La vicenda del taglio degli
alberi in piazza Orlandini (anche il proposto restringimento di un marciapiede
e l’eliminazione di 6-7 alberi lungo via Garibaldi), ci consente di vedere in
controluce alcuni aspetti della vita amministrativa d’Avezzano.
C’è nulla da eccepire alle
parole del Comune, quando afferma che gli alberi hanno provocato: «notevoli
danni agli scarichi fognari degli edifici privati adiacenti i marciapiedi»; la
lettera indirizzata al WWF Marsica parla anche di: «evidenti danni ai
marciapiedi e ai sottoservizi» – c’entra anche l’Asl. Non si può fare altro che
fidarsi, secondo me. Chiude il capitolo del rapporto tra Comune e associazioni
(cittadini) tale comunicazione, ma apre quello non meno inquietante, della vita
amministrativa in sé.
Un normale amministratore
dell’opposizione di un tempo, avrebbe affermato non senza una punta di
snobismo: «Non ha una politica del verde urbano, quest’Amministrazione».
Le cose vanno in un altro
modo, ai nostri giorni: lo Stato e l’Ue indicano il comportamento dell’ente
locale in numerosi settori. (C’è da aggiungere: per nostra fortuna, in un’area
depressa come la Marsica). La stessa quotidianità ci mostra anche un sindaco
alle prese con l’attuazione della pianificazione precedente alla sua elezione o
con il deficit accumulato dal suo predecessore. Ho speso diversi articoli per
raccontare le tappe della sostanziale liquidazione del nostro piano traffico
(Pgtu), mentre negli anni Ottanta è toccato al piano regolatore d’allora:
perché sono scomparse le aree verdi ad Avezzano? S’è trattato, nel secondo
caso, d’incrociare le prescrizioni del Prg e i progetti dei piani
particolareggiati per mostrare com’è sparito il verde pubblico in qualche
quartiere periferico.
Esiste una o più proposte
per l’alberatura in città e soprattutto: è stata o sono state prese in
considerazione? E’ concepibile soprattutto che una città con tante piante, non disponga
un piano per l’alberatura? (Ammesso che tale piano non esista).
Un Comune sa ciò che deve
fare, in genere e ha poco spazio per inventare. E’ possibile che qualcuno abbia
mai avuto contatti con qualcuno della Forestale, che so: un Domenico Tascione? Sì,
certamente: ci s’incontra in modo informale e ufficiale, e ci si parla – anche
con la stazione dei carabinieri, con la Finanza –, ci si scambiano
informazioni, relazioni, consigli ecc. (Ci si vede almeno per scambiarsi gli
auguri di Natale e quelli di Pasqua alla processione del Venerdì santo). Che
cosa ha scritto o consigliato Tascione, o chi per lui? Il Comune – in un
secondo momento – ha seguito i consigli della Forestale?
Ricordo di problemi dovuti
alle radici delle piante fin dai tempi delle elementari e mi chiedo: è
possibile che negli ultimi cinquant’anni, nessuno abbia mai esposto tali
questioni agli uomini Cfs? Che cosa hanno consigliato negli ultimi decenni gli stessi
forestali ai vari rappresentanti del Comune per evitare che le radici di
qualche pianta rovini il marciapiede o la fognatura? Andavano bene le essenze
piantate per la città o ne hanno indicate delle altre?
Bruno Petriccione (Cfs)
commentando a fine luglio sul blog del WWF Marsica, ammoniva a non prendersela
troppo per il taglio di quel tipo d’albero: «Oggi essendo molto invasiva [Robinia pseudoacacia] e non avendo competitori naturali o fitofagi che
possano contenerne l’espansione, è divenuta una grave minaccia alla
biodiversità ed all’integrità degli ecosistemi naturali». (Sto parlando di una
comune persona che invia un commento a un normalissimo blog di gente
sconosciuta).
Mi sono tornate alla mente le
parole di Marcello Vittorini (1927-2011) a margine di un convegno da me
presentato, in proposito della pianificazione – trent’anni fa. L’ingegnere aquilano
aveva trascorso alcuni anni dalle nostre parti – fu uno dei primi assunti
dall’Ente Fucino e abbandonò la Marsica nel 1956 –, progettando tre borghi
rurali nel Fucino. Ebbe dei contatti con l’Amministrazione del tempo che gli
voleva assegnare l’incarico per un nuovo Prg e lui iniziò alcuni studi su
Avezzano, poi lasciò tutto. Rimanemmo sbalorditi al suo racconto e lui ci
disse: «Chi me lo faceva fare? Avevo carta bianca con le altre amministrazioni!».
Poteva permettersi affermazioni del genere con il curriculum che aveva già allora
alle spalle, in realtà. Mi accorsi in quei momenti della grossa occasione
sciupata dagli avezzanesi: a) un intervento di un urbanista di rango, seppur
agli inizi della sua carriera, b) un piano regolatore prima del boom economico e il conseguente
abusivismo edilizio. (E’ bene ricordare che la classe politica degli anni
Cinquanta aveva ben altro senso civico e dello Stato, rispetto a quella odierna.
I politici dei decenni passati erano anche più competenti e onesti di quelli
d’oggi, a dirla tutta).
(Il Martello del Fucino 14, 2013)
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