel periodo fino al prossimo 13 gennaio –, recuperare, raccogliere, analizzare, «far parlare» e diffondere il più possibile vecchi documenti e le storie legate a essi. Le comunità hanno bisogno di tale lavorio, più che di un evento mozzafiato o un grosso nome che richiama le tv nazionali. (Le iniziative «estroverse», più che altro servono a chi le organizza).
Il Centenario è un’occasione per avere una risposta a tante domande che ci siamo posti almeno una volta nella vita, per curiosità ed è bene non sciuparla. Ci sembra «naturale» vivere dove ci troviamo, ci sembra di star qui da sempre. Eppure, diversi paesi sono stati «spostati» di decine di metri o di pochi chilometri durante la ricostruzione.
Ci sarà un gran parlare l’anno prossimo di don L. Orione e dell’Opera Don Guanella a proposito di una fase dei soccorsi. Non bisogna essere necessariamente dei pescinesi un po’ campanilisti per chiedersi il motivo per cui la sede della diocesi dei Marsi è stata spostata di ben venticinque chilometri, da un paese a un altro, saltandone qualcuno che si trovava lungo il tragitto. (La Curia non è certo un ufficetto qualsiasi o una succursale delle poste).
(Territori in movimento/per Comitato Pescina 2015, 2 2014)

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