martedì 7 febbraio 2012

White 2

Ai miei tempi, la gente (abitanti, commercianti, artigiani) spalava il proprio marciapiede per alcuni metri, il Comune faceva sgombrare la carreggiata; la neve era ammucchiata negli spazi liberi. Transitavano sia le poche auto e sia i pedoni.
Oggi, è tutto cambiato e il Comune fa spazzare giusto una parte della carreggiata. Il passaggio dei mezzi meccanici vanifica in molti casi, il lavoro dei residenti che aprono un varco tra il proprio portone e la strada. (Una parte degli avezzanesi passa il proprio tempo a scambiarsi foto della città innevata ed a lamentarsi sui siti Internet). La parte sgombra della carreggiata è usata dai pedoni e dagli automobilisti (è pericoloso per i primi); il pedone per stare tranquillo, deve seguire i sensi unici e la logica degli automobilisti. (Appaiono logiche cervellotiche agli occhi di chi va a piedi. Molti pedoni ignorano che bisogna tenere la sinistra, quando manca il marciapiede).
Piange il cervello, più del cuore, a vedere tanti parcheggi vuoti ed inutilizzati e tanta neve in giro.
Andando in ospedale ieri alle 8, ho avuto qualche problemino con le scale del sottopassaggio (quelle davanti alla stazione: impraticabili anche due ore dopo) e dalle parti della struttura (camminamento troppo stretto per auto e pedoni, tra via L. Einaudi e via E. De Nicola: pochi metri per fortuna).
Bisognerebbe rendersi conto che, in situazioni del genere, muoversi a piedi è il sistema migliore e più sicuro per spostarsi.
Avezzano è una trappola, per com’è (stata) ridotta. Paghiamo oggi anche per i parcheggi a raso degli anni addietro.
«Don’t play what’s there, play what’s not there».

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