martedì 17 settembre 2013

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La vicenda del taglio degli alberi in piazza Orlandini (anche il proposto restringimento di un marciapiede e l’eliminazione di 6-7 alberi lungo via Garibaldi), ci consente di vedere in controluce alcuni aspetti della vita amministrativa d’Avezzano.
C’è nulla da eccepire alle parole del Comune, quando afferma che gli alberi hanno provocato: «notevoli danni agli scarichi fognari degli edifici privati adiacenti i marciapiedi»; la lettera indirizzata al WWF Marsica parla anche di: «evidenti danni ai marciapiedi e ai sottoservizi» – c’entra anche l’Asl. Non si può fare altro che fidarsi, secondo me. Chiude il capitolo del rapporto tra Comune e associazioni (cittadini) tale comunicazione, ma apre quello non meno inquietante, della vita amministrativa in sé.
Un normale amministratore dell’opposizione di un tempo, avrebbe affermato non senza una punta di snobismo: «Non ha una politica del verde urbano, quest’Amministrazione».
Le cose vanno in un altro modo, ai nostri giorni: lo Stato e l’Ue indicano il comportamento dell’ente locale in numerosi settori. (C’è da aggiungere: per nostra fortuna, in un’area depressa come la Marsica). La stessa quotidianità ci mostra anche un sindaco alle prese con l’attuazione della pianificazione precedente alla sua elezione o con il deficit accumulato dal suo predecessore. Ho speso diversi articoli per raccontare le tappe della sostanziale liquidazione del nostro piano traffico (Pgtu), mentre negli anni Ottanta è toccato al piano regolatore d’allora: perché sono scomparse le aree verdi ad Avezzano? S’è trattato, nel secondo caso, d’incrociare le prescrizioni del Prg e i progetti dei piani particolareggiati per mostrare com’è sparito il verde pubblico in qualche quartiere periferico.
Esiste una o più proposte per l’alberatura in città e soprattutto: è stata o sono state prese in considerazione? E’ concepibile soprattutto che una città con tante piante, non disponga un piano per l’alberatura? (Ammesso che tale piano non esista).
Un Comune sa ciò che deve fare, in genere e ha poco spazio per inventare. E’ possibile che qualcuno abbia mai avuto contatti con qualcuno della Forestale, che so: un Domenico Tascione? Sì, certamente: ci s’incontra in modo informale e ufficiale, e ci si parla – anche con la stazione dei carabinieri, con la Finanza –, ci si scambiano informazioni, relazioni, consigli ecc. (Ci si vede almeno per scambiarsi gli auguri di Natale e quelli di Pasqua alla processione del Venerdì santo). Che cosa ha scritto o consigliato Tascione, o chi per lui? Il Comune – in un secondo momento – ha seguito i consigli della Forestale?
Ricordo di problemi dovuti alle radici delle piante fin dai tempi delle elementari e mi chiedo: è possibile che negli ultimi cinquant’anni, nessuno abbia mai esposto tali questioni agli uomini Cfs? Che cosa hanno consigliato negli ultimi decenni gli stessi forestali ai vari rappresentanti del Comune per evitare che le radici di qualche pianta rovini il marciapiede o la fognatura? Andavano bene le essenze piantate per la città o ne hanno indicate delle altre?
Bruno Petriccione (Cfs) commentando a fine luglio sul blog del WWF Marsica, ammoniva a non prendersela troppo per il taglio di quel tipo d’albero: «Oggi essendo molto invasiva [Robinia pseudoacacia] e non avendo competitori naturali o fitofagi che possano contenerne l’espansione, è divenuta una grave minaccia alla biodiversità ed all’integrità degli ecosistemi naturali». (Sto parlando di una comune persona che invia un commento a un normalissimo blog di gente sconosciuta).
Mi sono tornate alla mente le parole di Marcello Vittorini (1927-2011) a margine di un convegno da me presentato, in proposito della pianificazione – trent’anni fa. L’ingegnere aquilano aveva trascorso alcuni anni dalle nostre parti – fu uno dei primi assunti dall’Ente Fucino e abbandonò la Marsica nel 1956 –, progettando tre borghi rurali nel Fucino. Ebbe dei contatti con l’Amministrazione del tempo che gli voleva assegnare l’incarico per un nuovo Prg e lui iniziò alcuni studi su Avezzano, poi lasciò tutto. Rimanemmo sbalorditi al suo racconto e lui ci disse: «Chi me lo faceva fare? Avevo carta bianca con le altre amministrazioni!». Poteva permettersi affermazioni del genere con il curriculum che aveva già allora alle spalle, in realtà. Mi accorsi in quei momenti della grossa occasione sciupata dagli avezzanesi: a) un intervento di un urbanista di rango, seppur agli inizi della sua carriera, b) un piano regolatore prima del boom economico e il conseguente abusivismo edilizio. (E’ bene ricordare che la classe politica degli anni Cinquanta aveva ben altro senso civico e dello Stato, rispetto a quella odierna. I politici dei decenni passati erano anche più competenti e onesti di quelli d’oggi, a dirla tutta).
(Il Martello del Fucino 14, 2013)

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