Mostra più di un nervo
scoperto, la vicenda degli alberi di via Garibaldi.
La rotatoria da costruire
in piazza Orlandini è stata ripescata dallo studio dell’«anello a senso unico»
(2009). I principali candidati alle ultime Amministrative si sono esercitati
alla critica contro l’anello e non stupisce che chi ha vinto le elezioni
elimini il senso unico. Ci si aspettava la revoca del senso unico su tutto il
tracciato, anziché procedere per tappe (si vuol forse comunicare la sensazione
che, al Comune ci si lavora alacremente da più di un anno?) e la liquidazione
in blocco di tutto lo studio, anziché scegliere questo sì e quello no – la
rotatoria non costruita da Antonello Floris sì, mentre il senso unico avviato
da Antonello Floris no. (Suscita invece l’ilarità dei compaesani che tornano
per le vacanze l’area pedonale fuori dell’abitato, lungo la strada che conduce
al Salviano – solo la domenica mattina quando circolano pochissime automobili
–, il dehors lungo la SS 5 e l’area
pedonale a richiesta. Ha fatto arrabbiare molti il busto a Camillo Corradini:
un elemento fuori del nostro tempo e nel posto sicuramente sbagliato). Ci può
stare la costruzione di una nuova rotatoria in città: ha una sua utilità, in
ogni modo, mentre il restringimento del marciapiede di fronte alla chiesa della
Santissima Trinità è incomprensibile, francamente. Affatto comprensibile è
anche segare alberi in piazza Orlandini per allargare – non restringere – i
marciapiedi che la circondano. D.: che cosa si voleva ottenere per quella zona,
allargando la strada da via M.A. Colonna a via sant’Andrea? Mi chiedo anche a
che cosa serve, che senso ha un simile intervento in un quartiere che ha
bisogno, come tutti gli altri della periferia, di servizi e centri per la
socialità. (Ci voleva tanto a dirottare 5-6 spettacoli a caso del cartellone
estivo 2013 nei quartieri?).
«Gli alberi erano quasi
tutti malati e li ripianteremo al più presto». E’ questo il succo della
reazione del Comune alle contestazioni. Si tratta di un vecchio copione: uno
sguardo alle foto pubblicate nel Web, avrebbe consigliato di cambiare la prima
parte. (Una passeggiata mostra invece, che il numero delle piante malate o
malandate da anni non è trascurabile). Passiamo alla seconda. Non tutti gli
alberi segati, negli ultimi decenni, sono stati ripiantati: è stata coperta di
cemento o d’asfalto la piazzuola talvolta; in altri casi il nuovo marciapiede
non presenta piazzuole di sorta. (E’ agevole confrontare il filare intatto con
quello «nuovo»: manca la corrispondenza, in modo sistematico). Ammontano invece
a un centinaio, gli alberi non piantati o non ripiantati, dentro il
Quadrilatero. In breve: le strade del centro erano alberate, fino a
quarant’anni fa. (Sono state segate centinaia d’alberi, con disinvoltura). Le
piante erano una peculiarità della nuova città; Avezzano è stata progettata
come una cosiddetta «città giardino».
Un’altra caratteristica del
centro marsicano è costituita dai marciapiedi: essi sono stati tutti costruiti
insieme agli edifici, come capita alle città europee nate negli ultimi due-tre
secoli. I nostri marciapiedi e le nostre piante hanno quindi lo stesso valore
che ha una basilica a Roma o una chiesetta lungo un tratturo per un paesino di
montagna. E’ la nostra storia, che piaccia o no. Non è il miglior viatico per
le prossime celebrazioni del centenario del terremoto, intervenire nella parte
«storica».
Fa quasi tenerezza
ricordare che un tratto del marciapiede di via X, è stato ristretto per ricavare qualche parcheggio davanti al
negozietto della sora Lella – che era rimasta in quel posto sì e no quattro
anni –, o il tal albero estirpato in gran fretta perché «faceva ombra» al
giardinetto del sor Luigi. La città che abbiamo sotto gli occhi è modellata da
centinaia di microstorie del genere: clientelismo allo stato brado.
Più di un sindaco ha avuto
l’intenzione di fare del Quadrilatero il «salotto buono» della città ma per
adesso, ci si è arrestati a qualcosa che rimanda al luna-park. (Ci rimarremo a
lungo).
P.S.: Oscar Stornelli –
«personaggio di punta dello staff del sindaco», non uno qualsiasi –, confonde
gli scopi delle associazioni ambientaliste con quelli dei partiti politici e
purtroppo anche «area pedonale» con «isola pedonale» – Il Messaggero 26 agosto.
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